sabato 3 giugno 2017

Messico - La tenuta recintata da muri

La disputa elettorale in Messico si svolge fra coloro che aspirano a diventare capataz, maggiordomi o caporali. Nessuno di loro sarà un padrone. Resteranno agli ordini dei padroni nazionali e transnazionali, che hanno trasformato ciò che continuiamo ancora a chiamare “Stato” in una società anonima nella quale i partiti rappresentano gruppi di azionisti, non la gente. Si riuniscono periodicamente per eleggere un consiglio di amministrazione al servizio di un padrone, del capitale, che ha un carattere sempre più transnazionale. Cosa possiamo fare di fronte a un capitalismo che sta trasformando il mondo nella sua tenuta circondata da muraglie? La domanda del subcomandante dell’Ezln Moisés nel seminario di riflessione critica, I muri del capitale, le crepe della sinistra ha illuminato molti aspetti di una realtà complessa, sempre più violenta e cinica
di Gustavo Esteva
I nostri modi di comprendere quello che avviene divengono rapidamente obsoleti, di fronte ad avvenimenti privi di precedenti che non rientrano nel quadro mentale dominante. Lo stesso avviene per le forme di lotta convenzionali, che diventano inefficaci o addirittura controproducenti. Al medesimo tempo, poiché si stanno scuotendo fino alle fondamenta le anchilosate strutture dominanti ed entrano in crisi credenze ben radicate, compaiono reazioni fondamentaliste pericolose. La confusione cresce.
Abbiamo bisogno di luci che ci permettano di vedere in questa oscurità. Quelle accese nel seminario di riflessione critica, I muri del capitale, le crepe della sinistra, convocato in aprile dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, illuminano molti aspetti della complessa realtà che abbiamo di fronte, sempre più violenta e cinica. Il 12 aprile il subcomandante insurgente Moisés ha spiegato come e perché il mondo capitalista è una tenuta recintata dai muri“. Ha raccontato quello che gli avevano detto le nonne e i nonni, i bisnonni e le bisnonne. In tempi come questi, è necessario guardare il passato per poter scrutare il futuro.
Le une e gli altri gli avevano ricordato com’era lavorare nelle tenute, svolgere il compito assegnato, subire le punizioni dei caporali, dei maggiordomi [funzionari di fiducia del proprietario, ndt], dei capataz. Come il padrone – il proprietario della tenuta – a volte si travestisse da soldato. E come la resistenza a tutto questo non andasse molto lontano quando si cercava di affidarsi a qualcuno che facesse il capo, per questo si dovette imparare a condurre la resistenza in modo collettivo.
Di tutto questo ha parlato il subcomandante Moisés, perché le zapatiste e gli zapatisti vedono “che oggi stiamo tornando di nuovo a questo. Nel capitalismo di oggi non esistono paesi. […] Si sta trasformando il mondo in una tenuta. Si farà il mondo a pezzi, d’altronde è già così […]. Ci sarà solo un gruppo di padroni-governo. […] Quello che comanda, non è più chi comanda. Quello che comanda è il padrone capitalista. Questi governi […] sono solo capataz. I maggiordomi: i governatori. I presidenti dei municipi sono i caporali. Tutto è al servizio del capitalismo”. 

giovedì 1 giugno 2017

Messico - E' arrivata l'ora ... del Consiglio Indigeno di Governo e della candidata indipendente alle presidenziali del 2018 del Messico

Il 27 e 28 maggio a San Cristobal presso il Cideci è stato costituito il Consiglio Indigeno di Governo e scelta la sua portavoce, l’indigena nahua María de Jesús Patricio Martínez, come candidata indipendente alle presidenziali del 2018..
Un percorso annunciato il 1 gennaio 2017, dopo la vasta consultazione nelle comunità indigene, seguita alla proposta lanciata lo scorso ottobre dal Congresso Nazionale Indigeno. e dall’EZLN.

All'incontro hanno partecipato circa 1500 persone, delegazioni giunte dai 32 stati del paese.

Nell'inaugurazione sabato 27 a dare il benvenuto è il Congresso Nazionale Indigeno. Viene poi letto un messaggio di Emilia Aurora Sosa Marín, vedova di Don Félix Serdán. I saluti per gli zapatisti sono fatti dal Subcomandante Insurgente Moisés, la “niña Defensa Zapatista” e il “niño Pedrito”.
Ci si divide poi in tre gruppi per discutere: propositi e strategie del Consiglio Indigeno di Governo, il suo funzionamento e l’organizzazione, il legame con altri settori sociali e la scelta della portavoce.

La domenica vengono presentati i 71 membri del Consiglio Indigeno di Governo che si presentano uno ad uno e la portavoce María de Jesús Patricio Martínez e si fanno le relazioni degli accordi frutto tavoli di lavoro.
 
Parlano anche i famigliari dei 43 desaparecidos della Normal Rural di Ayotzinapa. 
Il SubComandante Moises legge un comunicato a nome del CNI e EZLN con il popolo Wixárika sotto attacco in Jalisco, si legge un contributo da parte dell’UNIOS, parla Arceli Osorio, madre di Lesvy Berlín Osorio Martínez, universitaria assassinata nella UNAM, viene letto un saluto del prigioniero politico Fernando Sotelo ed un altro di Fidencio Aldama Pérez, yaqui prigioniero nel CERESO di Obregón.
Seguono i saluti delle organizzazioni dall’Europa e della Red contra la Represión y por la Solidaridad
Parlano poi un rappresentante di Nuevo San Andrés, municipio de Santa María Chimalapa, uno della Comunidad indígena de Tepoztlán, Morelos, si legge uno scritto della Diocesi di Matehuala, San Luís Potosí, uno del governo tradizionale del popolo di Cohuirimpo, Sonora, tribu mayo.

Alla portavoce del CIG viene dato il "bastón de mando" da parte di Shannon Rivers del pueblo Akimel O’otham dell’Arizona negli Stati Uniti che parla di come stanno lottando a Standing Rock contro la devastazione del territorio e di come per loro sia naturale la solidarietà con chi cerca di attraversare il confine imposto.
"Noi siamo i popoli indigeni ben oltre quella che viene definita America". 
Il rappresentante dei primi popoli dice che hanno voluto arrivare da Standing Rock per far sapere che
"nel tempo di Trump noi sopravviveremo come abbiamo sopravvissuto in 500 anni di Trump vari. Continuate ad essere forti, dobbiamo far sapere perchè siamo in piedi e continueremo ad esserlo". 
Per questo alla portavoce, alla sorella indigena, viene consegnata una piuma d’aquila che arriva dai lontani ma vicini territori dell’Arizona, accompagnata dai suoni dei tamburi. 
Il portavoce dei Akimel O’otham chiude il suo intervento ricordando tutte le donne morte lottando e cercando la libertà.

Poi la Comandanta Miriam, a nome dell’EZLN, consegna il simbolo della lotta alla portavoce, perchè "lei tenga nella mente e nel cuore gli indigeni del Messico".



E’ giunta l’ora

La Dichiarazione della Asamblea Constitutiva del Concejo Indígena de Gobierno, letta da Maribel: "E’ arrivata l’ora" è chiara e forte. 
Un appello ad organizzarsi in ogni parte del paese per "smantellare il potere marcio che sta ammazzando i popoli e la madre terra e le uniche crepe che abbiamo incontrato e hanno continuato liberando coscienze e territori dando consolazione e speranza sono nella resistenza e la ribellione." 

Conclusa l’assemblea, segue una conferenza stampa aperta ai mezzi di comunicazione alternativi e “de paga” (commerciali).


Ad aprirla è María de Jesús, Marichuy, la portavoce candidata indipendente alla Presidenza nel 2018. Immediatamente entra nel vivo “non siamo qui per sederci nelle poltrone del potere ma la nostra partecipazione è per la vita, l’organizzazione, la ricostruzione dei nostri popoli colpiti da anni ed anni … dobbiamo cercare una forma per continuare ad esistere non solo per i popoli originari ma per tutti i settori della società civile. Ci uniamo per distruggere questo sistema che ci sta eliminando tutti”. 
Chiude il suo saluto dicendo che "è difficile ma necessario se vogliamo che i nostri popoli continuino ad esistere se vogliamo ci sia vita per tutti, anche per chi verrà dopo di noi".
A questo punto scattano le domande che insistono su quale sarebbe la differenza tra questa proposta e gli altri che corrono alle elezioni, viene chiesto cosa si pensa del candidato AMLO Andres Manuel Lopez Obrador, se non c’è contraddizioni fra dire che non si corre per il voto e il presentarsi alle elezioni ...
Arrivano precise e corali le risposte da parte dei componenti del Consiglio Indigeno di Governo. Si capisce che al di là di chi parla, in molti casi donne, la voce è comune. 
E’ proprio su questa dimensione collettiva che si gioca lo scarto con i partiti politici e con le forme della politica del potere.
Chiara anche la scelta di presentare una candidata indipendente alle elezioni come strumento di una voce collettiva che non solo vuole rompere il silenzio sullo sfruttamento e il saccheggio del paese ma soprattutto essere uno stimolo all'organizzazione collettiva e dal basso.
Il ragionamento è semplice e trasparente: dalla consulta che abbiamo fatto per proporre una alternativa generale è nata la proposta del Consiglio Indigeno di Governo. Ora visto che non si può registrare un Consiglio alle elezioni, registreremo la nostra portavoce che trasmetterà le nostre decisioni che noi consulteremo con le comunità.
Il nostro percorso parte dalla base non siamo come i partiti dove tutto è deciso ai vertici. Non vogliamo cariche ma dare voce alle proteste e proposte di voce non ne ha. Siamo in una campagna di difesa della vita non in una campagna elettorale.
I popoli indigeni stanno creando alternative.
Non siamo dei super-eroi abbiamo semplicemente deciso di lottare in forma collettiva perché non c’è alternativa per rompere con il potere che ci viene imposto dall’alto.
La soluzione non può venire da una persona sola e non ci si riferisce solo ad AMLO. Per noi, ribadiscono all’unisono, anche se con voci diverse, è una questione collettiva.

L’orizzonte è ampio, l’impegno profondo e lo si capisce quando in più interventi in cui si afferma che è questo sistema mondo in crisi: viviamo una crisi di civiltà, della civilizzazione occidentale. Per questo il percorso che si apre è un assunto di civiltà, in gioco c’è il futuro non solo delle comunità indigene ma dell’intero Messico. 

"Non ci vedete, non ci ascoltate, ma noi ci siamo!"
Per questo ribadiscono le consigliere e consiglieri “vamos por todo”, la scommessa è a 360 gradi,.
Non vogliamo i voti, non vogliamo un potere che distrugge in ogni forma, vogliamo ricostruire, dare visibilità, denunciare e soprattutto unirci come popolo messicano contro il saccheggio che avviene anche con le riforme strutturali.
Farla finita con la discriminazione che esiste da 500 anni, basata su una sorte di sistema di caste per costruire una dimensione sociale egualitaria, basata sul rispetto, l’imparare a vedere la grandezza dell’altro, l’altro come differente. Una lotta per superare la colonizzazione occidentale che ha portato a pensare che ci sono esseri umani superiori ed inferiori mentre, dicono i rappresentanti del Consiglio,“siamo tutti uguali”.
Le risposte spaziano e chiariscono ancora di più la forza che è sottesa alla proposta della candidata indipendente alle elezioni, che permetterà di sfruttare al massimo gli spazi del tempo elettorale, avere l’attenzione dei media per attraversarli con una proposta che è meno di tutto elettorale.
Tagliente e chiara la risposta sulle riforme delle politiche di sicurezza“quello che chiamano sicurezza noi la chiamiamo repressione”.
Non servono grandi giri di parole per spiegare il ruolo da protagoniste delle donne contro un sistema capitalista e patriarcale.
E’ un processo che inizia con il Congresso ma non finisce con una campagna elettorale.
Perché come dice uno degli ultimi a parlare “ya se mira l’horizonte”.
La prossima tappa il 12 ottobre a San Cristobal per strutturare il lavoro e continuare il cammino.
Per restare informati segui www.congresonacionalindigena.org

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!