venerdì 20 luglio 2018

Messico - Chi ha vinto le elezioni?


Chi ha vinto le elezioni messicane? 

di Daniele Di Stefano 

Andrés Manuel López Obrador, detto AMLO, dopo vani tentativi inficiati da frodi elettorali a suo danno, stavolta ha vinto le elezioni in Messico. Il fatto ha causato un’ondata di interesse anche dalle nostre parti, con articoli più asciutti e osservatori e altri che vanno dall’esaltato al possibilista: la sinistra latinoamericana rialza la testa. 

Come già titolano i giornali di lingua spagnola, solo l’EZLN resiste e tiene le distanze dal partito-movimento Morena e dal suo fondatore neopresidente. E’ peraltro noto anche in Italia il tentativo, fallito, di conseguire le numerose firme necessarie alla candidatura di Marichuy a nome del Consiglio Indigeno di Governo, sorto a partire dal Congresso Nazionale Indigeno. L’EZLN starebbe quindi all’angolo, recalcitrante e isolato da una sinistra in trionfo.

Il fatto che le firme per Marichuy fossero le sole percentualmente veritiere e autentiche in un consueto panorama di brogli, non cancella l’amara constatazione che il suo risultato, al di sotto delle trecentomila firme e con la conseguente esclusione della candidatura, è stato modesto rispetto all’ambizione di mobilitare i popoli indigeni messicani, che contano milioni di individui. Il tentativo, del resto, si scontrava con difficoltà logistiche che sono costate anche un grave incidente alla carovana di Marichuy, e non aveva alcuna pretesa di competere effettivamente per la presa del potere: è stato utilizzato come strumento per fare uscire i popoli indigeni dall’isolamento e dalle aggressioni cui sono sottoposti, accendendo su di essi i riflettori. 

Non so dire, da questo tragicomico paesino mediterraneo che è l’Italia, quanto tale risultato sia stato ottenuto, ma ritengo che non si tratti di un obiettivo misurabile sul breve periodo. Deve comunque aver pesato il posizionamento verso i partiti di molte realtà di base, specialmente cittadine, orientate verso AMLO anche in base a una tendenza di allontanamento delle proprie simpatie dall’EZLN. 

Frattura che risale alle elezioni del 2006, con l’Altra Campagna lanciata dalle e dagli zapatisti, che per molti messicani di centrosinistra significava “remare contro” AMLO e il PRD e in favore del PRI, ragione per la quale l’intellighenzia simpatizzante con lo zapatismo gli voltò le spalle. 
La frattura continua, con ricorrenti attacchi via social network alla figura del Subcomandante Galeano, chiamato ancora Marcos, senza alcun rispetto per quel maestro zapatista che rivive nel suo nome: fantoccio, attore, servo del PRI, fratello di una deputata del PRI, burattinaio o burattino, eccetera. 

Curiosamente, il fatto si ripete ora che esce un comunicato a firma sia di Galeano che di Moisés, come se Moisés stesso, cui fa capo la responsabilità sull’EZLN, non facesse testo perché lo stile è chiaramente quello di Galeano, che dunque starebbe parlando per sé, strumentalizzando i poveri indigeni zapatisti. 

Un’ennesima prova del razzismo latente in questi attacchi e dell’incomprensione delle posizioni che le zapatiste e gli zapatisti hanno ripetuto fino alla nausea, e che nuovamente vengono attribuite al solo Marcos-Galeano.


Cerchiamo di entrare nel merito del comunicato zapatista. 

Cosa dice? Sotto metafora, nota un fatto strano: la squadra avversaria di Morena, il PRI, si è ritirata prima del fischio finale, e ora esulta con i vincitori. Ma non dovevano essere le bestie sconfitte? Come è possibile che nel chiasso generale siano tutti vincitori? E perché si sono affrettati a riconoscere la vittoria dell’avversario ben prima che essa fosse certa? 

martedì 10 luglio 2018

Nicaragua - L’ultima rivoluzione tradita

Foto Kaos en la red

di Bianca Segovia (*)

Cosa succede in Nicaragua oggi, dopo 11 anni dal ritorno al potere attraverso libere elezioni del FSLN1, è qualcosa che addolora e fa riflettere, tocca profondamente nelle viscere e nel cuore.
Ho vissuto con gioia due periodi della mia vita abbastanza lunghi per farmi portare scolpite nella pelle e nell’anima il calore e l’amore verso i e le nicaraguensi e la loro terra fertile, i vulcani che sono sempre pronti a far scoppiare un’allerta gialla.
Questa volta un nuovo Cerro Negro2 è comparso spingendo la crosta terrestre per emergere con il suo rumore viscerale attraverso una rottura e una detonazione forte.
I lapilli di lava hanno rischiarato il cielo e la colata incontrollata ha preso strada senza più barriere.

Che cosa è successo da metà aprile 2018?
 
Ci si trova spesso in una posizione scomoda a criticare governi che si autoproclamano socialisti, rivoluzionari, apertamente di sinistra come nella vecchia Europa non esistono più.
Ho imparato a conoscere lo spirito indomito, ribelle e rivoluzionario che si porta dentro la maggioranza delle persone che ha vissuto una travagliata storia recente come quella dell’ultima rivoluzione del ‘900, quella nicaraguense. Anche qui in Italia, separata da un oceano e da vari chilometri di terra, sento l’esigenza di prendere posizione: non si può avere paura di schierarsi contro l’autoritarismo, il familismo, il militarismo e l’affarismo di un governo che di sandinista ha mantenuto solo un nome come fosse un logo, distanziandosi anni luce dal sandinismo storico e dalle sue origini.
Chi non difende Daniel e la Murillo non si colloca automaticamente a favore delle destre come vorrebbe far credere lo stesso partitismo verticista. Non sostenere l’Orteguismo viene naturale.
Fin dal mio arrivo in terra nicaraguense oltre alle parole del nicañol3 legate a frutta, piatti squisiti, modi di dire, ho imparato il termine Danielismo.
L’accentramento nelle mani di un leader di un intero partito è un fenomeno comune.
La declinazione nicaraguense di questo fenomeno è costituita dal Danielismo o Orteguismo.
Nelle conversazioni con le persone incontrate nei miei viaggi questo fenomeno si palesava nel giro di un tempo molto breve. Ad un certo punto arriva una citazione “come dice Daniel” oppure l’altra variante “come dice la compagna Rosario Murillo”.
Anche dopo 6 litri di birra, anche in contesti amicali o di chiacchiere che con il Presidente Comandante non avevano nulla a che fare; queste citazioni come se piovesse non diminuiscono neppure quando le bottiglie vuote che si accumulano sul tavolo crescono, nemmeno i vapori dell’alcool fanno desistere lo snocciolamento del rosario. L’impressione è di trovarsi ad ascoltare un comunicato ufficiale del “19 digital”4
La figura della prima dama è stata centrale nell’instaurarsi dell’Orteguismo. Rosario Murillo, la moglie di Daniel, anch’essa nelle fila del FSLN fin dagli anni della lotta armata contro Somoza, recentemente ha giocato un ruolo decisivo, seppur non ufficiale, nel partito FSLN con un’ascesa verticale e dirigenziale al di fuori di qualsiasi traiettoria politica classica. Un partito trasformato in un piccolo feudo famigliare in cui non si ammette nessuna posizione che non si rispecchi nella linea della coppia presidenziale: non sono ammesse correnti interne né personalità con un pensiero critico e indipendente.
La pulizia dentro al partito era già compiuta, la strada spianata, il controllo dei media ufficiali è stato consegnato ai figli della coppia. Un familismo e nepotismo per antonomasia.
Comandanti storici e storiche si sono via a via sganciati/e e allontanati/e, menti brillanti e critiche purgate perché pericolose. Anche questa una storia già vista.
Fortunatamente in Nicaragua parlare della politica attuale e passata è facile con chiunque, c’è molta voglia di dialogare, di discutere, di esporre un’opinione e di sicuro ci si imbatte in persone con un pensiero critico e non allineato: tanti sandinisti e sandiniste non danielisti/e si preoccupano di andare oltre agli slogan e frasi ufficiali dei comunicati o delle varie campagne politiche.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!