sabato 28 dicembre 2019

Messico - Parole delle donne zapatiste all'inaugurazione del Secondo Incontro Internazionale delle Donne che Lottano

Parole delle donne zapatiste all'inaugurazione del Secondo Incontro Internazionale delle Donne che Lottano

27 dicembre 2019.

Compagne e Sorelle:

Benvenute tutte in queste terre zapatiste.

Benvenute Sorelle e Compagne delle diverse geografie dei cinque continenti.

Benvenute Compagne e Sorelle del Messico e del Mondo.

Benvenute Sorelle e Compagne delle Reti di Resistenza e Ribellione.

Benvenute Compagne del Congresso Nazionale Indigeno – Consiglio Indigeno di Governo.

Benvenute Compagne della Sexta nazionale e internazionale.

Benvenute Compagne base di appoggio zapatiste.

Benvenute Compagne miliziane e insurgentas dell’EZLN.

Sorella e Compagna:

Ti informiamo che, fino ad oggi, 26 dicembre 2019, sono stati registrati per questo secondo incontro:

3259 DONNE
95 BAMBIN@.
26 UOMINI

Dei seguenti 49 paesi:

1. Germania
2. Algeria
3. Argentina
4. Australia
5. Austria
6. Bangladesh
7. Belgio
8. Bolivia
9. Brasile
10. Canada
11. Catalogna
12. Cile
13. Colombia
14. Costa Rica
15. Danimarca
16. Ecuador
17. El Salvador
18. Spagna
19. Stati Uniti
20. Finlandia
21. Francia
22. Grecia
23. Guatemala
24. Honduras
25. India 26. Inghilterra
27. Irlanda
28. Italia
29. Giappone
30. Kurdistan
31. Macedonia
32. Norvegia
33. Nuova Zelanda
34. Paesi Baschi
35. Paraguay
36. Perù
37. Polonia
38. Puerto Rico
39. Regno Unito
40. Repubblica Dominicana
41. Russia
42. Siberia
43. Sri Lanka
44. Svezia
45. Svizzera
46. Turchia
47. Uruguay
48. Venezuela
49. Messico

Compagna e Sorella:

Siamo molto felici che sei potuta arrivare fino alle nostre montagne.

E anche se non sei stata in grado di venire, ti salutiamo comunque perché sei in attesa di quello che succede qui, in questo Secondo Incontro Internazionale delle Donne che Lottano.

Lo sappiamo bene che hai penato per arrivare fino a qui.

Sappiamo bene che devi lasciare le tue famiglie e amicizie.

Sappiamo bene che è costato il tuo impegno e il tuo lavoro ottenere il denaro per poter fare il viaggio dalla tua geografia alla nostra.

Ma sappiamo anche bene che il tuo cuore è un po’ contento del fatto che qui incontrerai altre Donne in Lotta.

Inaspettatamente, a volte, ti aiuta nella tua lotta ascoltare e conoscere altre lotte come donne che siamo.

Sia che siamo d’accordo o non siamo d’accordo con altre lotte e i loro modi e geografie, può servire a tutte ascoltare e imparare.

Per questo non si tratta di competere per vedere qual è la lotta migliore, quanto condividere e condividerci.

Ecco perché ti chiediamo di rispettare sempre i diversi pensieri e modi.

Tutte coloro che sono qui, e molte di più quelle che non sono presenti, siamo donne in lotta.

Abbiamo diverse modalità, è vero.

Ma hai visto che il nostro pensiero, come zapatiste quali siamo, è che non serve che tutte siano uguali nel pensiero e nel modo.

Pensiamo che la differenza non sia debolezza.

Pensiamo che la differenza sia forza potente se c’è rispetto e se c’è accordo di lottare unite senza agitarci.

Quindi ti chiediamo di condividere il tuo dolore, la tua rabbia e la tua lotta con intelligenza.

E che rispetti gli altri dolori, le altre rabbie e le altre degne lotte.

Compagna e Sorella:

abbiamo fatto tutto il possibile perché tu sia contenta e sicura.

Sembra semplice da dire, ma sappiamo bene che ora ci sono molti pochi i posti del mondo dove possiamo essere felici e sicure.

Ed è per questo che siamo qui, perché ci porta il nostro dolore e la nostra rabbia per la violenza che abbiamo sofferto come donne per il crimine di essere donne.

Come potrai vedere in questi giorni, la presenza di uomini non è consentita in questo luogo.

Non importa se sono uomini buoni, o se sono uomini normali, o se sono uomini a modo, non possono stare qui in questi giorni.

Questo luogo e questi giorni sono solo per le Donne che Lottano.

Ovvero che non sia una donna.

Le Compagne Insurgentas e Miliziane sono incaricate di prendersi cura di noi e proteggerci in questi giorni e in questo posto.

Ci siamo anche sforzate affinché tu abbia dove riposarti, dove mangiare e dove lavarti.

Sia per il riposo, il cibo e l’igiene, ti chiediamo di essere sorella e compagna soprattutto delle donne che sono ‘di giudizio’, cioè anziane.

Dobbiamo rispettarle perché non sono nuove alla lotta delle donne che siamo.

La loro canutezza, i loro acciacchi, le loro rughe non le hanno ottenute vendendosi al sistema patriarcale.

Nemmeno perché si sono arrese al machismo.

Né perché hanno tentennato o cambiato il loro pensiero di lotta per i diritti come le donne che siamo.

Esse sono ciò che sono perché non si sono vendute, né arrese, né hanno esitato.

E alle donne in età, di giudizio, chiediamo altrettanto di rispettare e salutare le più giovani, che siano adulte o bambine.

Perché anche a loro toccherà questa lotta. E non manca loro né decisione né impegno.

Se non permettiamo che ci divida la geografia, nemmeno permettiamo che ci dividano i calendari.

Tutte, non importa il calendario di cui siamo cariche o dalla geografia in cui viviamo, siamo nella stessa situazione: la lotta per i nostri diritti come donne quali siamo.

Ad esempio, il nostro diritto alla vita.

E qui è dove ci sentiamo tristi e affrante perché, a oltre un anno dal Primo Incontro, non possiamo darti buone notizie.

In tutto il mondo continuano a uccidere donne, continuano a sparire, continuano a violentarle, continuano a disprezzarle.

In questo anno non si è contenuto il numero delle violentate, desaparecidas e assassinate.

Ciò che sappiamo è che è aumentato.

E noi, come zapatiste, vediamo che è molto grave.

Per questo abbiamo convocato questo Secondo Incontro con un solo tema: la violenza contro le donne.

Sorella e Compagna, tu che sei potuta venire e tu che non sei potuta venire:

vogliamo ascoltarti e guardarti, perché abbiamo delle domande.

Come ti sei organizzata?

Che cosa hai fatto?

Che cosa è successo?

Perché ricorda che al nostro Primo Incontro, ci siamo impegnate per organizzarci nei nostri luoghi per dire basta con le assassinate, le desaparecidas, le umiliate, le disprezzate.

Ma vediamo che sta andando molto peggio.

Dicono che c’è equità di genere perché nei malgoverni c’è lo stesso numero di uomini e di donne al comando.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che ci sono più diritti salariali per le donne.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che c’è un gran avanzamento delle lotte femministe.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che ora le donne hanno più voce.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che adesso si prendono in considerazione le donne.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che ora ci sono più leggi che proteggono le donne.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che adesso è molto ben visto il parlare bene delle donne e delle loro lotte.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che ci sono uomini che comprendono la lotta delle donne che siamo al punto di dirsi femministi.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che la donna occupa ora più spazi.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che ci sono già SuperEroine nei film.

Però continuano ad ammazzarci.

Dicono che c’è più consapevolezza del rispetto per la donna.

Però continuano ad ammazzarci.

Ogni volta più assassinate.

Ogni volta con più brutalità.

Ogni volta con più violenza, coraggio, invidia e odio.

Ogni volta con più impunità.

Cioè, ogni volta con più machi che non vengono puniti, che continuano senza condanna, come se nulla fosse, come se uccidere una donna, farla sparire, sfruttarla, usarla, aggredirla, sloggiarla, fosse una cosa qualsiasi.

Continuano ad ammazzarci e ancora ci chiedono, esigono, ci ordinano di comportarci bene.

E non ci si crede, ma se un gruppo di lavoratrici o lavoratori bloccano una strada, o fanno uno sciopero, o protestano, è un grande scandalo.

Dicono che si violano i diritti delle merci, dei mezzi, delle cose.

E sui mezzi di comunicazione ci sono foto, video, reportage, analisi e commenti contro quelle proteste.

Però se violano una donna, si appone un numero in più o un numero in meno sulle statistiche.

E se le donne protestano e lanciano in alto le loro pietre, rompono i vetri in alto, gridano le loro verità a quelli di sopra, allora sì c’è grande agitazione.

Però se ci fanno sparire, se ci ammazzano, poi semplicemente mettono un altro numero: una vittima in più, una donna in meno.

Come se il potere volesse mantenere ben chiaro che ciò che gli importa è il suo guadagno, non la vita.

Contano le auto, le pietre, le vetrine, le merci.

La vita non conta.

E se è la vita di una donna, allora conta anche meno.

È per questo che noi, come le zapatiste che siamo, cioè anticapitaliste e antipatriarcali, lo pensiamo come il modo di agire del sistema.

E quindi sembra che le nostre morti violente, le nostre sparizioni, i nostri dolori, sono un guadagno per il sistema capitalista.

Perché il sistema permette soltanto ciò che gli procura proventi, ciò che gli dà guadagno.

Per questo diciamo che il sistema capitalista è patriarcale.

Ha valore e comanda il patriarcato, anche se è il ‘capoccia’ è una donna.

Quindi, è nostra convinzione che, per lottare per i nostri diritti, come il diritto alla vita, non basta che lottiamo contro il machismo, il patriarcato o come si voglia chiamare.

Dobbiamo lottare anche contro il sistema capitalista.

Sono appiccicati insieme, così diciamo noi zapatiste.

Però sappiamo che ci sono altre convinzioni e altri modi di lottare come le donne che siamo.

D’un colpo qualcosa comprendiamo.

D’un colpo qualcosa impariamo.

Perciò abbiamo invitato tutte le Donne che Lottano.

Non importa qual è il tuo pensiero o modalità.

Ciò che importa è che lottiamo per la nostra vita, che oggi più che mai è quella in pericolo in tutti i luoghi e in tutti i tempi.

Benché dicano e predichino che ci sono molti progressi per le donne, la verità è che mai prima nella storia dell’umanità è stato così mortale essere donna.

Vedi, Compagna e Sorella, dicono che questa o quella professione è la più pericolosa.

Ci si chiede se è più pericoloso essere giornalista, o essere delle forze dell’ordine, o essere giudice, o essere malgoverni.

Però tu e noi sappiamo che in questo momento la cosa più pericolosa al mondo è essere donna.

Non importa se è bambina, o giovane, o adulta, o di giudizio.

Non importa se è bianca, gialla, rossa, o del colore della terra.

Non importa se è grassa, magra, alta, bassa, carina o bruttina.

Non importa se è di classe bassa, o media o alta.

Non importano la sua lingua, la sua cultura, le sue credenze, la sua militanza.

Nell’ora della violenza, la sola cosa che importa è essere donna.


Sorella e Compagna:

come zapatiste sappiamo che ci daranno molti esempi di donne che sono progredite, che hanno trionfato, che hanno ottenuto premi e buoni stipendi, che ce l’hanno fatta, dicono.

Noi rispondiamo parlando delle violentate, delle desaparecidas, delle assassinate.

Poi, rispondiamo che là sopra parlano dei diritti conquistati là sopra per poche.

Quindi diciamo, spieghiamo, gridiamo che manca il più elementare dei diritti per tutte le donne, il più importante: il diritto alla vita.

E lo abbiamo già detto molte volte, Compagna e Sorella, ma oggi lo ripetiamo.

Il diritto alla vita e tutti i diritti che meritiamo e necessitiamo non ce li regalerà nessuno.

Non ce li darà l’uomo cattivo, buono, normale o a modo.

Non ce li darà il sistema capitalista, per quante leggi o promesse faccia.

Il diritto alla vita, e tutti i diritti, ce li dobbiamo conquistare.

In tutti i tempi e in tutti i luoghi.

Ossia, che per le Donne che Lottano non ci sarà riposo.

Sorella e Compagna:

ci dobbiamo difendere.

Autodifenderci come individue e come donne.

E soprattutto dobbiamo difenderci organizzate.

Appoggiarci tutte.

Proteggerci tutte.

Difenderci tutte.

E dobbiamo cominciare ora.

Le mie compagne coordinatrici dell’Incontro mi hanno incaricata di dirti queste parole perché sono mamma di una bambina che sta qui con me.

Perché il nostro dovere come donne in lotta è proteggerci e difenderci.

E ancor più se la donna è appena una bimba.

La dobbiamo proteggere e difendere con tutto quel che abbiamo.

E se non abbiamo nulla, allora con bastoni e pietre.

E se non c’è bastone né pietra, allora con il nostro corpo.

Con unghie e denti dobbiamo proteggere e difendere.

E insegnare alle bambine a proteggersi e difendersi quando sono cresciute e posseggono le proprie forze.

Così stanno le cose, Sorella e Compagna, dobbiamo vivere in difesa.

E dobbiamo insegnare alle nostre creature a crescere in difesa.

Affinché possano nascere, alimentarsi e crescere senza paura.

Come zapatiste noi pensiamo che per ottenere questo è meglio essere organizzate.

Sappiamo che c’è chi pensa che sia possibile anche individualmente.

Però noi lo facciamo organizzate come le zapatiste che siamo.

Perché, sì, siamo donne in lotta però siamo donne zapatiste.

Per questo, Compagna e Sorella, ti informiamo che, in questo anno, tra le nostre compagne non c’è stata nessuna assassinata né desaparecida.

Certo, abbiamo alcuni casi, secondo l’ultima riunione che abbiamo tenuto, di violenza contro donne.

E stiamo vedendo di punire i responsabili, tutti uomini.

E non solo lo stanno trattando le autorità autonome, lo stiamo trattando anche come donne zapatiste.

E ti diciamo anche la mera verità, che a volte litighiamo tra di noi, Compagna e Sorella, litighiamo per sciocchezze su come siamo le donne che siamo.

A volte perdiamo tempo in questi sciocchi litigi perché ora siamo vive e al sicuro.

Perché c’è stato un tempo in cui vivevamo solo la morte.

E' la pura verità, osservando come stanno le cose nei tuoi mondi, non ti offendere Sorella e Compagna, è che desideriamo che finalmente venga il giorno in cui discuterete e litigherete su chi è la più bella, la più giovane, la più intelligente, quella vestita meglio, la più fidanzat@ o sposat@, o perché avete gli stessi vestiti, o perché i vostri figl@ sono migliori o peggiori, o per queste cose che succedono nella vita.

Perché quel giorno, Compagna e Sorella, ci dirà che la vita non è un problema.

Allora potremo essere sfacciate uguali agli uomini e perderci in ciance e sciocchezze.

Oppure no, potremmo capire invece che, seppur vive e libere, i problemi saranno altri, altre le discussioni e altri i litigi.

Ma, finché arriva quel giorno, Sorella e Compagna, dobbiamo prenderci cura tra di noi.

Proteggerci tra noi.

E difenderci tra noi.

Perché tu lo sai bene, Compagna e Sorella, siamo in guerra.

Loro per ucciderci.

Noi per vivere, ma vivere senza paura, vivere libere.

E per questo dolore, questa rabbia che abbiamo per non poter vivere libere, desideriamo mandare un grido di rabbia a tutto il mondo.

E anche un respiro di lotta a tutte e a ciascuna delle donne che sono violentate fisicamente e in tutte le altre forme.

E, come donne zapatiste, vogliamo mandare un abbraccio speciale alle famiglie e amicizie delle donne scomparse e uccise.

Un abbraccio che vi faccia sapere che non siete sole, che a nostro modo e nel nostro luogo, accompagniamo la vostra richiesta di verità e giustizia.

Perché per questo ci riuniamo, Sorella e Compagna.

Per gridare il nostro dolore e la nostra rabbia.

Per accompagnarci e farci coraggio.

Per cercare cammini di appoggio e aiuto.

Ecco, questa è la nostra piccola parola, Sorella e Compagna.

Le insurgentas e miliziane hanno preparato una conferenza alla loro maniera che comincerà subito, e ti ricordiamo qui la piccola luce che ti abbiamo dato al Primo Incontro.

Più in là inizieremo i lavori di questa riunione, dedicando tutta la giornata di oggi alle rivendicazioni.

Abbiamo questo posto e questa giornata dedicati alla denuncia della violenza che soffriamo.

Oggi ci sarà un singolo tavolo di denuncia e qui ci sarà il microfono aperto.

Qui saremo in grado di passare e prendere la parola e lanciare la nostra rabbia, il nostro coraggio in tutto ciò che facciamo.

E tutte ascolteremo con attenzione e rispetto.

Nessun altro ascolterà ciò che diciamo.

Solo noi che siamo Donne che Lottano e che siamo qui presenti.

Affinché senza timore, Sorella e Compagna, tu lo possa dire chiaro il tuo dolore, piangere il tuo coraggio, gridare la tua rabbia.

E che sia chiaro che almeno noi, le zapatiste, ti creeremo un posto nel nostro cuore collettivo e, attraverso di noi che siamo qui, decine di migliaia di donne indigene zapatiste ti accompagneranno.

Bene, domani, andremo a condividere le idee, i lavori e le esperienze che ci portate per cercare cammini perché finisca questa notte di dolore e morte.

E l’ultimo giorno di questo Incontro lo dedicheremo alla cultura, all’arte e alla festa.

Così un giorno gridiamo il nostro dolore e coraggio.

Un altro giorno condividiamo idee ed esperienze.

E il terzo giorno gridiamo di allegria e di forza.

Perché siamo donne che soffrono.

Ma siamo anche donne che si pensano e si organizzano.

E, soprattutto, siamo Donne che Lottano.

Così sarà.

Così già lo sai, sei la benvenuta Compagna e Sorella.

Tu che arrivasti e tu che non ci sei però sei qui col cuore.

-*-

Allora, a nome delle donne zapatiste di tutte le età, alle 13:57, ora zapatista, del giorno 27 dicembre 2019, dichiaro formalmente inaugurato questo Secondo Incontro Internazionale delle Donne che Lottano, qui nelle montagne del sudest messicano.

Dal semenzaio “Huellas del Caminar de la Comandanta Ramona”. Caracol “Torbellino de Nuestra Palabra”, Montagne Zapatiste in Resistenza e Ribellione.

Comandanta Amada

Messico, dicembre 2019.

venerdì 27 dicembre 2019

Messico - Dichiarazione della 4a Assemblea Nazionale del CNI-CIG

Dichiarazione della 4a Assemblea Nazionale del CNI-CIG
Al popolo del Messico
Ai popoli del Mondo
Alla Sexta Nazionale ed Internazionale
Alle Reti di Resistenza e Ribellione
Ai mezzi di comunicazione
Fratelli, sorelle.
Nel Caracol Zapatista Jacinto Canek, nel CIDECI- UNITIERRA, a San Cristóbal de las Casas, Chiapas, i giorni 18 e 19 dicembre 2019, per celebrare la 4ª Assemblea Nazionale del Congresso Nazionale Indigeno e del Consiglio Indigeno di Governo, i popoli Afromessicani, Binizaa, Chinanteco, Chol, Chontal, Comca’ac, Hñahñu, Kumiai, Mam, Maya, Mayo, Mazahua, Me´phaa, Mixe, Mixteco, Nahua, Náyeri, Purépecha, Quiché, Rarámuri, Téenek, Tepehuano, Tohono Oódam, Tojolabal, Totonaca, Tzeltal, Tzotzil, Wixárika, Yaqui, Zoque, Chixil, Cañari e Castellano, provenienti da 24 stati della repubblica, insieme agli invitati di Guatemala, Ecuador, El Salvador e Stati Uniti, ci siamo incontrati per ascoltarci, per vedere nel compagno e nella compagna che insieme, collettivamente, siamo popoli, nazioni, tribù.
Ci troviamo per vedere e capire la guerra neoliberale che da sopra ci arriva intrisa di bugie per fingere di governare, mentre consegnano il paese nelle mani del capitale, che non gradisce la coscienza collettiva dei popoli e mette in marcia i suoi strumenti di spoliazione:
  1. Attraverso la violenza sanguinaria e terrorista contro i popoli che difendono la terra.
Il lutto e la rabbia che vivono dentro coloro che oggi incontriamo, sono per il danno alla madre terra, la spoliazione di tutte le forme di vita. E quelli che hanno deciso di distruggerla per trasformarla in denaro hanno nome e cognome, così come gli assassini dei nostri compagni. Spezza il nostro cuore collettivo l’assassinio del compagno delegato popoluca del CNI, Josué Bernardo Marcial Campo, anche noto come TíoBad, che per la sua arte, la sua musica e la sua protesta contro i megaprogetti che il malgoverno proclama di aver chiuso, come il fracking, è stato fatto sparire e poi fatto ritrovare brutalmente assassinato lo scorso lunedì 16 dicembre.
Il compagno Samir Flores Soberanes del popolo nahua di Amilcingo, Morelos.
Il compagno Julián Cortés Flores, del popolo mephaa de la Casa de Justicia di San Luis Acatlán, Guerrero.
Il compagno Ignacio Pérez Girón, del popolo tzotzil del municipio di Aldama, Chiapas.
I compagni José Lucio Bartolo Faustino, Modesto Verales Sebastián, Bartolo Hilario Morales, e Isaías Xanteco Ahuejote del popolo nahua organizzato nel Consiglio Indigeno e Popolare di Guerrero – Emiliano Zapata (CIPOG – EZ).
I compagni Juan Monroy e José Luis Rosales, del popolo nahua di Ayotitlán, Jalisco.
Il compagno Feliciano Corona Cirino, del popolo nahua di Santa María Ostula, Michoacán.
I nostri compagni sono stati assassinati per essersi opposti alla guerra con cui il malgoverno vuole appropriarsi delle nostre terre, monti e acque, per consolidare la spoliazione che minaccia la nostra esistenza come popoli originari.
  1. False consultazioni.
Il malgoverno federale finge di consultare la gente, soppianta la nostra volontà collettiva ignorando ed offendendo le nostre forme di organizzazione e di presa delle decisioni, come il volgare inganno della “Consulta” il cui obiettivo non è altro che imporre con la forza il cosiddetto Treno Maya, che consegna i territori indigeni al capitale industriale e turistico, o le bugie definite anche consultazioni per imporre con la violenza il Progetto Integrale Morelos, o i megaprogetti di morte che riconfigurano il nostro paese per metterlo a disposizione del capitale multinazionale, principalmente per imporre il potere terroristico degli Stati Uniti.
  1. Polarizzazione e scontro tra comunità indigene.
Per avanzare nella sua guerra, il malgoverno scommette sullo smantellamento del tessuto comunitario, fomentando i conflitti interni che tingono di violenza le comunità, tra chi difende la vita e chi vuole mettergli un prezzo, anche a costo di vendere le future generazioni a beneficio milionario di pochi corrotti che si servono dei gruppi armati della criminalità organizzata.
Per quanto sopra, dichiariamo che resistiamo e lottiamo perché siamo vivi, perché, benché temiamo di smettere di esistere per ciò che siamo, non è questa la strada che scegliamo per noi e per coloro ai quali dobbiamo rispondere.
  1. Espansione della guerra.
Mentre noi, popoli originari, subiamo con più violenza che mai la guerra del capitale, il malgoverno insieme ai suoi gruppi armati militari, polizieschi, paramilitari, guardie bianche e gruppi di scontro, in nome del denaro estende la distruzione su tutto il territorio nazionale.
In Veracruz:
Nella regione di Totonacapan e fino alla Huasteca, ci sono i gasdotti Texas-Tuxpan, Tuxpan-Atotonilco e Tuxpan-Tula. Al pari delle bugie del governo Neoliberale di AMLO, si scava e si opera la frattura idraulica per estrarre idrocarburi, si fanno travasi per prendere l’acqua dei fiumi e consegnarla in mani di privati minacciando la vita dei popoli tének, nahua, totonaco, otomí e tepehua, oltre all’aumento dei gruppi della criminalità organizzata.
In Michoacán:
Nel territorio della meseta purépecha si estende la coltivazione intensiva di avocado che spoglia il territorio delle comunità indigene, si abbattono i boschi e si stanno uccidendo i laghi di Cuitzeo, Zirahuen e Pátzcuaro.
Sulla catena montuosa costiera del popolo nahua, il saccheggio delle bande della criminalità organizzata, con lo sfacciato appoggio di tutti i livelli del malgoverno, minaccia la vita e l’integrità dei popoli originari, in particolare dei nostri fratelli della comunità indigena nahua di Santa María Ostula che si oppongono alla devastazione dei territori comunali, attraverso lo sfruttamento di minerali, legnami pregiati e lo sfruttamento turistico delle spiagge nei municipi di Aquila, Coahuayana, Chinicuila e Coalcomán, cercando di far sembrare che la guerra sia tra comunità o tra comuneros, mentre da sopra i potenti aspettano il momento di appropriarsi della vita che Ostula difende.
Nella comunità purépecha di Zirahuén che ha una lunga lotta in difesa del lago dello stesso nome, oggi con l’aiuto di gruppi armati della criminalità organizzata, gli impresari aguacateros distruggono il bosco ed inquinano l’acqua con l’uso di pesticidi tossici.
In Jalisco:
Persiste l’invasione del territorio wixárika di San Sebastián Teponahuaxtlán da parte di presunti piccoli proprietari di Huajimic, Nayarit. Egualmente, il governo consegna nelle mani di imprese minerarie straniere migliaia di ettari del territorio sacro Wirikuta, nello stato di San Luis Potosí, minacciando l’esistenza culturale e del territorio cerimoniale.
Nella comunità indigena chichimeca di San Juan Bautista de La Laguna, nel municipio di Lagos de Moreno, il malgoverno consegna in mani private il territorio ancestrale riconosciuto nei suoi titoli primordiali, imponendo inoltre un gasdotto per fornire grandi industrie, alle quali, in forma organizzata, la comunità si è opposta nonostante la repressione e criminalizzazione che i malgoverni statali e municipali esercitano contro essa.
La comunità tepehuana e wixárika di San Lorenzo de Azqueltán subisce, al pari dell’esproprio della sua terra, le minacce di morte ed i tentativi di omicidio come quello accaduto lo scorso 3 novembre, quando il cacicco Fabio Flores alias “La Polla“, insieme a persone armate ha aggredito le autorità comunali provocando gravi ferite che sono quasi costate la vita ai comuneros Ricardo de la Cruz González, Rafael Reyes Márquez e Noé Aguilar Rojas. Tutto questo con la complicità del governo municipale di Villa Guerrero, Jalisco, con l’impunità in questo vile crimine.
In Puebla:
Il malgoverno insieme al suo gruppo armato della Guardia Nazionale e gruppi polizieschi, vuole imporre un megaprogetto che sverserebbe rifiuti tossici nel fiume Metlapanapa, questo come parte del Progetto Integrale per la Costruzione del Sistema di Fognatura Sanitaria della Zona Industriale di Huejotzingo, nota come “Città Tessile”. Per difendere la vita del fiume e delle comunità che ci vivono, i nostri compagni e compagne del popolo nahua, delle comunità di San Mateo Cuanalá, San Lucas Nextetelco, San Gabriel Ometoxtla, Santa María Zacatepec e la colonia José Ángeles hanno subito aggressioni da parte di questi corpi repressivi.
Sulla Sierra Negra di Puebla, dal 23 agosto 2018 è desaparecido il nostro compagno Sergio Rivera Hernández come rappresaglia per la sua lotta contro la distruzione provocata dall’impresa mineraria Autlán, e per cui continuiamo ad esigere la sua presentazione in vita.
In Campeche:
Col pretesto dell’impropriamente chiamato “Treno Maya” si sta progettando la costruzione di 15 nuovi centri urbani che non solo implicano la distruzione dell’ambiente, ma pure l’esproprio di territori dei popoli originari.
In Morelos, Puebla e Tlaxcala:
Con la forza si impone il Progetto Integrale Morelos reprimendo chi non è d’accordo, come con l’assassinio del nostro fratello Samir Flores. Questo crimine è tuttora impunito e mentre Samir è un esempio di dignità dal basso, quelli che stanno sopra meritano solo disprezzo, perché per loro la cosa importante è costruire la centrale termoelettrica di Huexca, Morelos, il gasdotto alle falde del vulcano sacro Popocatepetl, e l’infrastruttura industriale e di comunicazioni che tutto ciò implica. Scenario nel quale si acutizza la presenza di violenti gruppi criminali.
In Chiapas:
Persiste l’intenzione di esproprio e privatizzazione del territorio Tzeltal a beneficio di imprese private attraverso la cosiddetta “Strada Culturale” che precedentemente si chiamava “Super Strada” e che attraverserebbe il territorio dell’ejido di San Sebastián Bachajón, Palenque e di altre comunità.
Egualmente nel territorio Zoque, il capitale ha identificato un corridoio petrolifero che abbraccia 9 municipi su una superficie di 84.500 ettari e che attraversa il territorio della comunità di Chapultenango.
I malgoverni di tutti i livelli, con campagne di confronto, paramilitarizzazione e sostituzione, vogliono distruggere l’organizzazione delle comunità che si organizzano in forma autonoma, come il caso dei nostri fratelli dell’ejido Tila.
Sulla costa del Chiapas abbiamo ricevuto minacce ed espropri delle nostre terre per il tentativo di costruzione della strada Pijijiapan – San Cristóbal de las Casas – Palenque. Oltre alla costruzione di un gasdotto che attraverserebbe la zona costiera di Chiapas e Guatemala.
Persiste la vessazione militare e paramilitare contro i territori zapatisti per cercare di indebolire e distruggere non solo gli spazi autonomi che si sono costruiti, ma l’eco che si espande nel paese e nel mondo.
A Città del Messico:
Mentre si negano gli spazi pubblici ai popoli originari residenti in città per svolgere il loro lavoro, questi vengono consegnati ai capitali privati per il loro arricchimento. È il caso del popolo Otomí residente a Città del Messico, attualmente sotto in minaccia di sgombero in Calle Roma numero 18 nella colonia Juárez.
Mentre si acutizza l’espropriazione degli spazi rurali e indigeni a Città del Messico, anche i compagni Gerardo Camacho e Jaime Gómez hanno ricevuto minacce di morte dal commissario ejidale della comunità di San Nicolás Totolapan.
In Guerrero:
Persiste l’oppressione contro i nostri fratelli del Consiglio Indigeno e Popolare di Guerrero Emiliano Zapata, che costruiscono le proprie forme di sicurezza e giustizia per preservare il territorio dall’ingordigia capitalista.
Estado de México:
Nel bacino della Valle del Messico il megaprogetto neoliberale di Santa Lucía e l’imposizione della strada Tuxpan-México è stata resa possibile grazie ai paramilitari nel tratto Ecatepec-Peñón. Così come l’intubazione e privatizzazione di fiumi e sorgenti.
In Oaxaca:
Il territorio chinanteco di San Antonio de Las Palmas è minacciato dalle concessioni minerarie che abbracciano più di 15 mila ettari, e da progetti di dighe di sbarramento sul fiume Cajonos, nel bacino del Papaloapan.
In Oaxaca e Veracruz:
Nel sud di Veracruz, parte nord dell’Itsmo di Tehuantepec, vogliono imporre un corridoio interoceanico che trasformerebbe la regione in un immenso parco industriale lasciandoci senza acqua, distruggendo la natura ed il tessuto sociale delle comunità con violenza ed insicurezza, sfruttando i fiumi dei territori indigeni per l’ampliamento dei porti che collegherebbero il corridoio interoceanico accompagnato da megaprogetti minerari, di fracking, di parchi eolici industriali e della depredazione dell’acqua che nasce in territori indigeni.
Sonora:
Il Río Mayo è inquinato dalla miniera a cielo aperto Cobre del Mayo che sversa i suoi rifiuti tossici nella diga Abelardo L. Rodríguez, nota come diga del Mocuzarit, minacciando la vita collettiva del popolo Mayo.
Nayarit:
Il fiume San Pedro nel territorio Nayeri, è minacciato dal progetto idroelettrico “Las Cruces”, così come dalla mega-miniera d’oro e argento nella comunità di Jazmín del Coquito, nella fattoria Los Arroyos.
Yucatán:
Nel contesto dell’imposizione in corso del impropriamente chiamato Treno Maya, è stato minacciato di morte il nostro compagno Pedro Uc Be, dell’Assemblea in Difesa del Territorio Maya Muuch Xiinbal.
Per tutto quanto sopra dichiariamo che i nostri popoli, nazioni e tribù continueranno a preservare e difendere i semi di resistenza e disobbedienza in mezzo alla morte, costruendo una strada che perduri nel mezzo dell’oscurità; e noi, saremo lì per curare la nostra madre terra, insieme ai popoli del mondo.
Dicembre 2019
Per la Ricostituzione dei Nostri Popoli
Mai Più Un Messico Senza Di Noi
Congresso Nazionale Indigeno
Consiglio Indigeno di Governo
Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Traduzione “Maribel” – Bergamo

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!