LORO E
NOI
VII. – Le/i più
piccol@ 6.
6.- La
Resistenza.
Marzo 2013NOTA: I frammenti che seguono parlano della resistenza zap… un momento!… esiste una Forza Aera Zapatista?! Il sistema di salute zapatista è migliore di quello del malgoverno?! Durante questi quasi 20 anni, le comunità zapatiste hanno resistito con ingegno, creatività ed intelligenza proprie a tutte le variabili della controinsurrezione. La cosiddetta “Crociata”contro la Fame” dei capoccia priisti di turno, non fa altro che rieditare la fallace supposizione che ciò che gli indigeni chiedono è l’elemosina, e non Democrazia, Libertà e Giustizia. Questa campagna di controinsurrezione non arriva da sola, ma accompagnata da quella mediatica (la stessa che oggi in Venezuela ripropone la sua vocazione golpista contro un popolo che saprà tirar fuori la forza dal suo dolore), dalla complicità dell’insieme della classe politica (in quello che dovrebbe chiamarsi “Patto contro il Messico”) e, chiaramente, una nuova escalation militare e di polizia: nei territori zapatisti si ringalluzziscono i gruppi paramilitari (col consenso del governo statale), le truppe federali aumentano i pattugliamenti provocatori “per localizzare la dirigenza zapatista”, le agenzie di “intelligence” si riattivano, ed il sistema di giustizia ripropone la sua ridicolaggine (vedi il caso Cassez) e nega al professor Alberto Pathistán Gómez la libertà, condannandolo per essere indigeno nel Messico del secolo XXI. Ma il professore resiste, per non parlare delle comunità indigene zapatiste…
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Buongiorno compagni, buongiorno compagne. Il mio nome è Ana, della Giunta
di Buon Governo attuale, della quarta generazione 2011-2014, del Caracol I di La
Realidad. Vi parlerò un po’ della resistenza ideologica, ve ne parleremo in due,
io e il compagno. Vi parlerò dell’ideologia del malgoverno. Il malgoverno
utilizza tutti i mezzi di comunicazione per controllare e disinformare il
popolo, per esempio la televisione, la radio, le telenovelas, cellulari,
giornali, riviste e perfino lo sport. Per televisione e radio trasmette molti
spot commerciali per distrarre la gente, le telenovelas per incantare la gente e
far credere che quello che succede in TV può succedere a tutti. Nell’ambito
dell’educazione il sistema del malgoverno, ideologicamente, a quelli che non
sono zapatisti li manipola affinché i loro figli vadano a scuola ogni giorno ben
vestiti e ordinati, senza badare se imparano a leggere o scrivere, ma solo per
mettersi in bella mostra. Fornisce loro anche borse di studio per avere un
titolo di studio ma alla fine dei conti le uniche ad avvantaggiarsene sono le
aziende che vendono tutti gli accessori per la scuola o quelle divise. Come
resistiamo a tutti questi mali dell’ideologia del governo nel nostro Caracol? La
nostra arma principale è l’educazione autonoma. Nel nostro Caracol ai promotori
si insegna la vera storia che riguarda il popolo affinché sia trasmessa ai
bambini e alle bambine, facendo conoscere anche le nostre richieste. Si è anche
cominciato a fare corsi di politica ai nostri giovani affinché siano svegli e
non cadano facilmente nell’ideologia del governo. Nelle comunità si stanno
facendo anche dei corsi sulle tredici domande, i corsi sono tenuti da persone
locali di ogni villaggio. Questo è quello che posso dirvi ed ora vi parlerà il
compagno.(…)
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(…)C’è anche la questione dei programmi, dei progetti del governo. Il governo introduce dei progetti affinché i fratelli credano di ricavarci qualcosa e credano che questo è bene e si dimentichino dei loro lavori. Affinché i fratelli non dipendano più da loro stessi, ma siano dipendenti dal malgoverno.
Che cosa facciamo noi per opporci a queste cose? Ci organizziamo per svolgere lavori collettivi, come già hanno raccontato alcuni compas, nel villaggio, nella regione, nei municipi e perfino nella zona. Questi lavori soddisfano le nostre necessità ed è così che resistiamo per non cadere nella trappola dei progetti del malgoverno e per dipendere da noi stessi e non dal malgoverno.
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C’è un ospedale abbastanza grande in una comunità che si chiama Guadalupe
Tepeyac e adesso se ne sta costruendo uno molto vicino, a mezz’ora, un’ora di
strada, a La Realidad, un ospedale infantile. Ma che cosa succede, come funziona
quell’ospedale a Guadalupe Tepeyac? Il governo lì ha fornito tutte le
attrezzature, e arriva gente da ogni comunità, dai diversi municipi, e che cosa
succede se devono fare degli ultrasuoni, per esempio, o un’analisi di
laboratorio? I medici di lì sanno, perché è molto vicino, che noi abbiamo
l’Ospedale-scuola “Los Sin Rostro de San Pedro” che si trova in una
comunità molto vicina, e loro non possono fare determinate analisi in
quell’ospedale di governo perché non hanno personale qualificato, ci sono le
macchine ma non c’è il personale, allora loro visitano e poi li mandano al
nostro ospedale, all’Ospedale-scuola zapatista. Si eseguono gli esami – pensate
a che livello siamo arrivati, compagni – e chiaramente ci sono anche delle
regole da seguire in questo ospedale che prevedono il versamento di una quota
per chi viene da fuori per sottoporsi ad esami.Quindi la gente si rende conto, si stupisce, che in un ospedale governativo non c’è quello che ci si aspetta, cioè la soluzione del suo problema, allora viene nel nostro ospedale a sottoporsi a visite ed esami di laboratorio. All’ospedale di Guadalupe c’è un tecnico di laboratorio, ma ci sono molte cose che questo tecnico non sa fare, allora lo mandano al nostro ospedale-scuola. Lì abbiamo un compagno qualificato che ha formato già molti altri compagni ed esegue diverse analisi. Ma non solo, il vantaggio che non c’è nell’ospedale ufficiale, dove si eseguono solo gli esami e basta e poi mandano il paziente da un altro dottore perché riceva assistenza, è che questo compagno dell’ospedale, quando gli arriva qualcuno mandato dai medici dell’ospedale di Guadalupe, gli fa gli esami e contemporaneamente gli dà la ricetta, la cura per la sua malattia, perché lui ha acquisito molta conoscenza in quel laboratorio.
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(…)Per completare un po’ quanto detto sulla città rurale [realizzata, con il plauso mediatico, dal governo di "sinistra" del corrotto Juan Sabines Guerrero], all’inizio si sono costruite le case. Secondo quello che ci raccontano i compagni, le costruzioni, cioè i materiali da costruzione, sono del tipo triplay, molto mingherlini, non come le tavole di legno che usiamo noi. Attualmente le costruzioni si gonfiano come palloncini quando c’è vento forte e quando è la stagione del caldo e della pioggia, perché i materiali con cui sono costruite le case sono già rovinati. È così. Lì, in quel municipio, sono andate a vivere per alcuni giorni delle famiglie, e secondo le notizie dei giornali, c’è una cucina che misura 3×3, ben piccola, una camera e una sala. Ma lì non si può fare niente perché come si fa in quello spazio ad accendere il fuoco? Non si può.
Attualmente non funzionano, le famiglie ci sono state per pochi giorni ma poi hanno dovuto tornare nella loro comunità. Alcune altre famiglie sono ancora lì ma vivono in cattive condizioni. Ci dicono che lì c’è una collina, e in cima dove ci sono le costruzioni hanno costruito un serbatoio per l’acqua che però non funziona, compagni, non stanno funzionando. Dicono che lì c’è una banca per investire denaro, non so se è una banca mondiale, statale, municipale, non so, ma non sta funzionando. Lì ci sono solo dei gusci vuoti e a pezzi. Non è come dicono una ‘città rurale’, un nome molto bello, in realtà lì non c’è niente. Per questo, come dicevano i compagni, perché credere nei progetti e cose così? Sono solo bugie.
(…)
Come dicevano i compagni, è parte della guerra del nemico, per questo alcuni compagni di questa zona si sono lasciati convincere da quelle e sono andati lì, e non è perché hanno una vita più degna. In molti posti ci sono quelli che escono dall’organizzazione o quelli che stanno nei partiti, ma i compagni basi di appoggio hanno una vita migliore. Quello che dicono delle città rurali sono solo bugie.
Per far capire la manipolazione ideologica del malgoverno a Santiago El Pinar, alle donne avevano promesso di realizzare dei pollai per la vendita delle uova. Le galline da uova hanno bisogno di molto mangime, e fornirono molte galline che all’inizio fecero molte uova, ma il governo non procurò anche il canale di mercato attraverso cui venderle. Le galline facevano molte uova ma che fare? Non si poteva entrare in competizione con i grandi negozi alimentari dove si vendono le uova. Allora i fratelli ci hanno raccontato che si spartirono le uova, ma il governo non fornì più il mangime e le galline cominciarono a deperire e smettere di fare uova. Ed allora le donne dissero ‘che cosa facciamo? Dobbiamo cooperare. Ma come facciamo se non ci sono più uova? Dove troviamo i soldi?’. Le galline morirono e quello che aveva detto il malgoverno non aveva dato risultati. Tutto questo è stato solo per mandare lì le telecamere a filmare la consegna delle galline, quanto era bello ecc. Ma nel giro di tre mesi tutto questo era finito.
Tra altre cose, come ha detto il compa che le case si gonfiano come rospi, c’è un altro problema. Le donne sono abituate a fare le tortillas sul fuoco, ma il pavimento è di legno, triplay, e non si può accendere un fuoco lì. Hanno fornito delle bombole di gas che però non sanno usare e che non durano neanche un mese, e così ci sono cumuli di bombole, c’è la stufa e non serve a niente. Nella nostra vita di contadini, indigeni, dietro la tua casetta c’è la verdura, la canna, ananas, banane, quello che c’è, com’è il nostro stile di vita, ma lì non c’è, c’è semplicemente una casa e punto. Non sanno cosa fare ma devono tornare a lavorare sul terreno che hanno lasciato, e questo comporta altre spese per andare e venire.
La politica del malgoverno è distruggere la vita in comune, la vita comunitaria, che tu abbandoni la tua terra o la venda, e così sei fregato. È una politica di ingiustizia, è creare altra miseria. Tutti i milioni che il malgoverno statale, municipale e federale riceve dall’ONU, che è l’Organizzazione delle Nazioni Unite, viene usato per organizzare chi provoca i problemi nelle comunità soprattutto contro di noi basi di appoggio.
È la continuazione della politica, quello di cui si parlava molto, adesso non vogliono più che se ne parli, sui media non compare più: è il Piano Puebla-Panama. Ora hanno trovato un altro nome perché il Piano Puebla-Panama è stato molto criticato, ma è la stessa cosa, hanno solo cambiato nome per continuare a portare l’individualismo nelle comunità, per distruggere quanto di comune ancora resta.
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La resistenza si sta facendo più o meno come la raccontiamo. A volte i
compagni lavorano nella milpa o nella piantagione di caffè, o se hanno del
bestiame a volte vendono un animale per avere un po’ di soldi, siccome il
malgoverno ci attacca con i suoi progetti di pavimenti di cemento, di case
moderne e con altre cose così che i fratelli priisti, dei partiti e di altre
comunità accettano.E sembra che ormai loro si sono abituati ai soldi, stanno sempre più col governo perché arrivi con altri soldi ed altri progetti, come hanno spiegato alcuni compagni di La Garrucha, e così sta accadendo nel Caracol di Morelia. A volte a questi fratelli vendono i tetti di lamiera, cosa che fa parte di un progetto del governo, il governo pensa di migliorare il suo partito ma succede il contrario grazie al frutto del lavoro dei compagni in resistenza.
Per esempio, un foglio di lamiera in un negozio di ferramenta costa sui 180 pesos, ma arrivano a venderla a 100 pesos, 80 pesos; ed arrivano mattoni da costruzione che nelle ferramenta costano 5, 6 o 7 pesos, ma loro li vendono a 3 pesos, 2 pesos. Ed i compagni, noi, siccome siamo in resistenza, non siamo abituati a spendere il frutto del nostro lavoro, sono loro quelli che comprano, e forse un giorno vedrete in qualche nuovo insediamento della lamiera colorata, ma è venuta dal lavoro dei compagni. È questo che sta succedendo anche là.
Ma il governo si è accorto dove va a finire il suo progetto. Non sta beneficiano i partiti, i priisti, ma se ne stanno approfittando gli zapatisti, dove manda i materiali da costruzione c’è già il muratore. All’arrivo del materiale c’è già il muratore e lì gli zapatisti migliorano le loro case, e per questo sta cambiando modi, come hanno fatto in molte forme i malgoverni che si sono succeduti dal ’94 ad oggi.
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Bene compas, spiegherò di nuovo la resistenza militare, come già spiegato
dalla compagna. A me tocca raccontare quello che è successo nel 1999 nell’ejido
Amador Hernández, municipio General Emiliano Zapata.A quel tempo, un giorno 11 di agosto, sono arrivati i militari, e noi compagne e compagni ci siamo opposti all’arrivo dei militari. Volevano prendere la comunità ed occuparono una sala da ballo e le compagne li affrontarono; li cacciarono da quella comunità. Ma la cosa andò avanti, si fece un presidio. Al presidio parteciparono tutti quelli della zona, del Caracol La Realidad. In quella situazione di resistenza arrivarono anche quelli della società civile e tutta quella resistenza riuscì perché era tempo di chaquiste [piccolo insetto che punge anche attraverso gli indumenti – n.d.t.], tempo di fango, stagione di pioggia. Non siamo caduti nelle loro provocazioni, non ci siamo scontrati militarmente, ma li abbiamo affrontati pacificamente.
Al presidio si organizzavano dei balli, ballavamo davanti ai militari. E si tenevano cerimonie religiose, si svolgevano eventi dei compas, facevamo dimostrazione politica della lotta.
Cosa fecero i militari? Cominciarono a temere che li convincessimo perché stavamo faccia a faccia con loro, allora i comandi militari dell’esercito installarono degli altoparlati perché non sentissero le nostre parole e li fecero allontanare un poco.
Che cosa successe? I compagni al presidio, avendone sentito parlare, si inventarono di fare degli aeroplanini di carta che lanciavano ai soldati. È così che è nata la prima forza aerea dell’Esercito Zapatista ad Amador Hernández, ma è solo di carta.
(…)
Tutto questo, compas, è successo in quella resistenza militare, li abbiamo affrontati a spintoni, compagni e compagne ed i militari su due file, e c’era un compa… un piccoletto, che quando i militari ci spingevano coi loro scudi e manganelli, il compa gli pestava i piedi e i militari anche lo calpestavano. Un soldato più grosso vide la scena e cominciò a ridere perché il compa e i soldati si pestavano i piedi a vicenda. Il soldato rideva ed il compa piccoletto gli dice: “che ti ridi piccoletto?”, ma il soldato era grosso, era il compagno ad essere piccoletto.
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Questo è quello che ho visto e sto vedendo. Il risultato è lì. Non abbiamo
mangiato tostadas per niente, e la tostada dà forza e saggezza. Si è fatto molto
uso del collettivismo, perché parlo in questo modo, compagni? Scusate le
parolacce, compagne, le abbiamo imparate dai compagni in ogni villaggio, in ogni
municipio, per affrontare i dannati saldati che sono dentro i nostri luoghi e
che ci perseguitano. Lì le compagne hanno imparato a difendersi, non so, con le
bastonate li devono cacciare i soldati, l’hanno fatto con la forza, con le
pietre o con le grida e con mentaderas [insulti]. Così si
sono organizzate le compagne, io l’ho visto ed ho presente quando le compagne si
convinsero ad affrontarli e dimostrarono che le compagne sono capaci di
farlo.(…)
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Anche le autorità hanno cominciato ad alternarsi ed accogliere le nostre
necessità che presentiamo in municipio da ogni villaggio, ogni regione ed ogni
centro. Così abbiamo lavorato e a poco a poco siamo progrediti. Po abbiamo
avviato il progetto di salute ed educazione e, come ha detto la compagna, nel
municipio abbiamo la clicnica “Compañera María Luisa” [nome di lotta di Dení
Prieto Stock, caduta in combattimento il 14 febbraio 1974 a Nepantla, Stato del
Messico, Messico] e nell’ejido San Jerónimo Tulijá la clinica “Compañera
Murcia-Elisa Irina Sáenz Garza”, una compagna che ha lottato ed è morta nel
rancho El Chilar [nella Selva Lacandona, Chiapas, Messico, nel febbraio dl
1974], viviamo vicini a dove è morta, per questo la nostra clinica porta il
suo nome.
Dení Prieto Stock |
Elisa Irina Sáenz Garza “Murcia” |
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(Continua…)
In fede.
Dalle montagne del Sudest Messicano.
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, Marzo 2013