Il califfato avanza a Homs, Aleppo e verso il confine con la Turchia.
Sulla graticola finisce anche il
presidente turco Erdogan che minaccia di altre censure la stampa
nazionale.
L’ennesima barbaria va in rete: lo
Stato Islamico ha pubblicato in internet un nuovo video che mostra
la terribile tortura a cui i miliziani hanno sottoposto un 14enne
siriano a Raqqa, la “capitale” dell’Isis.
Appeso ad un muro per
i piedi, il giovane Ahmed viene costretto con l’elettrochoc e le
frustate a confessare di voler attaccare il califfato.
Un video
folle, ottenuto dalla Bbc che è riuscita a intervistare Ahmed,
fuggito da Raqqa in Turchia dopo due giorni di torture e il carcere.
Anche sul campo di battaglia, intanto,
prosegue la vincente propaganda del califfo. Dopo Palmira, che ha
permesso al califfo di arrivare al cuore del paese, ora lo Stato
Islamico torna a minacciare la regione kurdo-siriana di Rojava. Kobane
ha resistito e ha vinto.
Adesso nel mirino c’è Hasakeh: l’offensiva
è partita sabato, da sud. I miliziani del califfato sono entrati per
4 km all’interno della città e posto un checkpoint a sud.
Domenica le milizie kurde sono
riuscite a riassumere il controllo di 8 villaggi a sud est di
Kobane, vicino la città di Raqa, assistiti dai raid della coalizione
anti-Isis. Altre 4 comunità sono state riprese nell’area di Hasakeh.
Gli scontri, riportano fonti locali, sono ancora in corso.
L’offensiva
contro Hasakeh è iniziata dopo l’uccisione da parte di miliziani
kurdi di 20 civili accusati di affiliazione all’Isis e la
demolizione di case di sospetti miliziani a Ras al-Ain e Tal Tamr.
Un fine settimana denso di vittorie
per il califfo, che ha strappato ancora territorio sia al governo di
Damasco che a gruppi di opposizione rivali. Si è allargato nella
provincia di Homs, al centro, e in quella di Aleppo, a nord ovest.
Secondo i calcoli dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, le
recenti conquiste hanno regalato al califfato il controllo di
un’area di 300mila km quadrati, grande quanto l’Italia.
E ora un altro punto rischia di essere
segnato: l’Isis sta avanzando verso la città di Marea, sulla strada che
porta alla Turchia. Ma il confine, nei fatti, è già stato preso:
domenica lo Stato Islamico ha assunto il controllo della città di
Soran Azaz e dell’area intorno al valico di confine con il
territorio turco, Bab al-Salam, tra Aleppo e la provincia turca di
Kilis.
Un pericolo per i gruppi ribelli che da tempo ricevono armi
e aiuti dalla frontiera turca.
Sulla graticola finisce così anche il
presidente-sultano turco Erdogan: la scorsa settimana i media
avevano riportato le dichiarazioni di un procuratore e alcuni
gendarmi che
accusavano Ankara di aver fornito armi a gruppi
estremisti in Siria, a bordo di camion
scortati dai servizi segreti.
Oggi Erdogan vomita la sua rabbia sulla stampa: il presidente ha
minacciato il quotidiano Cumhuriyet per aver pubblicato
immagini dei camion di proprietà dei servizi.
«L’indiviudo che ha
riportato la vicenda come una storia esclusiva pagherà un prezzo
alto. Non la lasceremo passare». L’ascia della censura di Stato
potrebbe di nuovo zittire le voci indipendenti turche.
Di Chiara Granati-Il Manifesto