di Maria G. Di Rienzo*
Il 4 maggio scorso, il corpo senza vita della ventiduenne Lesby Berlin Osorio è ritrovato nei giardini del campus dell’Università nazionale autonoma del Messico.
Le indagini non hanno portato risultati a tutt’oggi, ma gli investigatori – e di conseguenza i media – hanno offerto alla morbosità del pubblico una cascata di dettagli (e non si sa neppure quanto rispondenti a realtà) sulla sua vita personale.
“Aveva consumato alcol e droghe con il suo ragazzo”, “Il ragazzo ha deciso di andarsene ma lei l’ha seguito e ha dato inizio a un litigio” (secondo quanto lui dice, perciò dev’essere vero, giusto?), “Non studiava”, “Conviveva”, ecc. ecc.
Il suggerimento neppure sotteso è questo: la giovane donna se l’è andata a cercare, ha provocato la violenza che l’ha uccisa.
Niente di nuovo, è vero, ci siamo abituate.
Ma non siamo obbligate ad accettarlo, sapete.
Le donne messicane, per esempio, hanno deciso che ne hanno abbastanza di questa manfrina ed è così che è apparso su Twitter l’hashtag #SiMeMatan (Se mi uccidono) a corredare migliaia di messaggi del genere, che anticipano le colpe di cui le donne saranno accusate una volta uccise.
–
Se mi uccidono: convivo da nove anni, ho avuto tre figli da due uomini
diversi. Bevo un bel po’ di birra e sono sempre stata io a dirigere la
mia vita.
– Se mi uccidono, diranno
che ho avuto un aborto, che le mie figlie sono nate con il parto
cesareo, che le lasciavo all’asilo tutto il giorno e che badavo solo a
me stessa.
– Se mi uccidono, diranno
che me la sono andata a cercare, cosa ci facevo là, guardate i suoi
tatuaggi, le sue cicatrici, le piaceva fare una vita da gangster, non è
nessuno – è solo una donna.
– Se mi uccidono sarà perché sono una femminista, perché uso i leggings, perché mi piace camminare da sola la sera tardi e perché ho amici maschi. Cosa potevo aspettarmi di buono.
–
Se mi uccidono, mi diffameranno e faranno di me una criminale. Accadrà
per qualcosa che ho fatto, o per qualcosa che non ho fatto: non ha
nessuna importanza.
– Se mi uccidono mentre
sono alticcio e solo in un vicolo scuro non sarò biasimato per il mio
omicidio, perché non sono una donna.
.* Giornalista, formatrice e regista teatrale femminista, autrice del blog lunanuvola.
tratto da Comune.info