di Gilberto López y Rivas
Oggi sul territorio nazionale, ed in altri paesi del mondo solidale
(tra cui Francia, Spagna, Grecia e Stati Uniti), si svolge una giornata
contro la militarizzazione dei territori e delle comunità zapatiste che è
stata denunciata dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e metodicamente analizzata dal Centro de Derechos humanos Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba).
Inoltre, il Frayba ha registrato atti di spionaggio nell’accampamento di osservazione internazionale della Realidad che, ugualmente, minano l’integrità e la sicurezza di chi svolge il monitoraggio.
Questo processo di militarizzazione sta avvenendo anche attraverso l’aumento dell’attività dei gruppi paramilitari, come la Sedena, in una reinterpretazione della vecchia metafora di togliere l’acqua ai pesci rivoluzionari (isolarli dal popolo), contempla nei suoi manuali di contro-insurrezione, poiché nell’azione controrivoluzionaria dà migliori risultati introdurre pesci più arditi sul teatro di guerra. Ricordiamo il crimine di Stato di Acteal, o il lavoro che svolgono i sicari nei territori in resistenza per comprendere questo contributo metaforico dell’esercito messicano alla controinsurrezione mondiale.
L’EZLN nel comunicato che denuncia l’offensiva militare, segnala: “Pattugliamenti e sorvoli non seguono le rotte del narcotraffico, né quelle delle lente carovane delle sorelle e fratelli migranti che fuggono da una guerra che ci si rifiuta di chiamare col suo nome… per raggiungerne un’altra che si nasconde dietro un governo federale tutto chiacchiere e cialtroneria. No, questa minaccia di morte percorre per aria e terra le comunità indigene che vogliono mantenersi in resistenza e ribellione per difendere la terra, perché in lei sta la vita. Ora, inoltre, membri dell’Esercito Federale e dell’Aeronautica si addentrano nelle montagne e compaiono nelle comunità dicendo che sta arrivando la guerra e che stanno solo aspettando ordini ‘dall’alto’”. A questo punto la domanda d’obbligo è: “Chi sta dando gli ordini?”.
Nel resto del paese, la militarizzazione (e paramilitarizzazione) si concretizza da una parte, nell’avvio della Guardia Nazionale che costituisce la consegna, così legalizzata, della pubblica sicurezza ai soldati e, dall’altra, nel ruolo assegnato alla criminalità negli omicidi di dirigenti indigeni difensori del territorio e della Madre Terra e consiglieri del CNI-CIG, molti di loro comunicatori di radio comunitarie, come Samir Flores Soberanes, giustiziato 10 giorni dopo l’annuncio del proseguimento del Progetto Integrale Morelos.
Questo processo di militarizzazione e paramilitarizzazione dei territori zapatisti, o in resistenza anticapitalista, avviene senza che gli intellettuali organici alla Quarta Trasformazione si agitino, occupati come sono a scrivere epistole di sostegno incondizionato all’Esecutivo federale, o accettare portafogli chiave del gabinetto per l’eventuale conferimento dei permessi necessari per continuare con i megaprogetti di morte.
L’attuale crisi di civiltà globale scatena la radicale distruzione delle basi della vita. Tra le sue principali forme ci sono l’etnocidio, l’ecocidio o il capitalismo necropolitico. (Si veda l’eccezionale libro di Luis Arizmendi/Jorge Beinstein, Tiempos de Peligro: Estado de excepción y guerra mundial. UAZ-Plaza y Valdés Editori, Messico, 2018). Il pensiero critico contemporaneo si sta approfondendo nella denuncia delle nuove forme di distruzione che implica, necessariamente, riferire l’accumulazione per appropriazione di beni pubblici, di beni comuni e di beni generici (come i codici genetici o l’acqua) (Arizmendi, ibidem p. 20), fino ad arrivare alla politica di morte come fondamento di un’accelerata accumulazione basata sull’economia criminale.
Il processo di militarizzazione in Chiapas apre il pericolo di una nuova Acteal. La smilitarizzazione, lo smantellamento dei gruppi paramilitari ed il rispetto delle comunità zapatiste, dei loro territori e dei loro processi di autonomia devono essere messi in pratica immediatamente. L’EZLN non è solo!
Traduzione “Maribel” – Bergamo
Testo originale: https://www.jornada.com.mx/2019/05/31/opinion/021a2pol
Foto: Daliri Oropeza