domenica 6 luglio 2025

Messico - III.- POST SCRIPTUM PATRIOTTICO Un incubo con stemma, inno e bandiera (e, ovvio, CURP biometrico)

 


III.- POST SCRIPTUM PATRIOTTICO
Un incubo con stemma, inno e bandiera (e, ovvio, CURP biometrico)

Proviamo a immaginare uno scenario di fantasia: le postazioni che le forze armate nordamericane hanno preso al confine con il Messico e nelle acque del Golfo del Messico e del Pacifico, non servono per minacciare, fare pressione o tenere d’occhio i cartelli.
Neanche per blitz o incursioni lampo contro qualche cartello.
La disposizione strategica di quelle forze è per un’invasione.

Se così fosse, allora i riferimenti all’inno nazionale sarebbero solo retorica. Un richiamo all’unità nazionale, come ai tempi di Luis Echeverría Álvarez e José López Portillo.
(ndt: presidenti messicani degli anni ’70 e ’80, noti per il populismo e la repressione)

Sempre seguendo questa supposizione, ci si aspetterebbe che i cattivi governi comincino i preparativi: si attiverebbe il Servizio Militare Obbligatorio e si istruirebbe la popolazione civile all’uso delle armi da fuoco, alla costruzione di difese, all’uso di rifugi e coperture, alla conoscenza del territorio, alla catena di comando.
Certo, per questo bisognerebbe dotare la popolazione civile di armi, anche rudimentali.
E le forze armate riorienterebbero le proprie azioni alla preparazione della difesa.

La prova che tutto questo è impensabile per i governi è che proprio la cosiddetta legge sulla Guardia Nazionale approvata va nella direzione opposta.
Tutta la struttura e la strategia delle forze armate in Messico sarebbe, in termini militari, disposta non per la difesa da un attacco esterno, ma per il controllo interno.
E gli eserciti non starebbero progettando, costruendo e amministrando i megaprogetti della propaganda ufficialista della 4T.
(ndt: 4T è la sigla di “Cuarta Transformación”, “Quarta Trasformazione”, il progetto politico di López Obrador che richiama le tre “grandi trasformazioni” della storia messicana: Indipendenza, Riforma e Rivoluzione)

Supponiamo che il signor Trump non si accontenti di piegare il Messico con dazi, chiusure selettive delle frontiere e misure commerciali e finanziarie.
Supponiamo che Trump sia uno a cui prude l’ego, desideroso di “entrare nella storia” (vi ricorda qualcuno?).
Supponiamo che non gli basti un dominio discreto e silenzioso sul suo obiettivo, e che abbia bisogno di fare scena e pensi che nulla funzioni meglio delle armi per farlo.
Supponiamo che Trump sia un bullo che non solo ha bisogno di umiliare, ma vuole che si veda, che quel gesto vigliacco “serva da lezione”.
Certo, intelligente non è, ma ha l’arma carica e il dito sul grilletto.

Cosa avrebbe a suo favore?

Un punto essenziale per un’invasione è avere una casus belli, un motivo, insomma, per quella guerra.

Eduardo Ramírez Aguilar, che sostiene di governare lo stato sudorientale del Chiapas, avrebbe già dato ai gringos l’indicazione da seguire in questo scenario ipotetico.
(ndt: “gringos” è un termine colloquiale e ironico con cui in Messico ci si riferisce agli statunitensi)

Le sue forze armate locali hanno invaso momentaneamente il vicino Guatemala e lui ha subito giustificato la figuraccia accusando quel governo… di complicità e protezione del crimine organizzato (esattamente quello che dicono i gringos del Messico).
Certo, dal centro gli è arrivato uno scapaccione, ma il danno era – ed è – fatto.

Con la nuova prerogativa, le forze militari, invece di spiare chi critica e si oppone alla 4T, raccoglierebbero informazioni sul terreno e sulle capacità militari del probabile aggressore.

Da parte sua, l’aggressore raccoglierebbe le informazioni necessarie sull’obiettivo dell’invasione.
E, come si è visto, peserebbero più le informazioni sul carattere del nemico, la sua psicologia, il suo modo di essere, insomma.

Un altro elemento da considerare in quell’invasione ipotetica sarebbe: ha sostegno locale sul territorio invaso?

Perché, a differenza dell’Ucraina e della Palestina, dove non è emerso – o non ancora – un Juan Guaidó come in Venezuela, in Messico sì che c’è chi sospira e aspira a diventare parte degli Stati Uniti.
(ndt: Juan Guaidó è un politico venezuelano che si autoproclamò presidente ad interim con l’appoggio degli USA)

L’estrema destra (nota anche come “l’opposizione”) vuole farsi notare.
Il baccano che fanno tutti e sette i giorni della settimana non è diretto al votante.
Quello ormai milita con l’ufficialismo, grazie a sussidi sociali sempre più rachitici nel momento in cui arrivano al destinatario.

Sbaglia l’ufficialismo a gongolare perché l’isteria della destra non produce effetti visibili nelle elezioni.

L’estrema destra non fa i capricci per farsi guardare dalla gente del Messico.
Lo fa per farsi notare dal “nord brutale e confuso”.
(ndt: espressione usata storicamente nei comunicati zapatisti per indicare in forma ironica e critica gli Stati Uniti)

Questo settore, pur essendo numericamente piccolo, fa un bel casino sui media.
Però ha almeno due problemi:

Uno: quando uscire allo scoperto per quello che sono.
E quando dicono, tra un sorso e l’altro, “Il Messico non sarà il Venezuela”, lo fanno pensando di non mostrarsi fino a quando la bandiera a stelle e strisce non sventolerà sul vecchio Palazzo di Cortés.
“Non saremo Juan Guaidó, che è rimasto ad aspettare lo sbarco dei marines”, si dicono.

Ma due: il problema più grosso che hanno è decidere chi riceverà l’invasore come anfitrione.
E nel tentativo di mettersi davanti, si svelerebbero.
Alito? Anaya? Salinas Pliego? Un triunvirato?
Quest’ultimo ha il fascino del classico.

In generale, oggi la 4T deve molto all’estrema destra.
I suoi rutti mediatici le danno coesione interna, discorso patriottardo e munizioni per le conferenze stampa del mattino e per i pennivendoli di turno.
(ndt: “la mañanera” è la conferenza stampa quotidiana tenuta dal presidente López Obrador prima e ora da Claudia Sheinbaum alle 7 del mattino)

su questo sguardo al passato, l’estrema destra e il governo ufficiale si ritrovano d’accordo (Movimento di Rigenerazione Nazionale, Partito Verde Ecologista e Partito del Lavoro — tre partiti che nei loro nomi stessi racchiudono un paradosso).

Una e un’altra volta, nella scuola quadri di quei partiti, cioè nella “mañanera”, si ripete che il passato preispanico fu splendido (in realtà, si riferiscono alla loro adorazione per l’impero azteco — che, appunto, era un impero). Per questo riscrivono la storia per adattarla ai propri comodi.

Mentre l’estrema destra sospira per vedere l’esercito nordamericano marciare su Reforma, nell’ufficialismo alcuni sognano che arrivi l’esercito russo; altri quello cinese, e, beh, il PT brama l’arrivo dell’esercito… della Corea del Nord!

Tra estrema destra e ufficialismo la questione sarebbe chi starebbe in cima alla piramide. Un cambio alla cima della piramide o un cambio di piramide, insomma.

In questo scenario ipotetico, vi immaginate i prodi della 4T impugnare un FX-05 Xiuhcóatl (Serpente di Fuoco) calibro 5.56 mm? Li immaginate affrontare a petto nudo le pallottole dell’invasore? O li vedete correre a nascondersi? Ops, in questo scenario ipotetico non c’è dove nascondersi. A meno che non cambino schieramento…

Già, avete ragione: meno male che tutto ciò non succederà! Non c’è nulla all’orizzonte che faccia pensare a una cosa simile. Sono solo le voglie del Capitano di rompere le scatole e rovinare il pranzo.

-*-

Se si guarda alla classe politica, questo paese chiamato Messico è un paese di molte menzogne. Tanti capi — e cape, si capisce. Generali in abbondanza, truppa scarsa. Ognuno e ognuna con la propria guerra per salire nella piramide. I loro appelli all’unità nazionale sono inutili perché nemmeno riescono a unire il proprio partito.

In più: corruzione, inefficienza e incapacità (per esempio, contro inondazioni e siccità), demagogia riciclata, indigenismo da vetrina, voci “indipendenti” a pagamento: freelance e sicari della mañanera, delle colonne di opinione, dell’istituzionalizzazione dell’inganno (perché un “bignami” è una vecchia truffa scolastica).

Intanto, come segno del cambiamento, il paese passa dall’essere un cimitero clandestino a una zona di sparizioni. E lo si celebra come progresso: “sono diminuite le morti violente”, anche se ora aumentano le sparizioni. Il Non-Luogo come patria col CURP biometrico.

-*-

Dubbi:

1.- Quindi bisognava seminare mais e fagioli, e non alberelli commerciabili?

2.- Dato che l’ufficialismo riconosce la distruzione della natura con il Tren Maya (“non abbatteremo nemmeno un albero”, disse il Supremo), e in linea con la politica estera del chiedere scuse, chiederanno perdono alle persone di “Salvami dal treno” per insulti, pressioni e attacchi, e riconosceranno che avevano ragione nelle loro denunce? E alle comunità indigene colpite?

3.- Ah, quindi non era vero che avevano finito il cosiddetto huachicol?

4.- L’attuale situazione significa che la politica degli “abbracci e non schiaffi” è servita a…?

5.- Allora il Salinas “buono” (Ricardo Salinas Pliego) non era tanto buono, e fu un errore finanziarlo affidandogli i programmi del Bienestar nei primi anni del passato sexenio? Ora il Salinas “cattivo” (Carlos Salinas de Gortari) diventerà “il dottor Salinas”?

6.- Perché c’è tempo, disponibilità e “buona volontà” per ricevere l’ambiguo Carlos Slim, il segretario di Stato yankee e i grandi imprenditori (bella gente, eh), ma non per ricevere la CNTE e le madri che cercano i loro figli? Perché sono brutte? Perché sono “mangia-quando-ce-n’è-e-quando-no-eh-pazienza”? Ah, perché stanno alla base della piramide?

7.- Accusando l’ineffabile Alfonso Romo di riciclaggio di denaro, il governo gringo dimostra di aver imparato dal crimine organizzato? Così come, per avvertire Clara Brugada di non uscire dai binari, le assassinano due collaboratori? O per chi è l’avvertimento?

-*-

Ma non tutto è svergognamento della classe politica, nazionale e internazionale, là in alto.

In basso…

C’è chi cerca e, seppur in ritardo, non si arrende, non si vende e non cede.

C’è chi non guarda verso l’alto, ma guarda allo specchio.

C’è chi, vedendosi in altri, altre, altrə, si ritrova.

Perché “su tutto il pianeta nascono e crescono ribellioni che si rifiutano di accettare i limiti di schemi, regole, leggi e precetti. Perché non ci sono solo due generi, né sette colori, né quattro punti cardinali, né un solo mondo.”
(Semillero Comandanta Ramona, 9 agosto 2018)

Dalle montagne del Sud-Est Messicano.

El Capitán.
México, già a luglio del 2025.

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/07/02/3-posdatas-3-iii-posdata-patriotica-una-pesadilla-con-escudo-himno-y-bandera-y-claro-curp-biometrico/

 

Traduzione 20ZLN

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!