martedì 12 luglio 2011

Albania - Il gran ballo delle privatizzazioni

Un elenco di 1280 nomi. Una lista che comprende tutti gli invitati al gran ballo delle privatizzazioni in Albania. Un boccone goloso, che comprende la società petrolifera Albpetrol, le Poste nazionali, e le proprietà del ministero della Difesa. Si dovrebbe cominciare, secondo quanto stabilito in una riunione del Consiglio dei Ministri di Tirana il 5 luglio scorso, da quattro centrali idroelettriche.

''La direzione è obbligata: dobbiamo andare verso la privatizzazione completa'', ha commentato il premier albanese Sali Berisha, al termine del consiglio. Si tratta delle centrali di Ulez, Shkopet e Bistrica 1 e 2, che producono il 5,5 percento del fabbisogno energetico dell'Albania. Entro la fine del 2011, inoltre, il governo ha deciso di mettere sul mercato la compagnia nazionale del petrolio, l'Albpetrol, e il gigante delle assicurazioni, la INSIG. Dopo di che toccherà alla compagnia telefonica nazionale, l'Albtelekom, la raffineria petrolifera ARMO, i distributori dell'energia OSSH e CEZ.

venerdì 8 luglio 2011

Israele - In arrivo la "flotilla" aerea


“Ogni stato ha il diritto di impedire l’ingresso di provocatori all’interno dei propri confini” ha dichiarato mercoledì mattina Benjamin Netanyahu durante un incontro con i capi dei servizi israeliani di sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion (Tel Aviv). E se i cosiddetti “provocatori” sono in realtà 600 attivisti internazionali che arriveranno a Tel Aviv l’8 luglio per partecipare a delle attività di solidarietà col popolo palestinese?
“Come stato democratico sovrano, Israele non permetterà a questi hooligans di fare propaganda, fomentare proteste illegali e minare la pace del paese. Li rispediremo al loro paese di provenienza, secondo le convenzioni ed il diritto internazionale” ha dichiarato ieri il ministro della sicurezza pubblica Yitzhak Aharonovitch. Anche le misure di sicurezza verranno rafforzate: centinaia di poliziotti, compresi i membri dell’unità speciale anti-terrorismo, e personale aggiuntivo presidiano da oggi l’aeroporto per scongiurare qualsiasi imprevisto. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, alcune agenzie governative si stanno preparando per scenari estremi, come ad esempio tentativi da parte degli attivisti di darsi fuoco.
Più di 600 persone sono attese al Ben Gurion venerdì prossimo. La novità è che durante l’interrogatorio a cui verranno sottoposte entrando in Israele, tutte dichiareranno il vero, diranno cioè di andare in Palestina per partecipare all’evento “Welcome to Palestine” che si svolgerà dal 9 al 16 luglio 2011 in diverse città e villaggi della Cisgiordania. Solitamente non si racconta mai la verità: andare nei Territori Palestinesi non è considerato “accettabile” da Israele. Ci si finge pellegrini o turisti.

Mediterraneo : La primavera finita

Nelle Arabie le primavere sono brevi. Sarà per questo che siamo repentinamente slittati dalla lirica rivoluzionaria alla stagione di depressione economica, emergenza sociale e insicurezza geopolitica che investe lo spazio affacciato sul nostro mare. Rimossi i tiranni tunisino ed egiziano, le aspirazioni alla libertà e alla democrazia sono frustrate dalla reazione dei poteri tradizionali, militari in testa.

Quanto alla Libia, non esiste più: il fantasma della Grande Somalia rischia di materializzarsi. Dalla Siria allo Yemen via Bahrein, siamo alla guerra civile o all'instabilità cronica. Se le sabbie mobili inghiottissero la monarchia saudita, sancta sanctorum del pluriverso islamico e serbatoio energetico mondiale, sarebbe inverno gelido per tutti.

Il rosario di rivoluzioni e controrivoluzioni in corso lungo la sponda Sud del Mediterraneo si profila come espansione dell'area di instabilità afro-asiatica prodotta dall'esaurirsi della guerra fredda. Anche perché la superpotenza residua sta concentrando le sue risorse in Asia orientale e nel Golfo, a scapito di Europa, Nordafrica e Mediterraneo.

La ritirata strategica di Obama carica le squattrinate subpotenze europee di responsabilità che non sono in grado di sostenere. Sicché la bolla dell'instabilità si gonfia a impressionante velocità, fino a premere su tre fronti di affermata solidità: Germania, Russia e Cina. Le uniche potenze oggi in grado di condizionare l'America.

venerdì 1 luglio 2011

Cina - L'economia del binario


Cina binaridi Gabriele Battaglia

In una Cina dove il rallentamento dell'economia e la diseguaglianza sempre più marcata fanno esplodere tensioni sociali un po' ovunque, il dibattito sull'alta velocità ferroviaria impazza nei media. Il nesso non è casuale: i treni veloci sono infatti visti come uno strumento, uno dei più efficaci, per portare il benessere ovunque. Sui diecimila chilometri di binari già costruiti per l'alta velocità, viaggiano non solo le nuove locomotive-proiettile, ma anche l'immagine della Cina all'avanguardia, tecnologicamente innovativa.
Chi è a favore, sottolinea che l'alta velocità permette di connettere meglio le regioni sviluppate della costa orientale con quelle occidentali, che scontano ancora ritardi. Una rete moderna di trasporti permetterebbe di creare una struttura industriale a ovest, di sfruttare meglio il mercato eurasiatico e di dipendere meno dal trasporto via mare. Ridurrebbe anche la distanza tra fonti energetiche e industrie. Infine, attirerebbe nelle regioni occidentali più popolazione, rafforzando così l'identità nazionale di quelle aree e la sicurezza ai confini. È chiaro il riferimento allo Xinjiang, dove la nuova zona economica speciale di Kashgar, debitamente connessa con l'alta velocità, farebbe da trampolino di lancio per l'espansione economica cinese in Asia centrale.
 
Ma i critici non mancano.

Estate 2011 - Associazione Ya Basta in Chiapas e Messico

Con le comunità zapatiste e con le mobilitazioni in Messico


"SÓLO PUEDE HABER VIDA SI HAY LIBERTAD, JUSTICIA Y PAZ"
Ai primi di maggio in Messico la grande marcia, lanciata dal poeta Javier Sicilia, ha portato in piazza nella capitale miglaia di messican@. Contemporaneamente si sono svolte manifestazioni in tutte le città del paese da nord a sud, mentre a San cristobal gli zapatista riempivano la città, arrivando da tutti i Municipi autonomi. Una grande mobilitazione che ha messo al centro l’insopportabile situazione generata nel paese dalla "guerra al narcotraffico" con la sua lunga lista di persone uccise come "danni collaterali". "Basta, non ne possiamo più del Governo e dei narcos" è stato lo slogan semplice e chiaro che ha accomunato le famiglie delle vittime civili di una guerra interna che ha portato con sè la militarizzazione della vita sociale messicana. Una guerra interna di apparati, cartelli, istituzioni che stritola la libertà, che distrugge la vita, che approfitta per eliminare i movimenti sociali e le realtà di base. Gli zapatisti continuano la loro esperienza di autogoverno e costruzione di un’alternativa reale, costruiscono la loro azione politica nella pratica del comune. Saremo in Chiapas nell’estate 2011 per andare nelle comunità zapatiste, continuare i progetti di cooperazione per la difesa dei beni comuni, come il Progetto Agua para Todos, e saremo in Messico per condividere le aspirazioni di giustizia, libertà e pace che si esprimono nel paese.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!