mercoledì 3 dicembre 2008

LETTERA DEI MOVIMENTI SOCIALI AL PRESIDENTE LULA

(Presentata ad alcuni ministri nell'incontro del 26 novembre)
Presidente Lula,
Siamo contenti che il governo federale abbia preso l’iniziativa di ascoltare i movimenti sociali, sindacali, popolari, le pastorali sociali e gli enti che operano organizzando il nostro popolo, di fronte al gravequadro di crisi che già si fa sentire e che ­ tutto porta a credere ­si approfondirà, colpendo la nostra economia, la nostra società e soprattutto il popolo brasiliano.
Vogliamo approfittare di questa opportunità per manifestare le nostre proposte concrete che riteniamo il governo federale debba assumere per preservare, soprattutto, gli interessi del popolo e non soltanto quellidelle imprese e del profitto del capitale.L’insieme di queste proposte si inserisce nell’idea che ci accomuna tutti che dobbiamo approfittare della breccia della crisi per cambiare la politica macroeconomica di natura neoliberista e andare costruendo un nuovo modello di sviluppo nazionale, basato su altri parametri, soprattutto sulla distribuzione del reddito, sulla creazione di posti di lavoro e sul rafforzamento del mercato interno.La nostra preoccupazione fondamentale è far sì che la necessità di un cambiamento porti ad assumere misure concrete che puntino a migliorare le condizioni di vita del nostro popolo, garantendo i diritti all’educazione pubblica, gratuita, democratica e di qualità a tutti i livelli, ad abitazioni dignitose, all’accesso alla cultura e alle riforme urbana e agraria. Purtroppo, la maggioranza del nostro popolo non ha accesso a questi diritti basilari. Sappiamo che i forti interessi dei capitalisti locali, delle imprese transnazionali e, soprattutto del sistema finanziario concentranosempre più ricchezza, reddito e impediscono che il nostro popolo usufruisca della ricchezza che produce.Siamo ormai stanchi di tanta dominazione capitalista e ora assistiamo alle crisi finanziarie e all’offensiva degli interessi dell’impero che controlla le ricchezze naturali, minerali, l’acqua, i semi, il petrolio, l’energia e ifrutti del nostro lavoro.Di fronte a questo, vogliamo presentarle alcune proposte concrete per poter risolvere realmente i problemi del popolo e impedire che di nuovo le grandi imprese transnazionali e le banche trasferiscano sul popolo il costo della crisi.
PROPOSTE DI ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE
1. Sosteniamo come risposta alla crisi il rafforzamento della strategia di integrazione regionale, che si materializza a partire da meccanismi come: MERCOSUL, UNASUL e ALBA.
2. Appoggiamo misure come la sostituzione del dollaro nelle transazioni commerciali con monete locali, come recentemente hanno fatto Brasile e Argentina, e suggeriamo che questa misura debba essere adottata dall’insieme dei paesi dell’America Latina.
3. Sosteniamo il consolidamento più rapido possibile della BANCA DEL SUD, come un agente che promuova lo sviluppo regionale e che aiuti la crescita del mercato interno tra i paesi dell’America Latina e come un meccanismo di controllo delle nostre riserve, per impedire la speculazione delle banche, del FMI e degli interessi del capitale degli USA.
4. Affermiamo che l’attuale crisi economica e finanziaria è responsabilità dei paesi centrali e degli organismi diretti da loro, come il WTO, la Banca Mondiale e il FMI. Sosteniamo un nuovo ordine internazionale, che rispetti la sovranità dei popoli e delle nazioni.
5. Chiediamo il vostro impegno per il ritiro immediato di tutte le forze straniere da Haiti. Nessun paese dell’America Latina deve avere basi e presenza militare straniera. Proponiamo, invece, la costituzione di un fondo internazionale solidale per la ricostruzione economica e sociale di quel paese. Ci dichiariamo inoltre contrari alla riattivazione della Quarta Flotta della Marina da Guerra degli USA in acque latinoamericane.
PROPOSTE DI POLITICA INTERNA
1. Mettere sotto controllo e ridurre immediatamente i tassi di interesse
2. Imporre un rigoroso controllo dei movimenti del capitale finanziario speculativo, istituendo quarantene e impedendo la libera circolazione, penalizzando con elevate tasse i profitti speculativi.
3. Sosteniamo che tutti i governi devono utilizzare le ricchezze naturali, dell’energia, del petrolio, dei minerali, per creare fondi solidali da investire in una soluzione radicale dei problemi del popolo, cioè dandoattuazione al diritto al lavoro, all’educazione, alla terra, alla casa. Per questo il governo brasiliano deve cancellare immediatamente la nuova asta del petrolio fissata per il 18 dicembre
4. Il governo federale deve rivedere la politica relativa al mantenimento del superávit primário, che è un vecchio e superato orientamento del FMI ­uno dei responsabili della crisi economica internazionale. E dobbiamo usare le risorse del superávit primário per fare grandi investimenti governativi, finalizzati alla costruzione di trasporti pubblici e di case popolari per i bassi redditi, dando così grande valore alla riforma urbana e agraria, incentivando la produzione di alimenti per l’agricoltura familiare e contadina. Sono necessari investimenti massicci nella costruzione di scuole, per pagare gli insegnanti, per universalizzare l’accesso all’educazione dei nostri giovani, a tutti i livelli, in scuole pubbliche, gratuite e di qualità.
5. Riteniamo che il governo debba stabilire degli obiettivi per la creazione di nuovi posti di lavoro, a partire da un ampio programma di incentivazione alla creazione di posti di lavoro formali, in particolare per i giovani. Innalzare immediatamente il salario minimo e i benefici della previdenza sociale, come principale forma di distribuzione del reddito tra i più poveri. 6. Mettere sotto controllo i prezzi dei prodotti agricoli pagati ai piccoli produttori, realizzando un massiccio programma di garanzia degli acquisti di alimenti, attraverso la CONAB. Oggi, le imprese transnazionaliche controllano il commercio agricolo stanno penalizzando gli agricoltori, riducendo del 30% in media i prezzi pagati per il latte, il mais, i suini e i polli. Ma, al supermercato il prezzo continua a salire.
7. Revocare la Legge Kandir e tornare a mettere tasse sulle esportazioni di materie prime agricole e minerali perchè la popolazione non sia penalizzata nello sforzo di stimolare l’esportazione
8. Il governo federale non può usare denaro pubblico per sussidiare e aiutare a salvare le banche e le imprese speculatrici, che hanno sempre guadagnato molto denaro e ora, nella crisi vogliono trasferire i loro oneri sulla società intera. Chi ha sempre difeso il mercato come il proprio “dio-regolatore” ora deve accettarne le conseguenze. In questo senso le banche pubbliche (BNDES, Cassa Econômica Federale e Banca del Brasil) dovrebbero essere indirizzate non a soccorrere il grande capitale ma a operare a beneficio dei popoli.
9. Ridurre la giornata lavorativa in tutto il paese e in tutti i settori, senza riduzione di salario, come una delle forme per aumentare i posti di lavoro. E penalizzare duramente le imprese che stanno licenziando.
10. I media sono sempre concentrati nelle mani di pochi gruppi economici. Questo quadro rafforza la diffusione di un pensiero unico che privilegia il profitto a danno delle persone e esclude la visione di segmenti della società e delle loro organizzazioni dal dibattito pubblico. Per rovesciare questa situazione e collocare i media al servizio della società bisogna ampliare il controllo della popolazione sulle concessioni di radio e TV, rafforzare la comunicazione pubblica e garantire le condizioni per il funzionamento di radio comunitarie, ponendo fine alla repressione nei loro confronti. Per tutto questo è urgente che il governo federale convochi la Conferenza Nazionale per la Comunicazione.
11. Per garantire i territori e l’integrità fisica e culturale dei popoli indigeni e dei quilombos come stabilisce la Costituzione, il Governo federale deve continuare a delimitare le terre e rendere effettiva la liberazione di questi territori in tutto il paese, senza cedere alle crescenti pressioni di settori anti-indigeni ­ sia politici che economici. Nella lotta per i propri diritti territoriali, i popoli indigeni e dei quilombos hanno affrontato violenze e discriminazione sempre più forti in tutto il paese. Chiediamo una attenzione particolare, in questo momento, di fronte all’urgenza di delimitare le terre tradizionali del popolo indigeno Guarani Kaiowá che vive nel Mato Grosso do Sul. Attualmente sono confinati in infime porzioni di terra e, soprattutto a causa di questo, c’è un alto indice di suicidi tra il popolo.
12. Realizzare una “auditoria integral” sul debito pubblico per lanciare le basi tecniche e giuridiche per la rinegoziazione sovrana del suo montante e del suo pagamento, considerando i debiti storici sociali e ambientali rispetto ai quali il popolo lavoratore è creditore
13. Sosteniamo una riforma politica che ampli gli spazi di partecipazione del popolo alle decisioni politiche. Una riforma non solo elettorale ma che accresca gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa
14. In tempi di crisi c’è una aggressione predatoria nei confronti delle risorse naturali, come forma di accumulazione facile e rapida. Per questo non possiamo accettare le proposte irresponsabili di cambiamenti nella legislazione ambientale da parte dei rappresentanti dell’agrobusiness, che pretendono di ridurre le aree di riserva legale in Amazzonia e altre aree (...) in ciò che resta della Mata Atlatica. Proponiamo la creazione di una politica di preservazione e recupero delle biomasse brasiliane.
15. Contro la criminalizzazione della povertà e dei movimenti sociali. Per la fine della violenza e per il libero diritto di manifestazione di chi lotta in difesa dei diritti economici, sociali e culturali dei popoli.Speriamo che il governo aiuti a lanciare un ampio processo di discussione nella società, in tutti i segmenti sociali, perchè il popolo brasiliano capisca la gravità della crisi, si mobiliti e lotti per il cambiamento.
Atenciosamente,
Via Campesina
Assembléia Popular ­ AP
Coordenação dos Movimentos Sociais ­ CMS
Grito dos Excluídos Continental
Grito dos Excluídos Brasil
Associação Nacional de Ong’s ­ ABONG
Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra ­ MST
Central Única dos Trabalhadores ­ CUT
União Nacional dos Estudantes ­ UNE
Marcha Mundial de Mulheres ­ MMM
Central dos Trabalhadores e Trabalhadoras do Brasil ­ CTB
Central Geral dos Trabalhadores do Brasil ­ CGTB
Central de Movimentos Populares ­ CMP
Associação Brasileira de Imprensa ­ ABI
Confederação das Associações das Associações de Moradores ­ CONAM
Caritas Brasileira
CNBB/Pastorais Sociais
Comissão Pastoral da Terra ­ CPT
Conselho Indigenista Missionário ­ CIMI
Movimento dos Pequenos Agricultores ­ MPA
Movimento dos Atingidos por Barragens ­ MAB
Movimento das Mulheres Camponesas ­ MMC
União Brasileira de Mulheres ­ UBM
Coordenação Nacional de Entidades Negras ­ CONEN
Movimento dos Trabalhadores Desempregados ­ MTD
Movimento Trabalhadores Sem Teto ­ MTST
União Nacional Moradia Popular ­ UNMP
Confederação Nacional das Associações de Moradores ­ CONAM
Movimento Nacional de Luta por Moradia ­ MNLM
Ação CidadaniaConselho Brasileiro de Solidariedade com Povos que Lutam pela Paz ­ CEBRAPAZ
Associação Brasileira de Rádios Comunitárias ­ ABRAÇO
Coletivo Brasil de Comunicação ­ INTERVOZES
Rede Brasil sobre Instituições Financeiras Multilaterais
Jubileu Sul Brasil
Movimento pela Libertação dos Sem Terras ­ MLST
União Estudantes Secundaristas ­ UBES
União Juventude Socialista ­ UJS
Evangélicos pela Justiça ­ EPJ
União nacional de Entidades Negras ­ UNEGRO
Federação Estudantes de Agronomia do Brasil ­ FEAB
Pastoral da Juventude do Meio Rural ­ PJR
Associação dos Estudantes de Engenharia Florestal ­ ABEEF
Movimento dos Trabalhadores Desempregados ­ MTD
Confederação Nacional Trabalhadores Entidades de Ensino ­ CONTEE
Confederação Nacional Trabalhadores da Educação ­ CNTE
Confederação Nacional do Ramo Químico ­ CNQ/CUT
Federação Única dos Petroleiros ­ FUP
Sindicato Nacional dos Aposentados e Pensionistas ­ SINTAP/CUT
Associação Nacional de Pós-graduandos ­ ANPG
Confederação Nacional dos Metalúrgicos ­ CNM/CUT
Movimento Camponês Popular ­ MCP
Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira ­ COIAB
Conselho Indigenista de Roraima ­ CIR
Federação Trabalhadores Metalúrgicos do Rio Grande do Sul
Ação Franciscana de Ecologia e Solidariedade
Instituto Nacional Estudos Sócio-econômicos - INESC

Intervista a Stedile di Globo Amazzonia


NON ESISTE POLITICA AGRARIA IN AMAZZONIA


1.- Durante questa settimana, membri dell’ MST sono accampati nella sede dell’Incra di Belem, chiedendo un cambiamento nella politica di riforma agraria in Amazzonia. Qual è la proposta del MST per questo cambiamento?
Non esiste una politica di sviluppo agrario o fondiario per l’Amazzonia. I governi, sia statale che federale, stanno applicando la formula tanto semplice quanto mediocre di distribuire solo terre pubbliche in progetti dicolonizzazione. Non c’è una politica effettiva, né una pianificazione. I governi federale e statali hanno optato per la distribuzione di terre pubbliche perché in questo modo non sono costretti a scontrarsi con il latifondo e l’agrobusiness. In questo modo non c’è nessun danno economico a fare la Riforma Agraria, né politico con lo scontro con il gruppo ruralista.D’altro lato, tutto questo si trasforma in buone statistiche per la propaganda. Ossia, sono iniziative opportuniste del governo. Un esempio: la sola sovrintendenza dell’Incra a Santarem avrebbe “insediato” per effetto di propaganda più di 50.000 famiglie. Questo numero è superiore a quello dei sei anni d’insediamenti fatti dal governo Lula sommando tutti gli stati della regione sud e sudest.E’ facile prevedere che nella regione di Santarém non ci siano 50.000 famiglie. E anche se hanno lottizzato le aree, si tratta di distribuzione di terre pubbliche, dove dio e il diavolo si iscrivono all’Incra e finiscono per ottenere il titolo. Non esiste un progetto né una politica di sviluppo per la regione dell’Amazzonia. Le aree dove ci sono “posseiros” non hanno strade, luce, scuola o ospedale. Una parte delle famiglie più povere, senza appoggio pubblico e forme di creazione del reddito, sono obbligate a disboscare il 20% dell’area per raccogliere la legna o produrre carbone per garantire la propria sopravvivenza. In questo modo finiscono in mano agli industriali del legno che si approfittano del fatto che i lotti sono legali e sfruttano il legname esistente in tutta l’area senza nessun controllo.I coloni di questi progetti, a volte, vendono il legname per prezzi ridicoli; altre volte, in cambio di tavole per costruire le loro case o semplicemente perché l’imprenditore apra una strada in modo che il contadinoriesca ad arrivare al suo campo. I coloni poveri sono utilizzati come massa di manovra per addomesticare la terra e dietro di loro arrivano gli industriali del legname, gli allevatori o i latifondisti della soia che fanno pressione per comprare le loro terre. Così si concentra di nuovo la proprietà della terra, è un circolo vizioso. E’ tutto sbagliato.

2.- Il MST afferma che il modello di insediamento che propone rispetta l’ambiente e allo stesso tempo non distrugge la foresta. Come funziona questo modello?
In primo luogo, il governo deve finirla con i progetti di colonizzazione. Siamo contro la distribuzione di terre pubbliche da parte dell’Incra e di istituti statali a chiunque. Sosteniamo, con i movimenti sociali dell’Amazzonia, la politica del Disboscamento Zero, insieme con Greenpeace e organizzazioni della società civile. L’area attuale che è già stata disboscata è sufficiente per la produzione di alimenti e per lo sviluppodella regione. Pertanto, dobbiamo fare un grande accordo nazionale per garantire che non ci sia più nessun disboscamento totale di qualsiasi area dell’Amazzonia, da qui in avanti.In secondo luogo. L’accesso alla terra deve essere garantito alle famiglie di lavoratori rurali poveri che abitano la regione, con l’esproprio delle grandi aziende destinate all’allevamento, che sono già state disboscate. Si veda per esempio il caso della Banca Opportunity: una banca concentra nelle sue mani 600.000 ettari di terra nel sud del Pará. Ci si potrebbero insediare 10.000 famiglie. Ossia dobbiamo usare le aree già degradate e disboscate per realizzare progetti di insediamento, il che è diverso da progetti di colonizzazione in aree pubbliche.I progetti di insediamento hanno bisogno di una pianificazione per produrre alimenti, d’accordo con la vocazione agricola della regione, ma anche per la produzione di latte e frutta e per l’allevamento di piccoli animali.Dobbiamo combinare la creazione dell’insediamento con l’installazione di piccole e medie agroindustrie cooperative per generare un maggior reddito per gli insediati. Con questo, sarà possibile dare valore aggregato, industrializzare e conservare gli alimenti, che potranno essere trasportati verso regioni urbane come Santarém, Belém, Manaus, Porto Velho, Marabá, dove si concentra il mercato consumatore della regione. Oltre a questo, in ogni progetto è necessario costruire un villaggio agricolo, migliorando le condizioni di vita degli insediati con luce elettrica, scuole, ospedali, svaghi e strade sicure. Così finiscel’assurdità compiuta dallo stato brasiliano di sistemare famiglie di coloni nel mezzo della foresta, come se fossero animali, rendendo impossibile il loro sviluppo sociale ed economico, dopo aver abbattuto parte della foresta.Senza la possibilità di avere un reddito e garantire la propria sopravvivenza, le famiglie si spostano in città e lasciano la terra pronta per il grande latifondista. Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso nella regione con una vera politica da parte dello stato
3.- Il MST dà qualche tipo di orientamento agli insediati per evitare che disboschino?
Certo. Lottiamo per un altro modello di uso della terra e di produzione (come ho spiegato sopra), siamo contro qualsiasi disboscamento. Tuttavia, purtroppo, in molte regioni, lavoratori rurali ricevono queste terre in condizioni totalmente avverse, in luoghi lontani dal mercato dei consumatori e senza nessun appoggio pubblico e comprendiamo che, per non morire di fame, finiscano disboscando.

4.- Perché il MST è contro la creazione di un nuovo organo per la regolarizzazione fondiaria in Amazzonia come propone il ministro Mangabeira Unger?
La sfida per l’Amazzonia fu presentata dallo stesso ministro: si tratta di avere una politica di sviluppo e un riordino fondiario chiaro, che permetta a tutti di avere i titoli della proprietà. Ma per questo non bisogna perdere tempo e denaro per un nuovo organo ma prendere una decisione politica, coordinare e articolare le azioni dell’Incra con gli istituti della terra statali e con l’Ibama. Noi crediamo che la creazione di un nuovo organo, come fu il GETAT, possa trasformarsi solo in una politica centralizzatrice, per facilitare la liberazione di latifondi per grandi gruppi economici, nella forma più rapida, come vogliono le grandi imprese e gli speculatori.Il problema non è la mancanza di un organo pubblico, ma l’assenza di un progetto per la regione, a partire da una riflessione sul futuro del nostro paese. Purtroppo fino ad ora, anche nel governo Lula, predomina per la regione amazzonica solo il modello di dominazione del grande capitale nazionale alleato con le transnazionali, che guardano all’Amazzonia solo come a una grande riserva di accumulazione di capitale. Per questo, le imprese nazionali e straniere come la Compagnia Vale e le grandi banche stanno investendo miliardi in compagnie idroelettriche, siderurgiche e in attività di sfruttamento delle miniere e estrazione del legno e tutto questo va ad arricchire il capitale internazionale mentre il popolo della regione continuerà a vivere in difficoltà. Basta vedere che villaggi a 60 km dall’idroelettrica di Tucuruí, la 2ª per dimensioni al mondo, non hanno ancora luce elettrica. Questo avviene perché l’obiettivo di quest’opera è rendere possibile la produzione di alluminio per l’esportazione e non migliorare la vita del popolo locale.

5.- C’è una protesta molto forte del settore dell’agricoltura e dell’allevamento rispetto all’esigenza di mantenere un 80% di foresta nelle proprietà rurali dell’Amazzonia, voi siete d’accordo con questa percentuale?
Questo è il minimo. I grandi gruppi capitalisti brasiliani e internazionali vorrebbero disboscare tutto e purtroppo tanti fazendeiros che imprese che operano in Amazzonia si comportano come gigolo della natura. Vogliono lo sfruttamento massimo, non gli importa delle generazioni future né della Costituzione brasiliana che stabilisce che le risorse naturali appartengono al popolo. Per questo, per impedire questo atteggiamento nei confronti della foresta sosteniamo il Disboscamento Zero.

6.- Insediati del nord del Mato Grosso si lamentano di avere lotti molto piccoli. In una regione come quella, quale dovrebbe essere la dimensione giusta dei lotti perché potessero garantire la sussistenza di una famiglia e mantenere la riserva legale? Quale tipo di attività gli insediati dovrebbero portare avanti in quella zona?
Il problema non è la dimensione del lotto. Se si concedono 50 ettari ne chiedono 100, se se ne danno 100 ne vogliono 200 e i latifondisti pensano che 5 mila o 10 mila ettari siano ancora poco. Il problema -­ come hospiegato sopra - è che abbiamo bisogno di una politica di sviluppo, nella quale i lavoratori rurali poveri e gli insediati possano migliorare le condizioni di vita e aumentare il reddito attraverso il loro lavoro. Questonon dipende esclusivamente dalla grandezza del lotto. Chi vuole sempre più terra è perché sogna di tagliare la legna e vedere se c’è garimpo. Una famiglia può vivere molto bene con 15 ettari se ha appoggio pubblico per sviluppare attività che generino reddito, come la combinazione dell’insediamento con una agroindustria.

7.- Nella graduatoria della azioni negative nei confronti dell’ambiente realizzata dall’IBAMA dal 2006, pubblicata recentemente dal ministero dell’ambiente, l’INCRA appare in cima alla lista. Difendendosi, l’organismo ha detto che non è ragionevole comparare insediati a grandi disboscatori. Qual è la posizione del MST in relazione a questa lista?
La “condanna” dell’Incra è stata frutto di una vergognosa manipolazione di tecnici malintenzionati dell’Ibama che hanno consegnato la lista al Ministro senza nessun criterio. Poi, la stampa ha ancor più manipolato le cose, tentando soltanto di attribuire tutte le colpe agli insediati. Vari grandi giornali, che non capiscono niente di Amazzonia, come il giornale O Globo di Rio Janeiro, hanno fatto titoloni con il MST come campione deldisboscamento, nonostante nessuno di quei progetti appartenesse al nostro movimento e avessimo chiarito in precedenza tutto questo alla stampa. Nessuna delle aree della lista riguarda progetti di riforma agraria maprogetti di colonizzazione. Legati a una politica che favorisce latifondisti, imprenditori del legname e grandi aziende e non la riforma agraria.La copertura data dalla stampa su questo caso dimostra la manipolazione dei grandi monopoli dell’informazione, che usano il loro potere per lottare contro la Riforma Agraria. Nessuno fa titoli sui 600.000 ettari della Banca Opportunity, del signor Daniel Dantas, che disbosca. Nessuno fa titoli sui disboscamenti operati dalla “Vale” e sulle sue aggressioni all’ambiente per estrarre minerali, mandarli in Cina e quindi depositare il profitto sul conto degli azionisti all’estero. Il popolo brasiliano e, soprattutto, i popoli dell’Amazzonia restano con distruzione e disboscamento. Di questo nessuno parla. Purtroppo, anche il Ministro dell’Ambiente si è prestato a questa manipolazione.

8.- Lei concorda con l’idea che la riforma agraria collegata al disboscamento è una valvola di fuga per la questione fondiaria nelle aree del sud/sudest del paese? La riforma agraria nella regione è possibile?
Il governo Lula ripete la politica del governo Cardoso e usa i progetti di colonizzazione, la distribuzione di terre pubbliche in Amazzonia per compilare statistiche e “provare” che sta facendo la Riforma Agraria. LaRiforma Agraria vuol dire distribuzione della proprietà della terra, con la divisione delle grandi proprietà e la distribuzione ai poveri. Stiamo assistendo alla maggiore concentrazione della proprietà della terra dellastoria, dall’ultimo secolo. Ossia, è in corso una politica reale di contro-riforma agraria. Questo sta succedendo in tutte le regioni agricole del paese e specialmente nel centro-ovest e nell’Amazzonia.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!