lunedì 19 gennaio 2009

Mobilitazione sociale in Ecuador

Dal 20 gennaio 2009 mobilitazione sociale.
Comunicato Consejo de Gobierno de la CONAIE
L’Ecuador, terra di tutti i popoli, e’ anche il paese tra piu’ piccoli dell’America del Sud. Dotato di una straordinaria diversita’ culturale e naturale, ospita dodici milioni di abitanti, il sessanta per cento dei quali, siamo popoli indigeni. Il nostro paese possiede una straordinaria ricchezza naturale che e’ stata gravemente danneggiata dalle peggiori tragedie ambientali: la distruzione dell’ Amazzonia nord a causa dell’estrazione del petrolio. Il giudizio contro Texaco e’ la prova della gravita’ di questa sitazione. L’Ecuador e’ anche conosciuto per una vita politica dove noi, i popoli indigeni, siamo stati attori determinanti e forti nella costruzione della democrazia. Nell’anno 1992, una marcia che duro’ di piu’ di dieci giorni, ci diede una vittoria storica come indigeni amazzonici: il riconoscimento dei nostri diritti territoriali. Da quel momento abbiamo lottato pacificamente per la soppravvivenza dell’Amazzonia e della nostra, che dipende da quella. I grandi interessi economici delle potenti imprese multinazionali sono stati la causa di un irreparabile disconoscimento dei nostri diritti. I successivi governi neoliberali sono stati defenestrati perche’ non garantivano i diritti fondamentali dei popoli che costituiamo l’Ecuador. Tre presidenti sono stati l’oggetto di una leggittima revoca del loro mandato senza spargere una sola goccia di sangue. Due di loro vivono in autoesilio per corruzione.
A partire dal venti gennaio, noi Popoli indigeni dell’Ecuador ritorneremo al nostro legittimo cammino di protesta e di esigenza di rispetto, dignita’ e garanzie per i nostri diritti e quelli di tutti gli ecuatoriani in generale.. Si realizzera’ una grande mobilitazione in tutto il paese.
Esigiamo che il governo non imponga al paese lo sfruttamento minerario a gran scala e a cielo aperto: le esperienze di altri paesi ci mostrano l’irreparabile e irreversibile distruzione dell’ecosistema, la contaminazione di importanti e fondamentali conche e fonti d’ acqua, la perdita di capacita’ e vocazione produttiva per la terra destinata all’agricoltura e le nefaste conseguenze per la salute di tutti. Consegnando il paese alle iimprese minerarie, si mette fortemente in discussione la sovranita’ nazionale e si negano tutte le petizioni di dialogo.
Noi saremo milioni e manifesteremo per i diritti riconosciuti e garantiti nella Costituzione politica dell’Ecuador nel convegno 169 della OIT e nella dichiarazione della ONU sui diritti dei Popoli Indigeni. Per la nostra protesta, noi popoli indigeni dell’Ecuador siamo stati minacciati, il nostro dissenso e’ stata criminalizzato in questi mesi, stigmatizzato da parte delle alte istanze del governo, attraverso discorsi e prese di posizione razziste. Siamo stati repressi violentemente per esercitare il nostro diritto alla resistenza. Il mondo deve sapere che noi lottiamo in modo pacifico e per la vita di tutti, per quella del pianeta.
Noi saremo milioni a manifestare per esigere il rispetto del diritto fondamentale all’acqua, alla salute, alla terra e ai territori, a non essere sgomberati dalle nostre terre. Lottiamo per il diritto a vivere in un ambiente sano e libero da contaminazione e per il diritto alla vita degli ultimi popoli indigeni liberi che vivono in Amazzonia senza contatto con la societa’ dominante; questi popoli sono minacciati di scomparire per la pretesa del governo di estrarre petrolio nei loro territori ancestrali. Un genocidio si sta annunciando e l’umanita’ non deve permetterlo.

Lotteremo sempre per la vita e la dignita’ di tutti i popoli.
Janeth Cuji

Consejo de Gobierno de la CONAIE

venerdì 16 gennaio 2009

E’ una guerra contro l’umanità

Intervista al Dr. Mustafa Barghouthi*

La situazione è molto grave, Israele ogni giorno commette un crimine di guerra e le vittime di questa guerra contro l’umanità sono ormai 6.500. Tutto questo accade a un milione e mezzo di persone chiuse nella Striscia di Gaza, se quanto sta accadendo a Gaza succedesse negli Stati Uniti (300 milioni di persone) in proporzione i morti in 20 giorni sarebbero 1.2 milioni. Questo per far capire la portata di quanto accade in Palestina. L’attacco a Gaza non è solo contro Hamas ma contro tutta la popolazione palestinese, i morti sono per lo più civili soprattutto donne e bambini.C’è un’unica situazione simile nella storia recente dell’umanità: il ghetto di Varsavia. A Gaza vivono 8.000 persone per ogni metro quadrato e ogni giorno sono costrette a stiparsi ancora di più perché dai lati estremi della striscia sono spinte al centro, in ogni casa vivono almeno 15 persone e sono attaccate con ogni tipo di arma possibile. Si tratta di un crimine di guerra e va fermato. Dobbiamo cambiare la situazione, Israele non si fermerà grazie a discorsi e parole altisonanti, non fermerà il massacro perché comprende che sta agendo al di sopra di qualsiasi legge internazionale. Israele non si fermerà dato che i governi del mondo non lo accusano di aver perpetuato crimini per 41 anni ma scaricano la colpa di quanto accade alle vittime di questo crimine di guerra.E’ per questo che chiediamo di sanzionare Israele, di organizzare manifestazioni, manifestazioni forti che producano effetti, che colpiscano Israele. E’ per questo che vi chiediamo di iniziare una pesante campagna di boicottaggio di Israele che continui non solo fino a quando il massacro di Gaza finisce ma fino a che fino a che l’occupazione e il sistema di apartheid non abbiano fine. La lotta palestinese non è fatto nuovo, Hamas sì è nuovo, ma non la lotta palestinese. E è iniziata più di cento anno fa. La resistenza palestinese è stata quasi sempre non violenta, pacifica con sporadici episodi di forte resistenza militare ma la verità è che non stiamo parlando di una guerra tra due eserciti. A Gaza è in corso una guerra di una parte che ne colpisce un’altra che non ha la possibilità di difendersi: è una guerra contro l’umanità.E’ una guerra in cui Israele è autorizzato a attaccare con ogni mezzo: caccia bombardieri, sottomarini, navi, tanks. Per questo va fermata. In questa guerra Israele sta usando il campo di Gaza come un campo di sperimentazione militare per alimentare e testare la propria industria militare che è diventata la quarta eportatrice a livello mondiale. Sanzioni e boicottaggio sono fondamentali, bisogna pretendere che i governi europei che dicono di rispettare i diritti umani interrompano qualsiasi forma di collaborazione con Israele, compreso le collaborazioni e le esportazioni militari, non ha alcun senso acquistare armi e attrezzature militari da un paese che perpetua crimini di guerra. Gaza è un terreno di sperimentazione per le industrie militari israeliane che ogni anno guadagnano miliardi di dollari grazie al bagno di sangue di Gaza. Gaza è un bagno di sangue: il sangue dei palestinesi è usato dai politici israeliani per le proprie campagne politiche. Non è una guerra - lo ripeto - contro Hamas ma contro i palestinesi, contro civili, donne, uomini e bambini. Bisogna che questa guerra sia fermata e per farlo dobbiamo iniziare campagne di boicottaggio: Israele va trattato come era trattato il Sud Africa dell’apartheid.La causa palestinese oggi è una causa di giustizia umana, la causa numero uno di giustizia umana in mondo.
Ci sono molte proteste contro Israele, l’Egitto attacca verbalalmente e poi tiene chiuso il passaggio di Rafah. Il presidente dell’Egitto ancora prima di questi attacchi aveva dichiarato che Gaza era ancora sotto occupazione quando Israele continuava a dire di essersi ritirato dalla Striscia. Ma non l’ha mai fatto. Come possono dire che hanno lasciato Gaza quando hanno sempre continuato a occupare lo spazio aereo, il mare, a vietare ai pescatori di pescare (e per questo hanno distrutto tutte le nostre imbarcazioni). Mubarak non ha mai avuto il coraggio di ammettere palestinesi senza il permesso di Israele perché è l’accordo che ha con Israele, che ufficialmente e a livello internazionale è ancora l’occupante di Gaza. Il che pone l’Egitto in una situazione diversa rispetto a Israele, non lo giustifica sia chiaro. Fossi io nella posizione di Mubarak aprirei il confine e romperei qualsiasi accordo con Israele. Fino a oggi però l’accordo è stato rispettato per non creare dissapori con gli Stati Uniti, con i paesi europei, con l’Onu che condividono quest’accordo con Israele. Ma l’accordo significa di fatto che Israele sta unilateralmente bloccando tutti gli accessi a e da Gaza.
In molti si chiedono: come mai nella Cisgiordiana non si manifesta contro quanto accade in Gaza? Sappiamo che la situazione in realtà è più complessa...Non è vero, nella West Bank ci sono manifestazioni e proteste, le più imponenti dal 2002. C’è tuttavia un problema con la polizia palestinese, con l’apparato di sicurezza palestinese cha ha tentato di vietare i cortei e reprimerli come accaduto la settimana scorsa a Ramallah. Come gruppi parlamentari abbiamo alzato dunque la voce contro quanto ha fatto la polizia a Ramallah. Io mi aspetto che domani (oggi venerdì, ndr) ci sarà sempre a Ramallah la più grande manifestazione del paese. Il problema però qui è che da un lato resistiamo alle azioni violente della polizia palestinese che viola il diritto alla libertà di espressione e dall’altro non vogliamo trasformare le principali contraddizioni che abbiamo con Israele in contraddizioni interne alla realtà palestinese. E’ quello che Israele voleva quando ha imposto la creazione di un enorme apparato di sicurezza che si mangia il 40 per cento delle economie palestinesi. Dovete capire che alcune persone, israeliani, l’amministrazione statunitense e pure quelli europei con gli addestramenti, stanno tentando di trasformare la polizia palestinese nella Cisgiordania in qualcosa di simile a agenti di sicurezza territoriali, in una specie di sotto-governo e noi vogliamo mantenere alte le contraddizioni con Israele.

*Fondatore del Union of Palestinian Medical Relief Committees e Ex ministro dell’informazione del governo di unità nazionale palestinese

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!