venerdì 20 febbraio 2009

Donne e bambini picchiati da poliziotti mascherati


Donne e bambini hanno ricevuto percosse e minacce da poliziotti a volto coperto, durante incursioni nelle case avvenute il 15 febbraio ad Hakkari, a seguito di numerose manifestazioni di protesta per il 10° anniversario della cattura del leader del PKK, Abdullah Öcalan. Si presume che il capo della polizia locale, Metin Seyfi Sazak, abbia minacciato delle persone la cui casa era stata presa di mira nelle incursioni. Scopo delle minacce è impedire alle persone colpite di informare i media dell’accaduto. Durante l’incursione 4 persone sono state ferite. Le manifestazioni sono state numerose in Turchia; alcune si sono svolte senza conseguenze negative, mentre in altre i dimostranti sono stati attaccati dale forze di sicurezza e vi sono stati numerosi arresti e ferimenti. L’intervento più brutale ha avuto luogo ad Hakkari, dove il dipartimento di polizia locale ha inviato poliziotti dal volto coperto a compiere operazioni speciali, colpendo e minacciando persino donne e bambini. Metin Seyfi Sazak ha poi minacciato quelli che avevano visto la propria porta di casa abbattuta o bruciata durante le incursioni, affinché non informassero i media. Se taceranno potranno anche ottenere il risarcimento dei danni materiali subiti, altrimenti le cose andranno diversamente. Le strade di Hakkari erano piene di giovani allorché erano in atto manifestazioni di protesta contro la prigionia di Abdullah Öcalan. La polizia ha tuttavia pesantemente attaccato i dimostranti circondando vari quartieri e abbattendo le porte delle abitazioni scagliando bombe a gas sia nelle strade che nelle case. A seguito del lancio di ordigni quattro abitazioni hanno addirittura preso fuoco. Persino un bambino di sei mesi è stato ferito e l’abitazione del vicesindaco, Cemil Akış, è stata presa di mira; egli ha poi dichiarato che da anni la polizia intimidisce la popolazione di Hakkari e che intende presentare una denuncia dell’accaduto presso l’IHD. Persino in alcuni Paesi meno sviluppati non si vedono fatti simili a quelli che avvengono in Turchia. Non cesseranno di certo gli spargimenti di sangue finché il governo turco porterà avanti condizioni di vita così brutali e crudeli per la popolazione locale. Yıldız Demir ha spiegato: “La porta della nostra abitazione è stata rotta e all’improvviso sono entrati dei poliziotti mentre ero con il mio bambino più piccolo. Hanno cominciato a prenderci a calci. E ho cercato di proteggere il bambino dai calci e dal gas delle bombe; perciò ho segni di bruciature su tutto il corpo. Uno dei poliziotti nell’azione concitata ha perduto il suo telefonino e ha cominciato a dire che se non glielo avessimo restituito ci avrebbe ucciso. Ayşe Demir, ferita durante l’incursione, dichiara: “Accadeva di tutto durante l’incursione. I poliziotti a volto coperto gettavano alla rinfusa bombe che producevano gas. Abbattevano le porte e attaccavano senza motivo chi si trovava nelle case, compresi i bambini. Il Primo Ministro si dimostra sensibile quando parla dei bambini palestinesi, ma cosa dice ora di quel che accade ai nostri bambini? I nostri bambini non meritano, forse, di essere protetti dal terrore?” “I poliziotti sembrano molto rabbiosi e desiderosi di infierire poiché non sono in grado di fermare le manifestazioni di protesta dei giovani; perciò insultano noi nelle nostre case e ci rompono porte e finestre”, ha dichiarato Sürme Demir. Vi erano anche nelle case malati che non erano in grado di scappare e le loro condizioni sono ora aggravate dal lancio di bombe a gas. Abdulhamit Demir, uno di loro, sostiene che l’AKP non ha possibilità di vincere le elezioni municipali finché continuerà a infierire sulla popolazione locale. A suo avviso i kurdi non sono considerati cittadini, nemmeno di seconda classe. Un dirigente di polizia, Taner Koç, al quale sono stati mostrati bambini feriti durante le incursioni, ha dichiarato che si è trattato di un atto disumano e di vera brutalità. Tuttavia un altro dirigente, Metin Seyfi Sazak, ha persino minacciato le persone colpite negli attacchi, affinché non informassero i media di quel che era avvenuto.

Affrontare gli sfratti? Non abbandoni ma occupazioni



Un articolo di Amy Goodman sull’escalation degli sfratti negli USA e su come le famiglie americane di working class cominciano a difendere la casa pubblicato sul San Francisco Chronicle il 4 febbraio ’09.

Marcy Kaptur, dell’Ohio, è la donna con la carriera più longeva nel Congresso degli Stati Uniti. Il distretto a cui appartiene, esteso lungo la costa del lago Eire tra la parte ovest di Cleveland e Toledo, sta affrontando un’epidemia di sfratti e una disoccupazione all’11,5 %. Questa regione del profondo entroterra, la Rust Belt, è stata sconvolta nel profondo dall’Accordo per il Libero Mercato del Nord America (NAFTA), che ha comportato la chiusura delle fabbriche e le lotte delle fattorie a conduzione familiare. La Kaptur ha condotto la battaglia al Congresso contro il NAFTA. Ora, sta caldeggiando una soluzione radicale agli sfratti dall’interno dello stesso Congresso degli Stati Uniti: "Questo dico al popolo americano: siate gli occupanti delle vostre stesse case. Non abbandonatele".
La sua critica è indirizzata al fallimento del piano anti-crisi per salvaguardare dagli sfratti i proprietari delle abitazioni. Il suo consiglio di "occupare" sfrutta in maniera intelligente un tecnicismo legale all’interno del quadro della crisi dei mutui subprime e delle conseguenti ipoteche. Queste ipoteche erano state attuate, poi raccolte in obbligazioni e vendute e rivendute ripetutamente, da quelle stesse banche di Wall Street che ora stanno beneficiando del TARP (il programma di riassestamento dei patrimoni finanziari). Le banche che ipotecano le case molto spesso non sono in grado di individuarne l’attuale contratto di locazione che lega i proprietari al mutuo. “Fatevi dare il contratto”, raccomanda la Kaptur a tutti coloro i quali stanno affrontando le domande di sfratto delle banche.
"Il possesso" afferma la Kaptur, "rappresenta i 9/10 della legge. Per cui, rimanete nelle vostre proprietà. Affidatevi ad un apposito rappresentante legale. Se Wall Street non può produrre gli atti o l’iter di verifica delle ipoteche… non lasciate la vostra casa. E’ il vostro castello. E’ molto più di un pezzo di proprietà… la maggior parte della gente non pensa nemmeno a farsi rappresentare legalmente, poiché riceve un pezzo di carta dalla banca, e dice ‘Oh, è la banca!’ e si impaurisce piuttosto di ragionare: ‘Questo è un contratto legale. L’ipoteca è un contratto. Io ne sono una parte. C’è un’altra parte. Quali sono i miei diritti in base alla legge come detentore di una proprietà?’. “Se osservate quel pezzo di carta, e controllate dove sta l’inghippo, scoprirete che il 95-98% dei contratti fa riferimento a cinque istituzioni: JP Morgan Chase, Bank of America, Wachovia, Citigroup e HSBC. Tengono il paese per il collo.”
La Kaptur raccomanda di contattare la Legal Aid Society del proprio territorio, la Bar Association o l’888-995-4673 per l’assistenza legale.
L’onere di cacciare fisicamente le persone dalle case e di sgomberarne il mobilio ricade solitamente sulle spalle dello Sceriffo locale. La Kaptur condiziona il proprio consiglio di occupare, affermando “Se siamo allo sgombero con la forza, se si è giunti a quel punto, occupare diviene quasi impossibile.” A meno che non sia lo sceriffo stesso a rifiutarsi di attuare lo sgombero, come decise di fare lo Sceriffo Warren C. Evans della contea di Wayne, nel Michigan, dove, insieme alla zona di Detroit, si sono verificati più di 46.000 sfratti negli ultimi due anni.
Dopo aver controllato il TARP, Evans ha stabilito che gli sfratti entravano in conflitto con gli stessi obbiettivi del TARP, tra cui la riduzione dell’esproprio delle case, e che egli stesso avrebbe violato la legge negando alle famiglie sfrattate la possibilità di essere assistiti legalmente a livello federale. Lo stesso Sceriffo ha affermato: “In tutta coscienza, non posso permettere che anche una sola famiglia in più venga cacciata di casa finché non ho appurato che è stata loro concessa ogni opzione legale di cui sono in diritto per evitare lo sfratto.”
Bruce Marks, della Neighborhood Assistance Corp. of America (NACA), la cui sede si trova a Boston, sta intraprendendo la lotta nelle case degli amministratori delegati delle banche. Lo scorso ottobre, quando il salvataggio TARP si stava rivelando un beneficio solo per Wall Street e non per Main Street, la NACA aveva bloccato l’entrata del gigante delle ipoteche Fannie Mae, fino ad ottenere un incontro con la dirigenza. Ora la NACA sta lavorando con la Fannie Mae per il recupero delle ipoteche. Marks sta organizzando un “Tour del predatore”, una tre giorni che si svolgerà nell’intero paese e che andrà letteralmente nelle case degli amministratori delegati delle banche, con l’obbiettivo di ottenere degli incontri con gli stessi amministratori. Mi ha detto: “Questo è ciò che faremo con migliaia di proprietari, andremo nelle case degli amministratori e diremo loro ‘Venite ad incontrare le nostre famiglie, venite a vedere chi state sfrattando’. Se vogliono portarci via la nostra casa, noi andremo a casa loro per dire BASTA.”
Prima dell’insediamento di Barack Obama, Larry Summers, ora a capo del Consiglio Economico Nazionale del presidente, aveva promesso ai capigruppo democratici al Congresso di “implementare politiche efficaci ed aggressive per ridurre il numero degli sfratti preventivi, attraverso la riduzione di pagamento delle ipoteche per quei proprietari di case che si dimostrassero responsabili ma in situazione di difficoltà economica, oltre a riformare le leggi sulla bancarotta e a rinforzare le politiche abitative esistenti.”
Stando ad un rapporto di RealityTrac, “le istanze di sfratto nel 2008 sono state registrate su 2,3 milioni di proprietà negli Stati Uniti, con un incremento dell’81% rispetto al 2007, e addirittura del 225% rispetto al 2006”.Con l’approfondirsi della crisi economica, le persone costrette ad affrontare gli sfratti dovrebbero seguire il consiglio di Marcy Kaptur e dire ai propri banchieri: “Fateci vedere i contratti”.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!