martedì 24 febbraio 2009

Grecia, esplode la crisi


di Christian Elia, PeaceReporter

Maggioranza e opposizione tentano un accordo nazionale per contenere gli effetti della crisi economica e della tensione sociale. Con il fantasma del terrorismo

Resteranno chiusi in una stanza fino a quando non troveranno un accordo. Il premier greco Costas Karamanlis, dopo aver passato mesi a ridimensionare la rabbia sociale che attraversa il Paese, ha oggi invitato l’opposizione guidata dai socialisti del Pasok per trovare un accordo istituzionale che permetta alla Grecia di tornare a respirare.

Vertice istituzionale. Giorgio Papacostantinou, portavoce del Pasok, ha commentato positivamente l’apertura del premier, garantendo la partecipazione del Pasok al tavolo di emergenza, ma mantenendo ’’molte e grandi riserve’’ sulla politica economica del governo. L’annuncio di Karamanlis, infatti, arriva due giorni dopo l’annuncio dell’Ue di imminenti procedure disciplinari nei confronti dei paesi che stanno sfondando il 3 percento del deficit di bilancio. Una procedura che toglie uno dei pochi strumenti per tentare di sostenere l’economia. Tra loro anche la Grecia. La crisi economica, che non è solo nel Paese ellenico, colpisce in particolare le economie più deboli e, a differenza che altrove, in Grecia sta comportando un’ondata di rabbia popolare senza precedenti. I sondaggi, da qualche mese, danno in vantaggio il Pasok che chiede da tempo elezioni anticipate. Nei giorni scorsi i toni erano diventati roventi. ’’Atene, ormai, è come Kabul o Baghdad’’, ha dichiarato venerdì scorso Michalis Chrysochoidis, ex ministro socialista degli Interni. Magari un’esagerazione a fini elettorali, ma la realtà degli ultimi mesi in Grecia è davvero pesante. Il Pasok, però, si è reso conto che non può approfittare oltre misura delle difficoltà del governo, perché l’elettorato medio comincia a essere impaurito e partecipare al tavolo di emergenza nazionale é un sintomo di maturità. Ma che succede tutt’attorno ai palazzi del potere?

Crisi di sistema. Lo sciopero dei camionisti, che da due giorni paralizzano i principali porti greci, è solo l’ultimo di una serie di grandi scioperi nazionali. Gli autotrasportatori chiedono una politica efficace dell’esecutivo nei confronti dell’immigrazione illegale, che ha nella Grecia una delle porte privilegiate d’ingresso in Europa, e delle merci contraffatte. Negli ultimi mesi si sono astenuti dal lavoro, nell’ordine, i medici, gli insegnanti, i pescatori, i portuali e i contadini. A questo si sono aggiunti gli studenti, rabbiosi dopo l’assassinio da parte della polizia di un uno di loro ad Atene, Alexis Grigoropulos, e i detenuti che protestavano per le disastrose condizioni dei penitenziari. Tutti gli scioperi si sono caratterizzati per un elevato livello di scontro con le forze dell’ordine e contro il governo. Il timore più grande, però, è che questa rabbia non trovi più i tradizionali canali di controllo, come partiti e sindacati. Solo la settimana scorsa ci sono stati altri due attentati ad Atene. Bombe contro un’emittente televisiva e contro una banca. La matrice degli attacchi, secondo gli inquirenti, è di stampo anarchico. Il gruppo indiziato, che non ha però rivendicato le azioni, è la Setta dei Rivoluzionari, che ha recentemente minacciato i giornalisti in quanto ’’omogenei al sistema’’. Secondo la polizia, esiste un legame tra questo gruppo e Lotta Rivoluzionaria, erede dell’organizzazione marxista 17 Novembre, attiva negli anni Settanta. Un periodo oscuro per la Grecia e non solo, che si nutriva della crisi di quegli anni. La riunione tra maggioranza e opposizione non sarà la soluzione di tutti i mali, ma è il segnale che in Grecia si manifestano prima che altrove i segni della crisi economica che sta mettendo in crisi il modello di gestione neoliberista nel mondo.

Gli effetti della crisi in Russia colpiscono gli estremi della scala sociale


Intervista ad Astrit Dakli

D: Parliamo molto in questo periodo degli effetti di quella che viene definita "crisi globale", una crisi che naturalmente colpisce anche la stessa Russia. Quali sono gli effetti di questa crisi?

R: La Russia sta vivendo molto male questa crisi globale, molto male perchè è un risveglio particolarmente brusco e sgradevole. Fino a pochi mesi fa i cittadini russi e lo stesso governo erano convinti di vivere in una situazione di grande forza, di progresso e di crescita molto rapida. Il paese era considerato ed era, una delle economie a più rapido sviluppo accompagnata poi al fatto di essere una tradizionale potenza militare e di avere una grande ricchezza di risorse. Insomma tutto faceva della Russia un paese molto potente e in grande crescita. Ora la crisi è venuta a colpire in maniera drammatica questa crescita e a far precipitare di colpo invece, in una situazione, non di povertà perché non è così, ma di grave freno su tutto quanto per vari motivi.In primo luogo perché con la crisi è crollato il prezzo del petrolio. Essendo in crisi l’economia mondiale le previsioni sul consumo di carburanti sono diminuite moltissimo ed è crollata la principale fonte di entrate del commercio estero di questo paese: carburanti, combustibili e gas. Contemporaneamente una delle voci maggiori di sviluppo interno era data dall’edilizia ed anche qui con la crisi finanziaria, la crisi delle banche, la difficoltà di credito che sono globali, nei posti in cui c’è uno sviluppo edilizio particolarmente intenso questo effetto è stato molto più grave perché questo sviluppo viene bruscamente fermato dalla mancanza di credito. Il risultato è che quasi tutti i cantieri, ed erano tanti i cantieri in un paese come la Russia, si sono fermati. Solo a Mosca c’erano migliaia di grandi cantieri. Questo stop improvviso al settore immobiliare e al settore petrolifero sono stati un shock fortissimo. Per ora questa crisi viene pagata soprattutto ai due estremi della scala sociale. I miliardari che avevano fortissimi investimenti di tipo finanziario si sono visti tagliare il proprio patrimonio in maniera impressionante. Ci sono dei dati che drammatici, personaggi che avevano patrimoni stimati in 20/30 miliardi di dollari se li sono visti ridurre a 5 o 6, perdite quasi inconcepibili nella loro dimensione. All’altro estremo della scala sociale i più colpiti sono stati i milioni di immigrati che arrivano in Russia e vivono in maniera semi-clandestina in condizioni tremende e lavorano proprio nell’edilizia nella stragrande maggioranza. Si sono trovati di colpo senza lavoro, senza nessun tipo di prospettiva, senza nessuna legalità di vita.


D: Da questa immagine dei due estremi della scala sociale che sono i primi ad essere toccati dalla gravità della crisi viene fuori anche un’immagine di una società che, come tutte le società a livello globale, si confronterà con temi come quello del protezionismo. Anche in Russia si sta assistendo a queste forme di neo-protezionismo che immagino sia soprattutto nei confronti degli immigrati?

R: Certo gli immigrati sono i primi a pagare in quanto sono una presenza semi-legale o del tutto illegale anche se ben accettata in quanto manodopera sotto pagata. Scontato più di tutti perché perdono sostanzialmente tutto ciò che hanno e non possono nemmeno tornare in patria perché nei loro paesi di origine, che sono soprattutto l’Asia centrale, il Caucaso, la situazione è ancora peggiore quindi non ci sarebbe posto per riaccoglierli. Ma al di là di questa stretta sul lavoro che viene dall’esterno è in corso una drammatica stretta protezionista sul commercio.Il governo ha deciso di imporre molte tasse aggiuntive, dei dazi in pratica, sulle importazioni. La cosa che ha fatto più discutere, che ha provocato anche un’ondata di proteste perfino di manifestazioni di piazza, addirittura violente, è stata la tassa sulle importazioni di auto dall’estero, per cercare di proteggere l’industria dell’auto nazionale. Ma il governo non ha tenuto conto che in alcune parti di questo immenso paese, soprattutto nell’estremo oriente, è molto più conveniente acquistare un’auto, anche usata, all’estero, soprattutto dal Giappone o dalla Corea, piuttosto che far venire un’auto di produzione nazionale.Il risultato è che c’era un’intera economia locale in queste aree dell’estremo oriente che si basava proprio sul commercio, la vendita, la manutenzione, i ricambi, legate a queste auto straniere di importazione. Con queste nuove tasse questo settore è andato in crisi di colpo e ha provocato una vera e propria crisi sociale, con migliaia e migliaia di disoccupati. Quindi invece di proteggere l’occupazione nazionale, alla fine queste misure hanno finito per danneggiarla. Questo naturalmente è solo un esempio, la tendenza spontanea del governo russo in questo periodo è decisamente protezionistica però si scontra con moltissimi problemi nella sua attuazione concreta.


D: In assoluto c’è qualcosa che, anche in maniera sotterranea, allude, come qui in Italia, a questo slogan “La crisi è vostra non la paghiano noi” o dal punto di vista sociale la cosa è molto compressa?

R: Certo che la "compressione" dal punto di vista dell’autorità, quindi repressione, presenza di polizia, difficoltà di fare materialmente queste proteste c’è, ma è del tutto evidente che anche le proteste ci sono. Ormai tutti i weekend da un mese a questa parte centinaia di città russe sono percorse da manifestazioni, certo non oceaniche, si tratta di poche centinaia di persone, però sono manifestazioni che vengono indette, si svolgono, tutti le vedono. Insomma la protesta c’è eccome e gli attori principali sono una parte dei sindacati e per altro verso molto spesso comitati spontanei di cittadini che si formano per protestare magari su una questione molto particolare come quella dell’auto e poi estendono la loro azione anche ad altre cose.Ci sono state proteste molto forti contro l’aumento delle tariffe pubbliche nei trasporti. Piano piano le proteste crescono, sono molto visibili e preoccupano sicuramente il governo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!