mercoledì 25 febbraio 2009

Il piccolo Ahmad si risveglia cieco dopo dodici giorni di coma


Gaza – Infopal. Come sono stati difficili i giorni che il piccolo Ahmad ha passato nel reparto di cure intensive all’ospedale al-Shifa! I medici che lo hanno curato per 12 giorni lo davano per cerebralmente morto, ma si è risvegliato, senza che i suoi occhi, spenti dalle pallottole israeliane durante il massacro di Gaza, tornassero a vedere.
Una pallottola. Ahmad non immaginava che alla sua età non avrebbe potuto più giocare con i suoi amici. Il padre del bambino racconta: “A mio figlio piaceva uscire a giocare. Durante l’aggressione di Gaza doveva restare in casa. Dopo tante suppliche gli ho dato il permesso di uscire, chiedendogli di non far tardi. Era il giorno del ritiro israeliano dopo il massacro. Non potevo sapere che quelle poche ore di svago sarebbero costate così tanto. Mio figlio è stato colpito alla testa da una pallottola sparata dai soldati israeliani, e si è accasciato a terra, sanguinante. Subito, gli altri bambini avevano pensato che fosse stato colpito da un sasso”.
Il padre rimane qualche istante in silenzio per poi continuare il suo racconto: “L’ho portato prima dal medico, ma appena saputo che non si trattava di un sasso ma di una pallottola, l’ho subito accompagnato all’ospedale al-Shifa. Era in coma e vi è rimasto per dodici giorni, in cui è stato sottoposto a terapia intensiva. I medici non sono riusciti a estrarre la pallottola dalla sua testa”. Pareva ormai che non ci fossero più speranze per la guarigione del piccolo Ahmad.
Il padre continua a raccontare: “Dopo 12 giorni di morte clinica, i medici hanno detto di non poter fare più nulla per lui e che avrebbero sospeso l’anestesia. E qui è successo il miracolo: si è svegliato dal coma senza danni al cervello né al corpo, ma aveva perso totalmente la vista”.
Il piccolo Ahmad ora riconosce le persone intorno a lui dalla voce; qualche volta è nervoso e non vuole avere a che fare con nessuno. Faceva la prima elementare e amava molto la scuola e i suoi amici. Diverse volte aveva detto a suo padre: “Papà, sono stufo della guerra, voglio tornare a scuola e giocare con gli amici, basta guerra!”.

martedì 24 febbraio 2009

Grecia, esplode la crisi


di Christian Elia, PeaceReporter

Maggioranza e opposizione tentano un accordo nazionale per contenere gli effetti della crisi economica e della tensione sociale. Con il fantasma del terrorismo

Resteranno chiusi in una stanza fino a quando non troveranno un accordo. Il premier greco Costas Karamanlis, dopo aver passato mesi a ridimensionare la rabbia sociale che attraversa il Paese, ha oggi invitato l’opposizione guidata dai socialisti del Pasok per trovare un accordo istituzionale che permetta alla Grecia di tornare a respirare.

Vertice istituzionale. Giorgio Papacostantinou, portavoce del Pasok, ha commentato positivamente l’apertura del premier, garantendo la partecipazione del Pasok al tavolo di emergenza, ma mantenendo ’’molte e grandi riserve’’ sulla politica economica del governo. L’annuncio di Karamanlis, infatti, arriva due giorni dopo l’annuncio dell’Ue di imminenti procedure disciplinari nei confronti dei paesi che stanno sfondando il 3 percento del deficit di bilancio. Una procedura che toglie uno dei pochi strumenti per tentare di sostenere l’economia. Tra loro anche la Grecia. La crisi economica, che non è solo nel Paese ellenico, colpisce in particolare le economie più deboli e, a differenza che altrove, in Grecia sta comportando un’ondata di rabbia popolare senza precedenti. I sondaggi, da qualche mese, danno in vantaggio il Pasok che chiede da tempo elezioni anticipate. Nei giorni scorsi i toni erano diventati roventi. ’’Atene, ormai, è come Kabul o Baghdad’’, ha dichiarato venerdì scorso Michalis Chrysochoidis, ex ministro socialista degli Interni. Magari un’esagerazione a fini elettorali, ma la realtà degli ultimi mesi in Grecia è davvero pesante. Il Pasok, però, si è reso conto che non può approfittare oltre misura delle difficoltà del governo, perché l’elettorato medio comincia a essere impaurito e partecipare al tavolo di emergenza nazionale é un sintomo di maturità. Ma che succede tutt’attorno ai palazzi del potere?

Crisi di sistema. Lo sciopero dei camionisti, che da due giorni paralizzano i principali porti greci, è solo l’ultimo di una serie di grandi scioperi nazionali. Gli autotrasportatori chiedono una politica efficace dell’esecutivo nei confronti dell’immigrazione illegale, che ha nella Grecia una delle porte privilegiate d’ingresso in Europa, e delle merci contraffatte. Negli ultimi mesi si sono astenuti dal lavoro, nell’ordine, i medici, gli insegnanti, i pescatori, i portuali e i contadini. A questo si sono aggiunti gli studenti, rabbiosi dopo l’assassinio da parte della polizia di un uno di loro ad Atene, Alexis Grigoropulos, e i detenuti che protestavano per le disastrose condizioni dei penitenziari. Tutti gli scioperi si sono caratterizzati per un elevato livello di scontro con le forze dell’ordine e contro il governo. Il timore più grande, però, è che questa rabbia non trovi più i tradizionali canali di controllo, come partiti e sindacati. Solo la settimana scorsa ci sono stati altri due attentati ad Atene. Bombe contro un’emittente televisiva e contro una banca. La matrice degli attacchi, secondo gli inquirenti, è di stampo anarchico. Il gruppo indiziato, che non ha però rivendicato le azioni, è la Setta dei Rivoluzionari, che ha recentemente minacciato i giornalisti in quanto ’’omogenei al sistema’’. Secondo la polizia, esiste un legame tra questo gruppo e Lotta Rivoluzionaria, erede dell’organizzazione marxista 17 Novembre, attiva negli anni Settanta. Un periodo oscuro per la Grecia e non solo, che si nutriva della crisi di quegli anni. La riunione tra maggioranza e opposizione non sarà la soluzione di tutti i mali, ma è il segnale che in Grecia si manifestano prima che altrove i segni della crisi economica che sta mettendo in crisi il modello di gestione neoliberista nel mondo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!