Gaza – Infopal. Come sono stati difficili i giorni che il piccolo Ahmad ha passato nel reparto di cure intensive all’ospedale al-Shifa! I medici che lo hanno curato per 12 giorni lo davano per cerebralmente morto, ma si è risvegliato, senza che i suoi occhi, spenti dalle pallottole israeliane durante il massacro di Gaza, tornassero a vedere.
Una pallottola. Ahmad non immaginava che alla sua età non avrebbe potuto più giocare con i suoi amici. Il padre del bambino racconta: “A mio figlio piaceva uscire a giocare. Durante l’aggressione di Gaza doveva restare in casa. Dopo tante suppliche gli ho dato il permesso di uscire, chiedendogli di non far tardi. Era il giorno del ritiro israeliano dopo il massacro. Non potevo sapere che quelle poche ore di svago sarebbero costate così tanto. Mio figlio è stato colpito alla testa da una pallottola sparata dai soldati israeliani, e si è accasciato a terra, sanguinante. Subito, gli altri bambini avevano pensato che fosse stato colpito da un sasso”.
Il padre rimane qualche istante in silenzio per poi continuare il suo racconto: “L’ho portato prima dal medico, ma appena saputo che non si trattava di un sasso ma di una pallottola, l’ho subito accompagnato all’ospedale al-Shifa. Era in coma e vi è rimasto per dodici giorni, in cui è stato sottoposto a terapia intensiva. I medici non sono riusciti a estrarre la pallottola dalla sua testa”. Pareva ormai che non ci fossero più speranze per la guarigione del piccolo Ahmad.
Il padre continua a raccontare: “Dopo 12 giorni di morte clinica, i medici hanno detto di non poter fare più nulla per lui e che avrebbero sospeso l’anestesia. E qui è successo il miracolo: si è svegliato dal coma senza danni al cervello né al corpo, ma aveva perso totalmente la vista”.
Il piccolo Ahmad ora riconosce le persone intorno a lui dalla voce; qualche volta è nervoso e non vuole avere a che fare con nessuno. Faceva la prima elementare e amava molto la scuola e i suoi amici. Diverse volte aveva detto a suo padre: “Papà, sono stufo della guerra, voglio tornare a scuola e giocare con gli amici, basta guerra!”.
Una pallottola. Ahmad non immaginava che alla sua età non avrebbe potuto più giocare con i suoi amici. Il padre del bambino racconta: “A mio figlio piaceva uscire a giocare. Durante l’aggressione di Gaza doveva restare in casa. Dopo tante suppliche gli ho dato il permesso di uscire, chiedendogli di non far tardi. Era il giorno del ritiro israeliano dopo il massacro. Non potevo sapere che quelle poche ore di svago sarebbero costate così tanto. Mio figlio è stato colpito alla testa da una pallottola sparata dai soldati israeliani, e si è accasciato a terra, sanguinante. Subito, gli altri bambini avevano pensato che fosse stato colpito da un sasso”.
Il padre rimane qualche istante in silenzio per poi continuare il suo racconto: “L’ho portato prima dal medico, ma appena saputo che non si trattava di un sasso ma di una pallottola, l’ho subito accompagnato all’ospedale al-Shifa. Era in coma e vi è rimasto per dodici giorni, in cui è stato sottoposto a terapia intensiva. I medici non sono riusciti a estrarre la pallottola dalla sua testa”. Pareva ormai che non ci fossero più speranze per la guarigione del piccolo Ahmad.
Il padre continua a raccontare: “Dopo 12 giorni di morte clinica, i medici hanno detto di non poter fare più nulla per lui e che avrebbero sospeso l’anestesia. E qui è successo il miracolo: si è svegliato dal coma senza danni al cervello né al corpo, ma aveva perso totalmente la vista”.
Il piccolo Ahmad ora riconosce le persone intorno a lui dalla voce; qualche volta è nervoso e non vuole avere a che fare con nessuno. Faceva la prima elementare e amava molto la scuola e i suoi amici. Diverse volte aveva detto a suo padre: “Papà, sono stufo della guerra, voglio tornare a scuola e giocare con gli amici, basta guerra!”.