martedì 10 febbraio 2009

Elezioni in Israele - Svolta all’estrema destra


di Christian Elia, PeaceReporter

Prima considerazione, a poche ore dalla chisusura dei seggi: l’ago della bilancia è la destra xenofoba di Avigdor Lieberman
La democrazia ha un suo pilastro irrinunciabile nel processo elettorale. Solo che, a volte, non bastano le urne a dirimere i nodi gordiani che attraversano società complesse, come quella israeliana.
Squilibrio a destra. Così accade che nelle prime ore dopo la chiusura dei seggi elettorali si sentano i due principali avversari, il partito centrista Kadima guidato da Tzipi Livni e il partito di destra Likud guidato da Benyamin Netanyahu, dichiarino entrambi di essere in grado di formare una coalizione di governo. Questo perché, elemento che dovrebbe far riflettere la società israeliana, entrambi puntano al ‘patto con il diavolo’ rappresentato dal partito Israel Beitenu e dal suo leader Avigdor Lieberman. Un personaggio, per intendersi, che ha scacciato i giornalisti arabi dalla sua ultima conferenza stampa. Un uomo che ha basato il suo consenso popolare sull’elettorato di origine russa ma che poco dopo si è proposto a livello nazionale. Il suo successo, se verrà confermato lo storico sorpasso al partito Laburista di Euhd Barack, è inversamente proporzionale alle speranze deluse degli accordi di Oslo del 1994. Molti israeliani, come molti palestinesi, anno dopo anno hanno visto sfumare la loro aspirazione di pace. Ne ha beneficiato un uomo come Lieberman, che non ha mai fatto mistero di ritenere la forza come unico linguaggio possibile con gli arabi.
Questo è il Medio Oriente, dove tutto è possibile. Lontani mille miglia dal patto nazionale che portò alla presidenziali francesi all’isolamento del nazionalista Le Pen, giunto a sorpresa al ballottaggio presidenziale nel 2007. Kadima e Likud, mentre ancora è in corso il conteggio delle schede, già tirano per la giacca Lieberman e i suoi potenziali 19 seggi su 120 che ne compendia la Knesset, il parlamento israeliano. Se gli exit poll verranno confermati domani, infatti, l’attuale ministro degli Esteri Livni, prima donna candidata premier in Israele dai tempi di Golda Meir, ha recuperato su Netanyahu, ottenendo più voti,, ma non abbastanza né per governare da sola né per ridar vita alla coalizione con il partito Laburista che governa il Paese dalla fallimentare guerra in Libano del 2006. Potrebbe farlo Netanyahu, se si allea con Lieberman. Ma potrebbe farlo anche la Livni, se si allea con Lieberman. Il leader xenofobo diventa, dunque, decisivo. Per questo, appena chiusi i seggi, il ministro del tesoro Roni Bar On, esponente di prima fila del partito Kadima, ha già rivolto al leader di Israel Beitenu l’invito a entrare in un’alleanza di governo col suo partito e a evitare così "il suicidio politico restando all’opposizione assieme al Likud di Benyamin Netanyahu". Allo stesso tempo, secondo il quotidiano di destra Yedioth Ahronoth, il Likud cercherà di formare assieme ai partiti di destra un blocco per impedire alla Livni di formare un governo.
Futuro nebuloso. Una democrazia, l’unica del Medio Oriente, come ricordano sempre i cittadini israeliani, che appare appesa a un personaggio come Lieberman, il quale non riconosce neanche i diritti di quel milione e passa di arabi israeliani. E i palestinesi? I primi commenti tradiscono una forte sfiducia "Indipendentemente dalla coalizione formata da qualsiasi primo ministro, il prossimo governo israeliano non potrà dare quello che serve per la pace. Se il nuovo governo continuerà a far espandere gli insediamenti, a piazzare i posti di blocco e a ostacolare una soluzione a due Stati, non ci sarà per noi nessuna scelta se non rinunciare a considerarlo un partner nel processo di pace". Questo l’amaro commento di Saeb Erekat, storico negoziatore palestinese, vicino ad Abu Mazen e al Fatah. Ancora più duro il commento di Fawzi Barhum, portavoce di Hamas: "Hanno vinto gli estremisti. Per noi Likud, Kadima o Israel Beitenu non fanno differenza. Tutti hanno sostenuto l’operazione militare a Gaza".

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!