Due giorni di scontri, cariche, incendi, piogge di lacrimogeni, cannoni ad acqua e tiri armati con ultrasuoni seguiti da rastrellamenti a tappeto in città e nei dintorni del villaggio autogestito per i manifestanti del contro-vertice NATO. Il centro "fortezza" di Strasburgo resta isolato e inaccessibile mentre la zona di Neuhof, nella banlieue, è animata da assalti e incursioni intermittenti, gli abitanti dei quartieri popolari partecipano ai cortei per respingere i contro-attacchi della polizia con il corollario di vetrine esplose, fermate degli autobus date a fuoco, cassonetti incendiati a proteggere le ritirate, lanci di proiettili di ogni genere e chiusura forzata di un commissariato. A Neuhof, le competenze per intercettare blocchi e dispositivi di controllo non fanno difetto e le forze dell’ordine rispondono utilizzando i metodi di guerriglia urbana sperimentati in Francia in questi ultimi anni, ma le modalità di intervento militare generalizzato adottate in città e periferia dalle bande di poliziotti franco-tedesche sono anche una prova per collaudare le esercitazioni e gli addestramenti congiunti. 300 partecipanti a cortei e barricate sono stati arrestati prima ancora dell’inizio del vertice Nato, qualche decina è in attesa di giudizio, il resto delle persone è stato rilasciato con grande disappunto del PM nel sottolineare la tattica organizzata dei manifestanti che "rifiutano di testimoniare e non reagiscono" agli interrogatori in questura. I cortei proseguono a singhiozzo, si disperdono e si riformano snodandosi nel tratto di percorso in direzione del villaggio autogestito che ospita diverse migliaia di attivisti. In città per diverse ore, durante l’incontro pomeridiano tra Sarkozy e Obama, non si poteva circolare con mezzi propri. La prefettura che ha vietato qualsiasi tipo di manifestazione, ordina filtraggi a tempo per far defluire gli abitanti che circolano a piedi con il lascia-passare. Attualmente il ’campo’ che concentra i manifestanto NO-NATO è controllato da centinaia di poliziotti ammassati ai limiti del bosco che circonda lo spazio che è anche nucleo delle attività militanti. I manifestanti tentano di evitare fitti lanci di lacrimogeni e costruiscono barriere in legno lungo la strada che porta al quartier generale del contro-vertice. Intanto, la guerra delle bandiere della pace e "No to Nato" a balconi e finestre è ricominciata.
Marina Nebbiolo
Link in tempo reale: http://liege.indymedia.org/article/show/id/501
sabato 4 aprile 2009
Francia: Università in sciopero per studiare
Da due mesi non passa settimana senza una presenza in piazza di insegnanti-ricercatori e studenti. Alla protesta contro la riforma dello statuto degli insegnanti-ricercatori presentata dalla ministra Valérie Pécresse si è aggiunta una lista sempre più lunga di rivendicazioni. Progressivamente la mobilitazione si è allargata all’insieme delle università e a tutti gli istituti di ricerca, e il movimento continua.
Professori e studenti praticano lo sciopero "attivo", tra "conferenze alternative" e performance quotidiane, coinvolgendo un pubblico fatto di pendolari, passanti, turisti, abitanti dei quartieri, negozianti, impiegati di uffici e banche, auditori liberi di corsi e lezioni di storia, economia, filosofia, arte... L’università si riversa fuori dagli accademici confini e soprattutto sfida le barriere imposte dalla polizia e dai cagneschi vigilantes che filtrano l’accesso e controllano il territorio universitario, come accade nella venerabile Sorbona dove dal 2006 con il movimento esplosivo contro il CPE si teme annunciandolo un re-make del Maggio 68. Ma studenti e professori che sfilano sotto l’apparato inquisitore dei butta-fuori privati colgono la provocazione e scioperano organizzandosi per far vivere l’università. All’impressionante presenza poliziesca esterna corrisponde una surreale tranquillità all’interno degli spazi condivisi di studio e lavoro.
Gli insegnanti organizzano lezioni per la verifica dei corsi, seguono e correggono il lavoro svolto anche se non assicurano più le lezioni e i loro allievi creano delle reti per socializzare lo studio anche tramite internet. La norma che impone l’assenza di votazione e valutazione in caso di sciopero viene stravolta e l’eccezione sancita dai regolamenti accademici diventa regola, sistematicamente applicata da settimane. Quando il protocollo vuole imporsi, alla domanda "Sei in sciopero?" la risposta è "Si, ma in sciopero attivo". Le lezioni infatti ci sono, intermittenti, dentro e fuori. Moltissimi studenti grazie a questo sistema flessibile di formazione scoprono il lavoro di ricerca, possono approfondire delle tematiche non necessariamente previste dai programmi di studio e colmare molte lacune, la qualità dei corsi è riconosciuta a partire dagli iscritti al primo anno di università. Quattro, tre, cinque "conferenze alternative" quotidiane confermano l’ottimo livello di studio che viene proposto dagli ’scioperanti’. E poi si va in giro per la città, si fanno delle tappe per letture pubbliche e insieme, studenti e professori, fanno da guida scegliendo percorsi ’istruttivi’ nei vari quartieri, abbordando la letteratura e la poesia, ma anche l’attualità della crisi economica. Queste "ronde infinite degli ostinati", così si definiscono i disubbidienti delle università in lotta, permettono una mediatizzazione del movimento, il confronto con i cittadini e la diffusione libera dei contenuti. Un carnevale militante che comincia il lunedi e va in giro a denunciare le riforme e i decreti con la "vendita all’asta dei concetti straordinari e rari" oppure "il supplizio dell’università", poi ci sono gli happening come il "terribile concerto di pentole " per "svegliare i grandi e storici antenati" della République sepolti al Panthéon che si trova nel cuore del quartiere universitario, oppure "la lenta marcia indietro" lungo gli Champs-Elysées, e naturalmente la catena umana che circonda l’università e sfila leggendo ad alta voce "La Princesse de Clèves" provocatoria messa in scena contro l’attacco di Sarkozy agli studi letterari considerati inutili e dispersivi rispetto alla professionalizzazione dell’università prevista dal suo governo.
Ieri decine di migliaia di studenti e professori hanno manifestato contro la soppressione degli incarichi di ricerca, la riforma dello statuto degli insegnanti-ricercatori e la formazione dei professori, chiedendo l’abolizione della RLU, Legge sulla Responsabilità e Libertà delle Università votata nel 2007. L’incontro dei sindacati con la ministra si è sciolto il 30 marzo con l’abbandono del tavolo di trattativa da parte dei collettivi di ricercatori che "stigmatizzano l’immobilismo e l’ auto-compiacimento" del ministero dell’insegnamento universitario e della ricerca.
Marina Nebbiolo
Professori e studenti praticano lo sciopero "attivo", tra "conferenze alternative" e performance quotidiane, coinvolgendo un pubblico fatto di pendolari, passanti, turisti, abitanti dei quartieri, negozianti, impiegati di uffici e banche, auditori liberi di corsi e lezioni di storia, economia, filosofia, arte... L’università si riversa fuori dagli accademici confini e soprattutto sfida le barriere imposte dalla polizia e dai cagneschi vigilantes che filtrano l’accesso e controllano il territorio universitario, come accade nella venerabile Sorbona dove dal 2006 con il movimento esplosivo contro il CPE si teme annunciandolo un re-make del Maggio 68. Ma studenti e professori che sfilano sotto l’apparato inquisitore dei butta-fuori privati colgono la provocazione e scioperano organizzandosi per far vivere l’università. All’impressionante presenza poliziesca esterna corrisponde una surreale tranquillità all’interno degli spazi condivisi di studio e lavoro.
Gli insegnanti organizzano lezioni per la verifica dei corsi, seguono e correggono il lavoro svolto anche se non assicurano più le lezioni e i loro allievi creano delle reti per socializzare lo studio anche tramite internet. La norma che impone l’assenza di votazione e valutazione in caso di sciopero viene stravolta e l’eccezione sancita dai regolamenti accademici diventa regola, sistematicamente applicata da settimane. Quando il protocollo vuole imporsi, alla domanda "Sei in sciopero?" la risposta è "Si, ma in sciopero attivo". Le lezioni infatti ci sono, intermittenti, dentro e fuori. Moltissimi studenti grazie a questo sistema flessibile di formazione scoprono il lavoro di ricerca, possono approfondire delle tematiche non necessariamente previste dai programmi di studio e colmare molte lacune, la qualità dei corsi è riconosciuta a partire dagli iscritti al primo anno di università. Quattro, tre, cinque "conferenze alternative" quotidiane confermano l’ottimo livello di studio che viene proposto dagli ’scioperanti’. E poi si va in giro per la città, si fanno delle tappe per letture pubbliche e insieme, studenti e professori, fanno da guida scegliendo percorsi ’istruttivi’ nei vari quartieri, abbordando la letteratura e la poesia, ma anche l’attualità della crisi economica. Queste "ronde infinite degli ostinati", così si definiscono i disubbidienti delle università in lotta, permettono una mediatizzazione del movimento, il confronto con i cittadini e la diffusione libera dei contenuti. Un carnevale militante che comincia il lunedi e va in giro a denunciare le riforme e i decreti con la "vendita all’asta dei concetti straordinari e rari" oppure "il supplizio dell’università", poi ci sono gli happening come il "terribile concerto di pentole " per "svegliare i grandi e storici antenati" della République sepolti al Panthéon che si trova nel cuore del quartiere universitario, oppure "la lenta marcia indietro" lungo gli Champs-Elysées, e naturalmente la catena umana che circonda l’università e sfila leggendo ad alta voce "La Princesse de Clèves" provocatoria messa in scena contro l’attacco di Sarkozy agli studi letterari considerati inutili e dispersivi rispetto alla professionalizzazione dell’università prevista dal suo governo.
Ieri decine di migliaia di studenti e professori hanno manifestato contro la soppressione degli incarichi di ricerca, la riforma dello statuto degli insegnanti-ricercatori e la formazione dei professori, chiedendo l’abolizione della RLU, Legge sulla Responsabilità e Libertà delle Università votata nel 2007. L’incontro dei sindacati con la ministra si è sciolto il 30 marzo con l’abbandono del tavolo di trattativa da parte dei collettivi di ricercatori che "stigmatizzano l’immobilismo e l’ auto-compiacimento" del ministero dell’insegnamento universitario e della ricerca.
Marina Nebbiolo
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
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