martedì 7 aprile 2009

Jayyus secondo giorno di carovana

Nel programma della carovana di oggi era previsto che il gruppo di Jayyus si recasse al valico Heretz per tentare di entrare a Gaza. Purtroppo quattro giorni prima della nostra partenza le autorità militari israeliane ci hanno fatto sapere che a nessuna delegazione sarebbe stato concesso di entrare a Gaza per motivi di sicurezza e perchè « li' non c'è nulla da vedere e nessuno da incontrare ». Cosi' la delegazione oggi è rimasta a Jayyus a vedere con i propri occhi le difficoltà che i contadini palestinesi hanno nel raggiungere le proprie terre al di là del muro di recinzione. Il muro costruito nel 2002 per motivi di sicurezza in realtà ha rubato terre coltivate palestinesi non rispettando i confini del '67, che prevedevano la sua costruzione sulla green line situata 10 chilometri più indietro.
Sotto un sole a picco sulle nostre teste abbiamo percorso la strada che i contadini fanno tutti i giorni per arrivare alla porta sud, aperta per un'ora tre volte al giorno. Abbiamo potuto costatare, come ci avevano spiegato ieri i ragazzi del Charity center, che il pass per coltivare le terre al di la' del muro viene concesso quasi esclusivamente a persone molto anziane. Durante la nostra sosta davanti alla porta sud, gli unici agricoltori che passavano erano vecchi su carretti trainati da muli. Ottenere il pass dal governo israeliano non é semplice, innanzitutto non bisogna avere in famiglia persone che sono state arrestate per attività politica, martiri o semplici attivisti. Inoltre gli ettari di terra posseduti dal capo famiglia vanno suddivisi per ciascun membro della famiglia, e se dalla divisione per ogni figlio risulta meno di un ettaro di terra per componente tutto il nucleo familiare non ottiene il pass. Inoltre la durata della concesione per coltivare la terra dura da tre a sei mesi, scaduti i quali, va rinnovata con un'attesa media di un mese e mezzo durante il quale non è possibile andare a lavorare. Questi sono solo alcuni dei modi che il governo israeliano usa per umiliare e impoverire la popolazione, impossibilitata a lavorare la terra e raccoglierne i frutti e a percepire un reddito per sopravivvere. Per molti giovani, come ci ha spiegato « dall'alto del suo trattore » un rappresentante del comitato per la liberazione delle terre di Jayyus, l'unica possibilità per costruirsi un futuro è lasciare la Palestina per recarsi in Europa a finire gli studi e cercare lavoro. Purtroppo solo i più fortunati riecono però ad uscire dal paese, perché qualunque problema con la giustizia israeliana comporta il diniego di emigrare. L'ennesima riprova che la Palestina è davvero una prigione a cielo aperto.
Mentre scriviamo nel giardino del Charity center siamo « circondati » da decine di bambini che partecipano al laboratori di fotografia e sulle energie rinnovabili, mentre il resto del gruppo è in giro per il paese accompagnato dai tamburi della murga e dai graffitari che termineranno i graffiti iniziati ieri.
Dopo pranzo siamo andati a prendere un gelato e della frutta e il negoziante nel vederci ci ha ricordato la pesante sconfitta della partita di ieri finita 13 a 3. A quel punto è scattata la proposta per una rivincita fuori programma. I ragazzi sono scesi in campo finalmente motivati convinti delle proprie possibilità fino ad oggi inespresse. La nostra squadra ci ha fatto rivivere i fasti del calcio totale dell'olanda di Cruyff. Risultato finale a nostro favore 3 a 2, marcatori della giornata Sogliola, e doppietta di Rui « nano » Barros. Da notare la prestazione sopra le righe di Yuri che si è dimostrato un grande portatore di palla e un vero leader in campo, capace di tenere corta la squadra e dettare i tempi di gioco. I nostri sono stati semplicemente fantastici.
I vostri corrispondenti
duka e tanka

Palestina. Carovana sotto l’assedio, la cronaca della seconda giornata

Comincia il secondo giorno della carovana, che si è divisa in tre gruppi distinti. I ragazzi della carovana sono stati ospitati per la notte nel campo profughi Dheisheh; un gruppo di attivisti rimane per continuare le iniziative di solidarietà mentre un secondo gruppo viaggia per i villaggi e di territori prossimi al muro ed al confine di Israele dove forte è il livello dello scontro e della pressione dei coloni israeliani.L’ultimo gruppo si sposta verso nord a Nablus nei campi profughi ed in particolare ci sarà una visita con partita di calcio in un penitenziario trasformato in una struttura sportiva per i ragazzi dei campi. Ieri è arrivato anche il diniego del Governo Israeliano per il passaggio della carovana a Gaza dove il progetto di Sport sotto l’assedio porta avanti progetti dal 2004. Un divieto gravissimo che sottolinea il carattere di occupazione e di prigione a cielo aperto che rappresenta la striscia di Gaza.Il clima è comunque molto positivo e bello; comincia ora la parte più faticosa del viaggio ci confronteremo con realtà anche poco conosciute; siamo venuti soprattutto per ascoltare esperienze e condividere la possibilità di costruire qualcosa di differente anche con la pratica sportiva.
La corrispondenza della mattina. [ audio ]
Siamo a pochi chilometri da Nablus in un campo profughi presso un ex carcere trasformato in uno ostello e con strutture sportive.Il clima è stato pesante al posto di blocco Israeliano dove abbiamo aspettato più di mezz’ora assistendo alle consuete scene di vessazione della popolazione palestinese. La sensazione in Cisgiordania è che con l’operazione Piombo Fuso il problema sia diventato Gaza; la pressione israeliana è minore ma i problemi rimangono ed anche i momenti di incontro ufficiali tendono a spostare l’attenzione sulla striscia. Il rifiuto israeliano a fare entrare la carovana a Gaza è una chiara scelta in tal senso; entro la serata gli attivisti stessi della carovana invieranno un comunicato ufficiale di risposta. Per domani il gruppo di Nablus giocherà un incontro amichevole di calcio e visiterà i campi profughi incontrando le associazioni con cui si stanno portando avanti i progetti in campo sportivo e ricreativo.
La corrispondenza della serata. [ audio ]
A Jayyus, villaggio a pochi chilometri da Tel Aviv, nella zona di Qualqylia, il gruppo della Carovana fin qui approdato ha potuto toccare con mano la devastazione sociale ed economica causata dalla costruzione del muro. La terra coltivata, gli oliveti, i pozzi artesiani, tutto ciò che permetteva il sostentamento della popolazione locale è stato annientato dalla barriera israeliana. L accoglienza al Charity Center è ottima, il gruppo ha giocato e ballato con le centinaia di bambini e bambine presenti nel villaggio dando vita ad un nuovo murales sulle pareti esterne della scuola, dove ora campeggia la scritta "Il muro divide, lo sport unisce". Da novembre scorso l’organizzazione Against the wall organizza ogni venerdì le manifestazioni al muro, che qui è stato costruito fin da subito, nel 2002, in meno di un mese. Numerosi sono stati gli arresti tra la popolazione di giovani attivisti.
Partendo dal campo profughi di Dheisheh il terzo gruppo si è spostato in pullman presso il Centro Antiviolenza "Mehwar Center" di Beth Shour per conoscere le operatrici e per capire quale sia la situazione dei territori palestinesi rispetto alle violenze sulle donne. Il centro che il gruppo ha visitato è al momento l’unico attivo in Palestina e può ospitare fino a 35 donne. Risulta evidente come i diritti delle donne nei territori siano quotidianamente violati, data anche l’assenza di una legislazione specifica. Ci si rifà infatti ancora alla legge giordana, che nello specifico non condanna nemmeno chi uccide o violenta la propria moglie o la propria figlia. Dopo un altro incontro con alcuni gruppi di donne del campo di Dheisheh nel pomeriggio sono iniziati workshop di fotografia, musica e teatro che hanno visto la partecipazione di decine di bambini del campo. I workshop proseguiranno nei prossimi giorni.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!