Oggi stiamo girando per i territori intorno alla città di Nablus, vicino alle montagne al confine con il Libano; molti i campi di addestramento dell’esercito israeliano, si capisce bene che siamo in un territorio di confine. L’altro gruppo è in visita al muro della vergogna nei villaggi attraversati e isolati dalla fortificazione voluta dal governo di Israele.
La corrispondenza della mattina audio
Ieri c’è stato un incontro con le donne della città di Betlemme nel centro antiviolenza gestito anche da associazioni italiane; il centro antiviolenza ospita 38 donne e purtroppo è l’unico di tutta la Palestina. Un operatrice ci ha descritto le tipologie di violenza che sono per lo più di carattere familiare; incide molto il fatto che la donna violentata, che denuncia o viene riconosciuta tale è allontanata dalla famiglia e dalla comunità. Altro problema grave sono i casi di divorzio che non è civilmente riconosciuto ma religiosamente governato e regolamentato; il centro cerca come può di supportare le istanze davanti ai tribunali religiosi. Il problema e le tematiche dell’aborto sono invece più legate alle donne palestinesi cattoliche, costrette a rivolgersi al centro in clandestinità. La presenza dell’occupazione militare israeliana alimentano poi le dinamiche di cultura conservatrice nelle famiglie palestinesi; l’ambito religioso e la tradizione familiare costringono molte donne e ragazze palestinesi al rispetto di regole e comportamenti, anche violenti, dai quali è molto difficile sottrarsi.
Questo pomeriggio si svolto un nuovo incontro di calcio tra i ragazzi della carovana contro la rappresentativa di del campo profughi di Nablus; partita molto seguita ed incerta fino alla fine, la vittoria ha arriso ai padroni di casa. Nelle note di vita quotidiana è da sottolineare una azione dell’ esercito israeliano nel campo con l’arresto di quattro palestinesi; tutto sotto gli occhi dei rappresentati della carovana, neanche la loro presenza ha potuto impedire l’ennesima violenza dell’esercito occupante.
La corrispondenza della sera audio
A Jayyous oggi i ragazzi del Charity Centre hanno accompagnato la Carovana lungo le tortuose stradine tra gli ulivi che conducono ai Gate del muro israeliano. Questo, che in concreto è un fitto reticolato di filo spinato e elettrificato, deturpa un paesaggio incredibilmente armonico e da sempre votato all agricoltura, ma soprattutto costringe la popolazione palestinese a sempre piu umilianti condizioni di vita quotidiana, con i ristretti orari di apertura del check point, l'arbitrarietà del rilascio del permesso per raggiungere le terre confiscate, le strade e lunghe e scomode che i contadini sono costretti a percorrere per andare a lavorare. Da segnalare che spesso l'esercito compie incursioni nel paesino di quattromila anime, a volte inondando di gas CS le strette viuzze, e spesso procedendo a rastrellamenti. Al Gate 2 abbiamo incontrato un esperto contadino della zona, che ci ha ampiamente spiegato come sia impossibile continuare a coltivare i terreni in questa condizione, quando i permessi per il passaggio vengono concessi ai più anziani e sempre meno ai giovani che potrebbero aiutarli nel lavoro. Continue vessazioni intollerabili, di cui il muro e solo l'aspetto piu eclatante, ma che hanno reso questa gente resistente, consapevole e molto ospitale con gli internazionali che vengono spesso ad aiutare, in ottobre, per la raccolta delle olive. Persone così gentili da esprimerci, quando ci incontrano per strada, il loro cordoglio per il terremoto che ha colpito ieri il nostro paese.
mercoledì 8 aprile 2009
NIENTE DA VEDERE, NESSUNO DA INCONTRARE
Non c'è niente da vedere, nessuno da incontrare. Con queste parole, Israele sancisce il divieto ssoluto di entrare a Gaza, dal check-point di Herez, a una carovana internazionale composta da piu di duecento persone. Con un fax, viene confermato per l'ennesima volta l'apartheid in cui si trovano stritolati migliaia di palestinesi. Il muro che, con tanta solerzia, Israele ha costruito per isolare e rinchiudere il popolo palestinese deve essere inviolabile, perchè nessuno deve vedere ciò che esso contiene - macerie, dolore, diritti negati -, nessuno deve poter parlare con le persone che all'ombra di quel muro ogni giorno vivono. Un muro eretto appositamente, per nascondere al mondo intero i crimini commessi da una superpotenza mondiale. Volevamo entrare a Gaza. Volevamo portare una speranza a quella terra straziata, un abbraccio di solidarietà che ricordasse agli occhi palestinesi che non sono soli. Volevamo essere lì con loro, testimoniare nel nostro paese la barbarie occidentale in Palestina, provare a infrangere l'isolamento, la prigionia in cui sono costretti. Gaza è un enorme prigione a cielo aperto, un carcere in cui è rinchiuso un popolo colpevole solamente di esistere, ma soprattutto di non chinare la testa. Il coraggio del popolo palestinese, il desiderio di vita nella propria terra è senza paragone, e per questo Israele, con l'aiuto e la complicità di tutti i governi occidentali, mette in campo forme di controllo totalitario e di repressione violenta e generalizzata con pochi precedenti nella storia. Da questo contesto inaccettabile prende forma il Muro. Cemento che serve a imprimere nei palestinesi la solitudine e l'isolamento dal resto del mondo, imponendo la sensazione che la vita stessa finisca a quel muro, bloccando informazioni, aiuti umanitari, circolazione di corpi, solidarietà. Un altro pezzo di un massacro in atto da troppo tempo. Con la carovana di Sport sotto l'assedio, stiamo portando per i campi profughi palestinesi una speranza che ha la forma di un pallone. Siamo una squadra di calcio, maschile e femminile, che, attraverso lo sport, prova a portare un messaggio solidale di fratellanza. Giochiamo con squadre palestinesi, con ragazzi e ragazze, perchè il pallone parla la stessa lingua ovunque, antirazzista e contro ogni intolleranza, ogni guerra. Oltre duecento persone dall'Italia sono arrivate con le loro esperienze e le loro abilità, portando qui laboratori di musica, di teatro, di fotografia e di informatica, condividendo con le genti di questa terra le informazioni e le esperienze, perchè il muro dell' apartheid si rompe quotidianamente, ovunque.Volevamo infrangere il simbolo della cortina di silenzio e morte, e ci è stato impedito. Israele, come sempre, non vuole che i suoi progetti subiscano rallentamenti. Denunciamo questa barbarie, denunciamo ai media internazionali, alla società civile, a chi nel cuore porta quei bambini che prendevano a sassate soldati, l'ennesima violazione di qualunque diritto, l'ennesimo atto di guerra di una paventata democrazia che vorrebbe nascondere il sangue, le torture e il massacro di un popolo. Non permetteremo che questo avvenga.
Stronger than a wall --- without your freedom, we'll never be free.
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!