sabato 11 aprile 2009

Buenos Aires - Abbattuto il muro che separava i ricchi dai poveri

Il muro era stato costruito per separare un quartiere popolare da un quartiere della classe alta

Buenos Aires, 9 aprile. Un gruppo di residenti indignati del quartiere di Villa Jardin nel Municipio di San Fernando, a nordovest della capitale, hanno abbattuto un muro che, per l’insolita decisione della vicina municipalità di San Isidro, si stava costruendo per separare le due zone: numerose le denunce da parte di diverse organizzazioni a causa della discriminazione di un settore della popolazione che quel muro simboleggia. Decine di bambini dei quartieri più popolari avevano di fronte quel muro che pretendeva di separarli dalle zone dove vivono i settori della classe alta, mentre cresceva l’indignazione dei discriminati. La decisione della costruzione si inseriva all’interno di una campagna di estrema destra sul tema dell’insicurezza, alimentata da diversi mezzi di comunicazione. Il muro di cemento e sbarre di ferro largo 3 metri e alto 4, che doveva raggiungere gli 800 metri di lunghezza, ha provocato dure critiche anche da parte del Presidente, Cristina Fernández de Kirchner, del governatore della Provincia di B.A. Daniel Scioli e del ministro della Sicurezza, Carlos Stornelli. Costruito per delimitare la località La Horqueta, a San Isidro, dove vive la parte più ricca della città, dal quartiere popolare di Villa Jardin a San Fernando, il muro ha causato una vera e propria ribellione tra i più poveri, la maggior parte dei quali lavoratori. Com’era prevedibile, gli abitanti hanno cominciato ad abbattere il muro con picconi, martelli e pale, fino a far crollare i pali di cemento, i piloni e le recinzioni. Uno dei residenti di San Fernando ha poi detto: “Molte di quelle persone hanno guadagnato grazie a corruzione, truffe, furti e sfruttamento dei lavoratori, o lasciando migliaia di disoccupati nelle loro imprese senza che gliene importasse nulla. Adesso loro sono considerati brave persone, mentre noi i delinquenti.” Il giudice Fernando Ribeiro Cardadeiro di San Isidro ha ordinato di sospendere la costruzione del muro dopo che l’intendente di San Fernando, Osvaldo Amieiro, aveva presentato una denuncia all’Istituto Nazionale contro la Discriminazione (INADI) nella quale si spiegava che il muro aveva l’intenzione di separare i residenti del quartiere ricco dai residenti del quartiere popolare. Il muro inoltre voleva impedire che gli abitanti di Villa Jardin attraversassero quattro strade dell’esclusivo quartiere de La Horqueta, dove 33 residenti avevano richiesto che fosse eretto un muro con sbarre di ferro perché non entrassero i ladri. Il ministro della sicurezza della città ha affermato che alzare un muro era una follia e un’incitazione alla violenza, e ha avvertito che dietro a quella decisione si nascondevano strategie elettorali.

di Stella Calloni, corrispondente da Buenos Aires
Traduzione di Francesca Stanca, Ass.ne Ya Basta!

Leggi l’articolo in lingua originale

Report – L'inferno sanitario nelle carceri israeliane

Il Centro palestinese per la Difesa dei detenuti ha reso noto in questi giorni che il numero di malati imprigionati nelle carceri israeliane ammonta a un totale di 1.600 - 16 dei quali affetti da cancro. E ha aggiunto che Israele continua a portare avanti la politica d’indifferenza nei confronti delle loro condizioni di salute, fornendo solo trattamenti medici palliativi.
Nel rapporto pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Salute, del quale il nostro corrispondente ha ricevuto una copia, il centro ha dichiarato infatti che gli unici farmaci prescritti dal personale delle prigioni per qualsiasi malattia sono solo antidolorifici.
Secondo il rapporto, 550 prigionieri palestinesi necessitano di operazioni urgenti di chirurgia, mentre altri 160 soffrono di seri problemi come cancro, disturbi cardiaci e insufficienza renale; 18 si muovono con l’aiuto di una sedia a rotelle o di un paio di stampelle.
Vengono inoltre citati 80 malati di diabete e decine di carcerati che corrono il rischio di perdere la vista: due di loro sono già divenuti ciechi, per non aver ricevuto le cure di cui avevano bisogno. Altre decine di detenuti sono affetti da vari generi di malattie, diverse da quelle menzionate.
In un altro contesto, il ministero palestinese per gli Affari dei detenuti ha accusato mercoledì scorso l’occupazione israeliana di sfruttare l’impoverimento dei mezzi di sussistenza degli abitanti di Gaza per costringerli col ricatto a lavorare come spie e procurare informazioni sulla Resistenza palestinese.
In un comunicato stampa ricevuto dal nostro corrispondente, Riyad al-Ashqar, direttore dell’ufficio stampa del ministero, ha infatti biasimato Israele per aver assaltato e rapito alcuni pescatori, e per aver fatto pressioni su di loro affinché lavorassero come informatori, altrimenti loro e le loro barche sarebbero stati il bersaglio della marina israeliana.
Al-Ashqar ha aggiunto che lo stato ebraico sta portando avanti questa politica crudele anche sui bambini palestinesi rinchiusi nei centri di detenzione in Cisgiordania e in Israele, dove i piccoli vengono prima maltrattati, e poi liberati a condizione che accettino di unirsi a queste operazioni di spionaggio.
Il ministero ha messo in guardia su ciò a cui può portare convincere dei ragazzini a tradire in cambio di lusinghe materiali, e ha invitato tutte le istituzioni a lanciare una vasta campagna d’informazione tra i cittadini palestinesi riguardo a queste vicende.
tratto da Infopal

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!