martedì 21 aprile 2009

Azione anti-nucleare a Scanzano Jonico

Scanzano Jonico rischia di ospitare il deposito delle scorie nucleari. Siamo andati sul sito dei pozzi aperti. In una notte li abbiamo cementati e trasformati in un parco giochi. Perché con il futuro dei nostri figli non si può giocare!
Questa notte circa quindici attivisti sono entrati nel sito, hanno ’chiuso’ i pozzi con tappi di cemento e hanno steso striscioni con i messaggi "Stop follia nucleare", "Niente scorie nucleari a Scanzano", "Non giochiamo con il futuro dei nostri figli".
La storia del sito per il deposito nucleare di Scanzano Jonico è lunga. Il sottosuolo dell’intera zona è caratterizzato dalla presenza di 15 miliardi di tonnellate di salgemma. Ma non è la miniera di sale a destare interesse quanto piuttosto il progetto di buttare a mare il salgemma e utilizzare le caverne come deposito.
Nel 2003 il governo indicò il sito di Scanzano come deposito nazionale per tutti i rifiuti radioattivi italiani. Dopo un mese, in seguito a una mobilitazione popolare senza precedenti, il governo decide di rimuovere il riferimento a Scanzano Jonico per le scorie e di affidare la decisione della scelta del deposito a una Commissione mai costituita. Insomma, la gestione delle scorie radioattive in Italia rimane un problema ancora irrisolto.
Oggi il governo – nella follia della riapertura del nucleare nel nostro paese - sta proponendo al Parlamento una strategia ‘sovietica’ basata su un approccio autoritario e ’militare’ alle scelte di localizzazione dei siti e gestione delle scorie, contraria alle direttive europee.
Con l’azione di oggi chiediamo che il sito di Scanzano Jonico venga ripristinato. I pozzi vanno chiusi al più presto e la Regione Basilicata deve annunciare pubblicamente che non è disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio.
Chiediamo che la gestione ‘militare’ del nucleare finisca e si apra una discussione democratica e partecipata sul futuro energetico del Paese. Dopo 60 anni di ricerca, tutti i problemi del nucleare rimangono ancora irrisolti: dalla gestione delle scorie alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di Uranio agli altissimi costi di costruzione.
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare del governo e occuperebbero almeno 200 mila persone. 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.
Articolo pubblicato sul sito di Greenpeace

In Turchia record di arresti


Dal 14 aprile 305 persone sono state prese in custodia dalla polizia turca nell'ambito delle operazioni contro il DTP.

Qualche giorno fa è stata svolta una ingente operazione contro il Partito della Società Democratica – DTP – in quindici province turche; 53 persone sono state fermate; in seguito 51 sono state arrestate e due sono state rilasciate. Delle persone fermate, 27 sono state immediatamente rinviate all’esame della Procura della Repubblica, che ne ha raccolto le dichiarazioni e le ha poi inviate al cospetto del tribunale ordinario. Si tratta del Vicepresidente del DTP, Bayram Altun, di Kamuran Yüksek, e dei consiglieri Selma Irmak, Şinasi Tur e Siracettin Irmak (che sono avvocati), Hüseyin Yılmaz, Kemal Aktaş, Mehmet Abbasoğlu, Herdem Kızılkaya, Mehmet Akın, Celal Yoldaş, Hasan İnatçı, Sara Aktaş, Ercan Sezgin, Nadir Yıldırım, del Vicepresidente della sezione di Diyarbakir del DTP, Musa Farisoğulları, di Temer Tanrıkulu, del coordinatore generale delle attività di Gün TV, Ahmet Birsin, di Zehra Bozacı, Zahide Besi, Çimen Işık, Heval Erdemli, Pergüzar Kaygısız, Ahmet Çelen, Alican Önlü e Salih Akdoğan. Dirigenti e membri dell’organizzazione sono stati poi inviati in un carcere di tipo D di Diyarbakir.Stamane altri 25 appartenenti al DTP sono comparsi al cospetto del tribunale e 24 sono stati conseguentemente arrestati, sempre con l’accusa di appartenenza al PKK. Pertanto soltanto Űmit Aydin e Mesut Çetin sono stati rilasciati, mentre altre 51 persone sono attualmente agli arresti.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!