martedì 9 giugno 2009

Perù. Leader indigeno si rifugia nell'ambasciata del Nicaragua


Alberto Pizango, leader delle proteste degli indigeni dell’Amazzonia peruviana in corso da giorni contro il governo, si è rifugiato nell’ambasciata del Nicaragua a Lima. A renderlo noto il Premier Yehude Simon. Tra venerdì e sabato almeno 35 persone sono rimaste uccise negli scontri tra e forze di sicurezza e indigeni, e molti fra questi ultimi sono i desaparecidos. A causare le proteste popolari, lo sfruttamento idrico, forestale e minerario del territorio da parte del governo. Sabato scorso, la polizia aveva diffuso un mandato d’arresto per Pizango accusato di sedizione, cospirazione e rivolta. Pizango, che si trovava a Lima quando gli scontri sono esplosi nella città di Bagua, aveva parlato con i giornalisti e ha accusato il presidente Alan Garcia di «genocidio» e di aver «commesso il peggior massacro contro la popolazione degli ultimi 20 anni».

Repressione delle proteste indigene in Perù, almeno 33 morti

da La Jornada

Dopo l'uccisione di 22 indigeni e 11 poliziotti in Perù sono scoppiati scontri, saccheggi e incendio di edifici pubblici a Bagua. La repressione contro gli indigeni lascia almeno 33 morti e 113 feriti. 22 sono nativi e 11 poliziotti, intanto Lima si prepara a dichiarare il coprifuoco.
Contigenti della polizia peruviana hanno sgomberato violentemente gli indigeni che bloccavano un’autostrada nella regione amazzonica, con l’appoggio di elicotteri, il che ha lasciato un saldo di 33 morti e 113 feriti e ha scatenato nella città di Bagua una serie di disordini, incendi di edifici pubblici e saccheggi.Tra le vittime ci sono 22 nativi e 11 poliziotti, per gli scontri avvenuti durante una protesta di etnie di 5 regioni che reclamano la derogazione delle leggi che – secondo le organizzazioni indigene – vulnerano i loro territori e l’ambiente, in relazione allo sfruttamento petrolifero a beneficio delle imprese multinazionali.
In questo contesto e senza escludere una crisi di governo, secondo alcuni analisti, Lima si prepara a decretare il coprifuoco a Bagua ed in altre zone della regione. Il caencelliere Jose garcia Baluande, annunciando la misura di sicurezza, ha detto che l’obiettivo è creare un clima di calma per riprendere il dialogo, che con la violenza e gli attacchi alla proprietà privata non è possibile.«Io faccio responsabile il governo del presidente Alan Garcia di ordinare questo genocidio. Ci stanno sparando come animali» ha detto il leader dei nativi della zona, Alberto Pizango, in una conferenza stampa con i giornali stranieri. Ha aggiunto che, secondo informazione ricevute dalla zona di conflitto, ci sono 22 indigeni morti a causa degli scontri con la polizia che ha sparato da un elicottero.Le autorità locali di Bagua parlano solo di sette civili morti e hanno confermato che anche nove poliziotti sono deceduti.
La ministra degli interni, Mercedes Caballinas, ha detto ai giornalisti che i poliziotti morti sono nove e ha descritto la situazione a Bagua come un caos; hanno bruciato locali pubblici, non ci sono più le autorità del governo regionale, e che raccomanderanno l’applicazione del coprifuoco di fronte alla reazione furiosa degli abitanti dopo lo sgombero violento.Intanto, il presidente Alan Garcia ha giustificato l’azione della polizia come parte delle attribuzioni per vegliare sull’ordine e la sicurezza.Durante un evento pubblico ha affermato che è arrivato il momento di riaprire le strade, i fiumi e di assumere le responsabilità, in rispostaalle proteste di 65 etnie che dal 9 aprile hanno cominciato a mobilitarsi.Ha aggiunto che il suo governo ha avuto molta serenità e freddezza, però quando alcuni bloccano e tagliano i gaseodotti, che lasciarebbero senza luce a tutti i peruviani, che può fare un governo se non agire con energia per ristabilire l’ordine. Ha sostenuto che dietro le proteste ci sono interessi ideologici nazionali ed internazionali dei nemici dello sviluppo.
Migliaia di nativi hanno iniziato le proteste ad aprile per esigere l’eliminazione delle leggi approvate dal governo di Alan Garcia che cercanoottenere un maggior investimento privato nelle zone ricche di risorse naturale, come petrolio e gas. E’ stato uno sciopero concentrato nelleregioni: Amazzonia, Cusco, Loreto, San Martin e Ucayali.Le proteste hanno obbligato a chiudere all’impresa statale Petroperù l’unico oleodotto che trasporta crudo dalla selva nord alla costa delPacifico. Allo stesso modo l’argentina Pluspetrol ha fermato la propria produzione nel nord del paese dovuto alla mancanza di capacità diimmagazzinamento di crudo.
Il presidente Garcia si è detto dispiaciuto per le morti ed ha accusato i dirigenti dei nativi di provocare la polizia al momento di lasciare lestrade bloccate, protesta che secondo il presidente ha l’appoggio dei politici oppositori. Anche il suo cancelliere Garcia Belaunde ha accusato gli indigeni di aver attaccato la polizia con armi da fuoco durante gli scontri.
Però Pizango ed i leader che lo accompagnavano in una conferenza stampa a Lima hanno assicurato che i propri compagni non posseggono armi da fuoco e che la protesta è stata sempre pacifica e non escludono l’ipotesi che i poliziotti, sparando contemporaneamente da diversi punti, sono morti per pallottole sparate da loro stessi.Il dirigente indigene ha attribuito il genocidio al presidente Garcia, alla ministra Caballinas e al leader del Parlamento, javier Velasqyez Quesquen, quest’ultimo per non aver permesso il dibattito legislativo dei decreti di cui i nativi esigono la deroga, motivo per cui gli intenti di dialogo non sono seguiti e prevale la situazione d’impasse.Il parlamento, di maggioranza officialista, ha sospeso ieri la discussione per la deroga della Legge Forestale Fauna Silvestre, che secondo il governo regola l’investimento privato nel settore. Decreti firmati dal governo tra il 2007 e il 2008, che inoltre allentano i controlli sullo sfruttamento minerario, della legna, agricolo e sullo sfruttamento petrolifero, che include la consenga di lotti alle multinazionali.Pizango ha denunciato che «la mattanza di oggi per mano del governo forma parte di un piano di consegna delle risorse naturali alle imprese straniere, che include privatizzare le nostre terre».Analisti affermano che il conflitto potrebbe provocare la rinuncia del primo ministro Yehude Simon, il che genererebbe una crisi nel gabitto diGarcia. Probabilmente tutto questo porterà Simon a rinunciare perché la sua politica di dialogo ha indubbiamente fallito, ha detto il sociologo Sinesio Lopez, dell’università Cattolica.
Il direttore della polizia naziona, Joe Sanchez Farfan, ha informato che 639 poliziotti si sono scontrati con le etnie nella zona Curva del Diavolo mentre cercavano di sbloccare una strada a Bagua Grande, nella regione amazzonica. Ha detto che nella zona protestavano duemila indigeni e che le forze di polizia sono state attaccate con armi da fuoco.Il leader dell’opposizione nazionalista, Ollanta Humala, ha respisto le azioni del governo nella località di Bagua. «Il governo ha deciso dirisolvere il problema sociale, economico e politico non nel parlamente ma sul campo di battaglia», ha detto in conferenza stampa.
La Difesa del Popolo, la Chiesa Cattolica e organizzazioni dei diritti umani hanno esigito al governo fermare gli scontro a Bagua, dove secondo la polizia sono continuati gli scontri questa notte, il che ha imposto la chiusura di tutti i negozi della zona.Infine, un gruppo di 38 poliziotti e’ stato sequestrato da alcune migliaia di indigeni nella selva nord del Peru’ ed ora minacciano di ammazzarli, ha detto Yehude Simon.

Tradotto da Nodo Solidale

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!