Il dott. Mu‘awiya Hasanayn, direttore generale del pronto soccorso presso il ministero della Sanità, ha annunciato ieri il decesso del cittadino Rami Ziyad Tubasi (25 anni), avvenuto in un tunnel sotto il valico di Rafah, a sud della Striscia di Gaza.
Il dott. Hasanayn, in un comunicato stampa, ha infatti dichiarato che Tubasi, uno degli operai che lavorano nel tunnel, è stato ucciso da una delle corde con cui vengono issate le merci, che gli si è avvolta intorno al collo. Il lavoro sotterraneo a Rafah comporta numerose difficoltà per gli operai e ha molti effetti negativi sulla loro salute, anche a causa della mancanza di ossigeno.
Il direttore generale ha precisato che i casi di morte nei tunnel sono in aumento, a causa della mancata applicazione delle norme di sicurezza sul lavoro: il numero totale di vittime dal 2008 ha superato quota 100.
Hasanayn ha quindi chiesto ai proprietari delle gallerie di prestare più attenzione e di adottare misure cautelari, quali ad esempio una migliore illuminazione. Non va dimenticato che queste zone sono rese ancora più insidiose a causa delle bombe a percussione, oltre che per l’umidità e l’instabilità del terreno.
Già nella giornata di mercoledì un cittadino era morto e altri quattro erano rimasti feriti dal crollo di un tunnel nella zona del quartiere as-Salaam, a sud di Rafah. La vittima si chiamava As‘ad al-Kilani (42 anni) ed era stata trasferita insieme agli altri quattro all’ospedale Abu Yusef An-Najjar.
Dai tunnel scavati tra la Striscia di Gaza assediata e l'Egitto entrano prodotti alimentari - animali compresi -, computer, medicine, attrezzature sanitarie, armi, ecc. Essi rappresentano un'alternativa alla morte per fame e per malattia provocata da tre anni di embargo internazionale e di chiusura dei valichi di collegamento. Sia l'Egitto sia Israele permettono infatti l'ingresso nella Striscia di una limitata quantità di rifornimenti commerciali, insufficiente al sostentamento di una popolazione di 1,5 milioni di persone.
venerdì 12 giugno 2009
Gli Stati Uniti cospirano con l’aiuto di USAID
United States Agency for International Development
tratto da http://www.kaosenlared.net/
Documenti recentemente declassificati e in possesso dei ricercatori Eva Golinger e Jeremy Bigwood rivelano che l’Agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti, USAID, ha investito più di 97 milioni di dollari nella “decentralizzazione” ed “autonomia” di partiti politici d’opposizione in Bolivia durante l’anno 2002.
I documenti, sollecitati dai ricercatori in base alla Legge di Accesso all’Informazione degli Stati Uniti – Freedom of Information Act, FOIA, rivelano che USAID è stata “la prima agenzia donante che ha sostenuto economicamente i governi dipartimentali della Bolivia” ed “i programmi di decentralizzazione” nel paese, evidenziando quindi il sostegno ai progetti separatisti promossi da queste istituzioni.
I documenti, sollecitati dai ricercatori in base alla Legge di Accesso all’Informazione degli Stati Uniti – Freedom of Information Act, FOIA, rivelano che USAID è stata “la prima agenzia donante che ha sostenuto economicamente i governi dipartimentali della Bolivia” ed “i programmi di decentralizzazione” nel paese, evidenziando quindi il sostegno ai progetti separatisti promossi da queste istituzioni.
Decentralizzazione e separatismo
Secondo i documenti, USAID avrebbe gestito circa 85 milioni di dollari all’anno per finanziare programmi di sicurezza, democrazia, crescita economica ed investimento sociale. Il Programma per la Democrazia si è dato alcune priorità tra cui la “Governabilità democratica decentrata: Governi Dipartimentali e Municipali”, gestito attraverso un Ufficio per le iniziative di transizione, Oti.L’Oti è “un ufficio strategico di risposta immediata ad una crisi politica in un paese considerato importante” per gli interessi statunitensi.L’Oti si occupa di temi politici e generalmente gestisce fondi liquidi di una certa consistenza. Opera con modalità proprie dei servizi segreti e contratta imprese statunitensi per aprire sedi locali nei paesi dove vuole far arrivare forti finanziamenti per partiti politici ed Ong, che promuovono l’agenda di Washington.
Dopo il fallimento del colpo di stato contro il presidente venezuelano Hugo Chávez in aprile del 2002, USAID ha aperto un Oti in Venezuela solo due mesi dopo l’accaduto, con un budget di oltre 10 milioni di dollari, che è arrivato a 50 milioni negli anni successivi, destinati a cinque istituzioni statunitensi che li hanno girati a 450 Ong, attraverso programmi, e a gruppi politici dell’opposizione.
Nel caso della Bolivia, l’Oti ha contrattato l’impresa statunitense Casals & Associates per coordinare un programma di decentralizzazione ed autonomia nelle zone della mezza luna boliviana, con enfasi nel dipartimento di Santa Cruz, per realizzare uffici dedicati al rafforzamento dei partiti politici di opposizione contro l’allora candidato Evo Morales.
Dopo la sua elezione nel 2005, l’Oti ha diretto il suo lavoro verso progetti separatisti e i referendum autonomistici nell’oriente boliviano. A partire dall’anno 2007, il lavoro dell’Oti che contava con un budget aggiuntivo di 13,3 milioni di dollari, è stato assorbito dal Programma per la Democrazia di USAID/ Bolivia, che da allora ha rafforzato il progetto separatista. Il lavoro di USAID in Bolivia copre quasi tutti i settori della vita politica, penetrando la società boliviana e cercando di promuovere un modello politico ed ideologico statunitense. L’investimento nella “decentralizzazione” si occupa della creazione di regioni “autonome”, attraverso la pianificazione dipartimentale, la gestione finanziaria, la strategia di comunicazione, la struttura preventiva dipartimentale, lo sviluppo economico regionale e l’organizzazione territoriale. Come parte del programma denominato “Rafforzando le Istituzioni Democratiche”, Sdi, USAID sottolinea come il suo lavoro serva per “arricchire il dialogo sulla decentralizzazione, migliorare la gestione delle risorse preventive dipartimentali, promuovere lo sviluppo economico regionale”. Sono stati anche creati “laboratori per l’organizzazione territoriale” per aiutare i governi dipartimentali a implementare la loro autonomia.
Secondo un documento del 30 novembre 2007, pochi mesi prima dei referendum separatisti a Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija, il programma di “Iniziative Democratiche” dell’Oti/USAID ha lavorato da vicino con i prefetti di quelle regioni per “sviluppare modelli di governi subnacionales decentrati”. In queste regioni, hanno annunciato che il loro obiettivo è quello di ottenere una divisione politica ed economica dal governo nazionale, affinché possano gestire e sfruttare in modo autonomo le risorse strategiche che si trovano nelle loro regioni, come il gas e l’acqua. Questo finanziamento miliardario di USAID ai progetti separatisti nella zona orientale della Bolivia ha alimentato le azioni di destabilizzazione durante gli ultimi anni, includendo la violenza contro le comunità indigene, atti di terrorismo ed attentati contro il presidente Morales.
Dopo il fallimento del colpo di stato contro il presidente venezuelano Hugo Chávez in aprile del 2002, USAID ha aperto un Oti in Venezuela solo due mesi dopo l’accaduto, con un budget di oltre 10 milioni di dollari, che è arrivato a 50 milioni negli anni successivi, destinati a cinque istituzioni statunitensi che li hanno girati a 450 Ong, attraverso programmi, e a gruppi politici dell’opposizione.
Nel caso della Bolivia, l’Oti ha contrattato l’impresa statunitense Casals & Associates per coordinare un programma di decentralizzazione ed autonomia nelle zone della mezza luna boliviana, con enfasi nel dipartimento di Santa Cruz, per realizzare uffici dedicati al rafforzamento dei partiti politici di opposizione contro l’allora candidato Evo Morales.
Dopo la sua elezione nel 2005, l’Oti ha diretto il suo lavoro verso progetti separatisti e i referendum autonomistici nell’oriente boliviano. A partire dall’anno 2007, il lavoro dell’Oti che contava con un budget aggiuntivo di 13,3 milioni di dollari, è stato assorbito dal Programma per la Democrazia di USAID/ Bolivia, che da allora ha rafforzato il progetto separatista. Il lavoro di USAID in Bolivia copre quasi tutti i settori della vita politica, penetrando la società boliviana e cercando di promuovere un modello politico ed ideologico statunitense. L’investimento nella “decentralizzazione” si occupa della creazione di regioni “autonome”, attraverso la pianificazione dipartimentale, la gestione finanziaria, la strategia di comunicazione, la struttura preventiva dipartimentale, lo sviluppo economico regionale e l’organizzazione territoriale. Come parte del programma denominato “Rafforzando le Istituzioni Democratiche”, Sdi, USAID sottolinea come il suo lavoro serva per “arricchire il dialogo sulla decentralizzazione, migliorare la gestione delle risorse preventive dipartimentali, promuovere lo sviluppo economico regionale”. Sono stati anche creati “laboratori per l’organizzazione territoriale” per aiutare i governi dipartimentali a implementare la loro autonomia.
Secondo un documento del 30 novembre 2007, pochi mesi prima dei referendum separatisti a Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija, il programma di “Iniziative Democratiche” dell’Oti/USAID ha lavorato da vicino con i prefetti di quelle regioni per “sviluppare modelli di governi subnacionales decentrati”. In queste regioni, hanno annunciato che il loro obiettivo è quello di ottenere una divisione politica ed economica dal governo nazionale, affinché possano gestire e sfruttare in modo autonomo le risorse strategiche che si trovano nelle loro regioni, come il gas e l’acqua. Questo finanziamento miliardario di USAID ai progetti separatisti nella zona orientale della Bolivia ha alimentato le azioni di destabilizzazione durante gli ultimi anni, includendo la violenza contro le comunità indigene, atti di terrorismo ed attentati contro il presidente Morales.
Rafforzare i partiti d’opposizione
Un altro dei piani di USAID è il rafforzamento dei partiti politici dell’opposizione. Attraverso l’Istituto repubblicano internazionale, Iri, e l’Istituto democratico nazionale, Ndi, due entità considerate il braccio internazionale dei partiti politici statunitensi, che ricevono finanziamenti dal Dipartimento di Stato e dal Congresso attraverso la National Endowment for Democracy, Ned, USAID ha alimentato gruppi politici e dirigenti sociali d’opposizione in Bolivia.Durante l’anno 2007 hanno versato 1,25 milioni di dollari per “la formazione dei membri di partiti politici sui processi politici attuali, includendo l’Assemblea Costituente e il Referendum Autonomistico”. I principali beneficiari sono stati i partiti Podemos, MNR, MIR e più di cento Ong boliviane.
Intervento nei processi elettorali
USAID si è occupata di intervenire anche nei processi elettorali attraverso la creazione di una rete di 3 mila “osservatori” formati dall’organizzazione Partners of the Indie, entità statunitense finanziata dalla stessa USAID. La creazione di “reti” nella società civile per seguire i processi elettorali è stata una strategia usata anche in Venezuela, Ecuador e Nicaragua, per poi cercare di screditare i processi elettorali e denunciare frodi quando i risultati non favorivano l’agenda statunitense.
Penetrazione nelle comunità indigeneIl lavoro di USAID in Bolivia si è dedicato anche alla penetrazione nelle comunità indigene, favorendo tirocinanti di queste popolazioni presso l’USAID o l’ambasciata nordamericana a La Paz “per costruire e consolidare una rete di laureati che patrocinino il governo statunitense in settori chiave”.
Penetrazione nelle comunità indigeneIl lavoro di USAID in Bolivia si è dedicato anche alla penetrazione nelle comunità indigene, favorendo tirocinanti di queste popolazioni presso l’USAID o l’ambasciata nordamericana a La Paz “per costruire e consolidare una rete di laureati che patrocinino il governo statunitense in settori chiave”.
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
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