domenica 21 giugno 2009

Nigeria - Attacco dei ribelli del Mend Distrutto un oleodotto dell'Agip

Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger attua la "guerra del petrolio"

Attaccato un impianto Agip nella regione di Bayelsa, nel sud della Nigeria. La responsabilità dell'azione è stata rivendicata dal gruppo di ribelli del movimento per l'emancipazione del Delta del Niger. Un comunicato dei ribelli annuncia che "l'oleodotto è stato distrutto''.
Il Mend aveva esortato le numerose compagnie petrolifere straniere che operano nel delta del Niger a evacuare il loro personale dopo che il 7 giugno scorso, i ribelli avevano proclamato la ''guerra del petrolio''. Più o meno un anno fa, le strutture di pompaggio dello stesso impianto Agip furono danneggiate e tratti dell'oleodotto fatti esplodere. La comunità Ijaw spiegò che l'azione di forza era stata decisa per protestare contro le condizioni di vita della popolazione. Il Mend rivendica il diritto su una quota dei proventi delle compagnie petrolifere da ridistribuire tra gli abitanti più poveri della regione. Le violenze in questa area chiave per la Nigeria hanno fatto crollare la produzione di greggio di circa un terzo negli ultimi tre anni. E' dall'inizio del 2000 che le compagnie petrolifere sono nel mirino dei rivoltosi. La Nigeria ricava dal petrolio oltre il 95% delle sue entrate in valuta; in condizioni normali sarebbe in grado di estrarre 2,6 milioni di barili al giorno, quasi tutti dalla regione del Delta, ma la produzione attuale non supera gli 1,8 milioni di barili. Nella zona il gruppo più attivo è il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger, già responsabile negli anni scorsi del sequestro di alcuni tecnici italiani dell'Eni.

Ma assieme al Mend sono in azione nella zona altri gruppi tribali e gang di delinquenti legati al traffico di petrolio e di armi.

Tratto da: Repubblica

Gabon - E adesso...



La scomparsa del presidente Bongo, in carica da 42 anni, pone seri interrogativi sul futuro del Gabon

di Matteo Fagotto

Omar Bongo, il presidente del Gabon e leader africano da più tempo al potere, si è spento l'8 giugno in una clinica di Barcellona a séguito di un attacco di cuore, secondo quanto riferito dalle autorità del Paese africano. Al suo posto, mercoledì scorso, è stata nominata Rose Francine Rogombe, speaker del Senato e da pochi giorni leader ad interim, in attesa delle elezioni che dovranno essere indette entro 45 giorni. Ma la domanda che si pone l'intero Gabon riguarda il futuro di un Paese che, per 42 anni, è stato governato dal "decano d'Africa".
Era il 1967 quando l'allora 31enne Bongo salì al potere dopo l'improvvisa morte per malattia di Leon M'ba, padre dell'indipendenza del Gabon. Da allora, il presidente ha governato un Paese dalle mille contraddizioni, uno tra i maggiori esportatori di petrolio del continente ma fra i più arretrati per chilometri di strade costruiti. In 40 anni, Bongo ha visto passare davanti a sé sette presidenti francesi, generazioni di leader africani golpisti, sanguinari e corrotti come Mobutu e Idi Amin, gli anni d'oro delle materie prime vendute all'Occidente a caro prezzo, il crollo degli anni Ottanta e l'avvento delle finte democrazie alla fine della guerra fredda.
Soprattutto, Bongo è diventato il simbolo vivente della Françafrique, come è stato chiamato il complesso rapporto tra Parigi e le sue ex colonie africane dopo la loro indipendenza. Un rapporto spesso fatto di lati oscuri, rapporti personali e leader poco presentabili mantenuti al potere per la loro "stabilità" o perché fondamentali per gli interessi strategici della Francia. Omar Bongo era uno di loro, il più anziano e il più esperto, un consulente e alleato di cui Parigi non si è mai privata, neanche dopo il cambiamento dei rapporti tra Francia e Africa sbandierato da Nicholas Sarkozy dopo la sua elezione.
Cosa succederà ora al Gabon, fin troppo assuefatto alla guida del suo presidente, capace di annullare qualsiasi opposizione cooptando avversari politici e partiti? Alcuni analisti temono il peggio, ricordando le guerre civili e i colpi di stato a ripetizione seguiti alla fine dei "grandi regni" (Mobutu in Congo, Boigny in Costa d'Avorio, Eyadema in Togo per fare alcuni esempi). Per ora, il Gabon rimane tranquillo: nella capitale Libreville non si registrano disordini, la presenza di polizia e soldati e discreta e le frontiere sono state riaperte. Uno dei grandi meriti di Bongo è stato quello di aver mantenuto nel Paese una stabilità invidiabile, nel panorama di un continente falcidiato da guerre e golpe nei decenni scorsi. Il Gabon pare intenzionato a rimanere su questa strada.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!