martedì 23 giugno 2009

Tornano in Grecia 50 curdi arrivati il 21 giugno al porto di Venezia

Due nuclei familiari hanno chiesto l'asilo politico

L’ennesima nave per la Grecia è partita dal porto di Venezia con a bordo decine di profughi. Stavolta ci sono tra loro tante donne e moltissimi bambini, circa trenta su cinquantanove.

Su questa rotta, ormai è chiaro, lavorano varie mafie alimentate dall’impossibilità di attraversare legalmente i confini e dalla paura dei respingimenti. Ai migranti non resta altra scelta che pagare migliaia e migliaia di euro (di solito racimolati nel corso di anni), quando possono, per affidarsi ai contrabbandieri ed evitare così di viaggiare dentro i cassoni coibentati dei tir con il rischio di morire soffocati, oppure legati sotto i camion, con i pericoli che, come racconta la terribile storia di Zaher Rezai, un simile viaggio comporta. Questa volta la composizione, il numero, le modalità di arrivo di questo gruppo di migranti, ha costretto la polizia di frontiera a rendere pubblico questo arrivo. Nove macchine con altrettanti nuclei familiari, infatti, avevano cercato la mattina del 21 giugno di sbarcare dal traghetto muniti di documenti falsi. Un viaggio preparato nei minimi dettagli dai passeurs. Un viaggio che si è interrotto al porto. Pubblichiamo il comunicato stampa dell’associazione Razzismo Stop di Venezia presente sul sito www.meltingpot.org, che in questi giorni ha seguito l’intera vicenda.
La nave della Minoans partita il pomeriggio del 22 giugno alle 17:00 da Venezia porta via con sé parte di una storia piena di ombre, che non si dipaneranno certo quando attraccherà sulle banchine del porto di Igoumenitsa. 50 dei 59 profughi curdi arrivati la mattina precedente al porto, tra i quali la maggior parte erano donne e bambini sotto i dieci anni sono infatti stati reimbarcati su questo mezzo diretto verso la Grecia. Il numero di questi migranti e la loro composizione aveva impedito alla polizia di frontiera di procedere con i rimpatri informali che quasi sempre mette in atto in violazione di moltissime norme interne e internazionali. Nel pomeriggio del 21, inoltre, un presidio di associazioni, la comunità curda di Venezia, i centri sociali, avevano attirato l’attenzione sulla questione, preoccupati che anche stavolta tutti i migranti fossero respinti verso la Repubblica ellenica. Solo a tarda sera, dopo molte ore di attesa, l’assessore Luana Zanella è riuscita a entrare al porto insieme ad alcuni rappresentanti della comunità curda per accertarsi della situazione in cui versavano le persone. Da quel momento in poi si sono susseguite numerose informazioni confuse, la più accreditata delle quali diceva che tutti i 59 sarebbero stati portati in questura per ricevere un foglio di via ed essere lasciati a piede libero sul territorio con l’obbligo di abbandonarlo entro alcuni giorni. La mattina del 22, invece, sono state avviate, da parte del Cir, che agisce sempre e solo su chiamata della polizia di frontiera, pratiche di accertamento rispetto alla volontà di questi profughi di chiedere asilo politico. Due famiglie hanno inoltrato l’istanza, le altre hanno continuato a dichiarare di volere raggiungere la Germania dove avevano i loro congiunti. Alla fine, chi non ha chiesto asilo è stato reimbarcato con una procedura dubbia, che non si capisce bene a quale testo di legge faccia riferimento. Certamente, vista l’attenzione mediatica, questi migranti sono stati più fortunati di altri, e questa volta un minimo di procedure sono state rispettate. Questa, si potrebbe dire, è una sorta di eccezione che conferma la regola. Resta il fatto che le famiglie curde e i loro bambini sono ritornati nell’inferno della Grecia, da cui ogni giorni partono voli carichi di deportati diretti verso la Turchia. Per questo motivo rimane una forte preoccupazione per la sorte di queste persone che, questo è sicuro, cercheranno se possibile di ritentare la sorte affidandosi nuovamente alla mafie che li avevano fatti arrivare fino a Venezia. Il sistema dell’asilo in Europa e le leggi italiane, nei fatti, continuano ad alimentare la clandestinità e soprattutto le tasche dei contabbandieri di persone, rimasti l’unico mezzo possibile per cercare di attraversare i confini in cerca della vita che si vorrebbe poter scegliere. Queste preoccupazioni hanno espresso oggi centri sociali e associazioni che, insieme al Consigliere comunale Beppe Caccia, hanno fatto ingresso in porto per sincerarsi delle condizioni di questo respingimento e delle famiglie che invece sono rimaste in Italia.
L’articolo 19 della Carta dei diritti umani dell’Unione europea, siglata a Nizza nel 2000, recita: "nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani e degradanti". La Grecia non è uno Stato terzo sicuro, almeno nei fatti e nelle esperienze di chi lo attraversa e di chi vi viene respinto. Di queste 59 persone almeno si è conosciuta la storia. Di tutte le altre respinte quasi ogni giorno, invece, non si saprà ai nulla, a meno che non muoiano. L’estate è appena iniziata. è indispensabile, come le associazioni veneziane della rete tuttiidirittiumanipe-rtutti chiedono a gran voce, che dentro il porto, a tutela dei diritti dei richiedenti asilo e dei migranti, operino anche osservatori terzi e indipendenti, membri delle associazioni e del Comune che possano monitorare, con costanza e non una tantum, quel che avviene in questa zona di frontiera quando le telecamere si spengono.
Razzismo Stop

Assemblea a L'Aquila contro il G8




Report Assemblea

L’Assemblea, molto partecipata ed eterogenea ha ripreso il comunicato “L’Aquila e le altre”, emerso dalla precedente assemblea del 1 giugno, con le sue caratteristiche di diffusione e dislocazione delle mobilitazioni contro il G8.
Dal 2 al 10 Luglio vi saranno dunque iniziative diffuse in tutte le città italiane, mobilitazioni che saranno rivolte contro i responsabili della crisi e caratterizzate dalla solidarietà verso le popolazioni terremotate e per una ricostruzione sociale del territorio abruzzese.
Le iniziative previste dal 2 al 10 Luglio seguiranno questo calendario:
2 luglio diverse manifestazioni sono già promosse da associazioni e realtà territoriali in Sardegna.
4 luglio a Vicenza, manifestazione per restituire il Dal Molin ai cittadini. Indipendenza, dignità, partecipazione: la terra si ribella alle basi di guerra.
7 luglio a Roma, accoglienza ai grandi dove la rete NoG8 indice, in occasione della presenza nella capitale delle delegazioni internazionali in transito verso il G8 di Coppito, una “Giornata dell’Accoglienza ai Potenti della Terra”, con iniziative diffuse e “piazze sociali anti-crisi”.
Sempre il 7 luglio a Pescara, si svolgerà un’iniziativa di Goletta Verde contro il decreto sicurezza in solidarietà ai migranti, dal titolo "L’Abruzzo è un porto di mare, noi non respingiamo!”, mentre il 9 luglio si svolgeranno sempre in città iniziative in difesa dell’acqua come bene comune dell’umanità.
8 luglio iniziative dislocate in tutte le città, per disegnare una “Mappa della Crisi” attraverso la quale i territori, le comunità e le organizzazioni sociali in resistenza a partire da Roma, passando per Napoli, Genova, Padova, Bologna, Milano, Ancona, Palermo e tutte le altre, manifesteranno la propria indignazione contro la crisi, il carovita, la precarietà, la disoccupazione, la devastazione ambientale, la mercificazione dei beni comuni, la militarizzazione.
Le proposte emerse rispetto alle mobilitazioni sul territorio aquilano, infine sono quelle di:
Una fiaccolata per chiedere “verità giustizia e ricostruzione sociale”che si svolgerà dalla mezzanotte fino alle 3e32 del 6 Aprile.
Un forum sulla ricostruzione sociale che si svolgerà a l’Aquila il 7 Luglio e affronterà i temi peculiari del territorio aquilano in rapporto alla crisi globale.
E infine, per il 10 luglio, una marcia pacifica e di massa nei territori del terremoto che esprima la solidarietà alle popolazioni aquilane, la necessità di una ricostruzione sociale, ma anche il dissenso generalizzato contro la crisi, sulla quale non essendo emersa una reale condivisione i promotori chiedono nei prossimi giorni un confronto alle realtà locali sulla costruzione di tale iniziativa.
E’evidente che l’accelerazione che ha subito il contesto è stata una conseguenza diretta del terremoto e della scelta ignobile di questo governo di voler svolgere in questo territorio il G8 della crisi, scelta che tutti i presenti hanno nuovamente condannato.
Il modo migliore che abbiamo individuato, per sintetizzare una lunga assemblea come quella di oggi, è stato quello di riportare in questo report tutti gli appuntamenti.
Chiediamo infine in maniera determinata e condivisa da tutti, che chiunque voglia portare qui la propria solidarietà e i propri percorsi di lotta in quei giorni lo faccia nel rispetto totale della situazione drammatica che si vive in questo territorio. Mancano solo 16 giorni al G8, saranno quindi le varie realtà che costruiranno le mobilitazioni a diffondere al più presto maggiori informazioni sulle singole iniziative.
L’Aquila, 21 giugno 2009

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!