venerdì 17 luglio 2009

La carovana Lifeline 2 entra a Gaza, ma senza aiuti umanitari.



Circa 200 sostenitori del convoglio “Lifeline 2”, guidato dall’ex deputato britannico George Galloway, hanno raggiunto la Striscia di Gaza ieri sera, senza i camion di aiuti che avevano portato dagli Stati Uniti.
Ad accoglierli c’erano il presidente dell’autorità dei passaggi nel governo di Gaza, Ghazi Hamad, e il presidente della Commissione governativa di accoglienza delle delegazioni, Hamdi Shaath, oltre a una folla di cittadini e giornalisti.
La carovana è arrivata con due giorni di ritardo, perché trattenuta al valico di Rafah dagli egiziani.
Fonti palestinesi hanno riferito che Galloway e gli oltre 200 membri del convoglio, hanno attraversato il valico di frontiera, ieri notte, diretti verso la Striscia di Gaza, in base a un accordo tra gli organizzatori del convoglio e le autorità egiziane. Le fonti presso il valico prevedono l'ingresso dei camion nelle prossime ore.
Durante una conferenza stampa tenutasi subito dopo aver attraversato il valico palestinese, il parlamentare britannico ha dichiarato: "Siamo qui per esprimere solidarietà al popolo palestinese. Noi continueremo ad organizzare e inviare le delegazioni di solidarietà dalla Cina, dagli Stati Uniti e dalla Francia per rompere l'ingiusto embargo".
Egli ha confermato di lavorare per far entrare gli aiuti dal lato egiziano di Rafah nei prossimi giorni e non attraverso il passaggio israeliano di Karm Abu Salem, in Israele, sottolineando che gli aiuti comprendono farmaci e attrezzature sanitarie per gli ospedali, materiali per scuole e per asili nella Striscia di Gaza.
Galloway ha confermato che il presidente venezuelano Hugo Chavez guiderà il convoglio "Lifeline 3" per rompere l'assedio di Gaza. Ha poi accusato i paesi arabi di partecipare all'embargo, e ha invitato il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, "a porre freno al suo appoggio verso lo stato di occupazione israeliano e a guardare la sofferenza della popolazione di Gaza assediata da tre anni, punita per la sua scelta democratica".
Della carovana fa parte anche una nutrita delegazione del movimento Neturei Karta, gli ebrei ortodossi anti-sionisti.

Lo Stato colombiano utilizza l’agenzia di intelligence contro le organizzazioni dei diritti umani

Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo CAJAR, Organizzazione non governativa di difesa dei diritti umani, presenta alla comunità internazionale le ultime scoperte in relazione alle attività illegali di intelligence sviluppate dal DAS, l'organismo di sicurezza e di intelligence più importante dello Stato colombiano, contro le organizzazioni dei diritti umani.
Riconosciamo che tutti gli Stati hanno bisogno di un sistema di intelligence efficace per garantire l’esercizio della sovranità, l’autodeterminazione e la sicurezza della società e dello Stato. Però, tale servizio di intelligence deve essere fondato nel rispetto assoluto dei diritti umani e sui principi che supportano uno Stato democratico e sociale di diritto. In altre parole, le agenzie di intelligence devono sottomettersi alla legge ed alla Costituzione Politica prima che essere strumenti di un governo o di entità alleate o al servizio delle organizzazioni criminali organizzate come i gruppi paramilitari.
Nonostante questo in Colombia la storia ci ha dimostrato che gli organismi di sicurezza dello Stato hanno conferito trattamento da nemici a coloro che dalla società si impegnano per la difesa e la promozione dei diritti umani. Così a partire dal febbraio 2004, si è incrementata sostanzialmente la persecuzione contro le organizzazioni dei diritti umani da parte del DAS. Questa entità ha creato gruppi speciali di intelligence strategica con lo scopo di perseguitare in maniera strutturale le organizzazioni di diritti umani considerandoli “una minaccia o rischio per la sicurezza nazionale”.
In questo contesto, il DAS ha deciso di realizzare attività di intelligence contro il CAJAR attraverso una molto onerosa, prolungata e sofisticata operazione chiamata “OPERAZIONE TRASMILENIO” finanziata sotto la voce SPESE RISERVATE. La menzionata OPERAZIONE TRASMILENIO consiste nella raccolta di informazioni su questa ONG di diritti umani e dei suoi componenti. Nello sviluppo della stessa si sono ricavate informazioni relative alla difesa dei diritti umani, sulla cooperazione internazionale e sulle condizioni finanziarie del CAJAR.
Tra le attività di intelligence realizzate dal DAS contro i membri del CCAJAR, si evidenziano: l’identificazione del loro nucleo familiare, informazioni biografiche, lavorative, economiche e finanziarie; elaborazione di profili politici e psicologici; recupero di impronte digitali, individuazione delle routine e spostamenti, realizzazione di pedinamenti in tutto il paese, così come la vigilanza permanente da punti fissi di osservazione (affittando abitazioni); registrazioni fotografiche e video degli avvocati e delle loro famiglie, così come dei loro posti di residenza e lavoro, intercettazione su grande scala di linee telefoniche, posta elettronica, verifica dei loro movimenti migratori ed elenco dei loro contatti nazionali e internazionali, ecc. Per ottenere queste informazioni hanno cercato i dati nel data base del Programma Ufficiale di Protezione e Difesa, enti pubblici e privati e altri che loro denominano “fonti umani e tecniche” e inclusa il controllo della spazzatura dei luoghi di residenza e degli uffici di lavoro degli avvocati. Vale la pena far presente, che i lavori di intelligence hanno incluso temerarie e infondate accuse contro i membri del CCAJAR, le quali non sono state provate nonostante vari anni di permanente ed esaustiva attività di intelligence illegale e clandestina.
Ci colpisce particolarmente che la tenace persecuzione contra il CAJAR da parte del DAS, concorda sia con le segnalazioni realizzate dal presidente della Repubblica e da alcuni dei suoi più alti funzionari contra questa ONG, sia con le sistematiche minacce e attacchi contro i suoi membri. Per esempio, il pacco ricevuto per posta nel maggio del 2005 alla sua residenza dall’allora presidente del CCAJAR che appariva come inviato dal nonno da un municipio e un indirizzo che corrispondono alla casa dove trascorse la sua infanzia e che conteneva una minaccia scritta contro la sua famiglia e la sua piccola figlia, accompagnata da una bambola decapitata, squartata, bruciata e macchiata con smalto rosso a indicare sangue, dimostra che questo macabro messaggio di minaccia conteneva informazioni ottenute con lavori di intelligence svolti contro questa avvocata da parte del DAS.
Le attività del CAJAR che hanno destato maggiormente l’attenzione dei segugi del DAS sono quelle relative alla rappresentanza in sede legale delle vittime, specialmente il lavoro con la Corte Penale Internazionale, la Commissione e la Corte Interamericana dei Diritti Umani e le Nazioni Unite. Allo stesso modo c’è stato un interesse speciale per le missioni internazionali (ufficiali e non governative) sui diritti umani che hanno visitato il paese. Alcune di esse sono state oggetto di controlli millimetrici e i loro componenti e passaporti filmati e fotografati con chiaro disprezzo per la comunità e gli organismi internazionali. Tutto indica che “tutto ciò che puzzava di diritti umani” si convertiva in obiettivo di intelligence per il DAS che considera i diritti umani ed il lavoro che li rivendica – in se e per sé – come una minaccia istituzionale, scordando che sono i violatori dei diritti umani che fanno perdere prestigio e minacciano lo Stato e non chi fa sentire la propria voce per reclamare verità a giustizia.

Quali scopi persegue il DAS con questa politica ufficiale di persecuzione e repressione contro le organizzazioni dei diritti umani e contro le attività che li fomentano e difendono? Con piena convinzione manifestiamo che il DAS ha realizzato e realizza questi lavori di intelligence contro le organizzazioni dei diritti umani per neutralizzare e sabotare i loro lavori in difesa e promozione dei diritti umani attraverso il terrore che risveglia la sua “intelligence offensiva e strategica” come meccanismo di guerra psicologica. Infatti tra i memorandum e le missioni di lavoro di cui fu incaricato il gruppo G3, spiccavano i pedinamenti a organizzazioni e persone di tendenze oppositrici rispetto alle politiche governative con lo scopo di “restringere o neutralizzare le loro azioni” e negli atti delle riunioni di questo gruppo si sottolinea che queste attività devono condurre alla incriminazione o alla realizzazione di operazioni di intelligence sotto copertura (diverse fase della guerra psicologica, di stratagemma politico, ecc.).

Di conseguenza, quelle azioni cercavano o cercano anche di incriminare arbitrariamente i difensori di diritti umani. La storia ci insegna anche che i rapporti di intelligence sono soliti essere la fase previa di più gravi attacchi contro le vittime di questi generalizzati e sistematici compiti di intelligence, che possono includere attentati contra la vita delle vittime. Senza dubbio, le attività del DAS contro le ONG, mettono in grave rischio la vita dei difensori di diritti umani e minacciano seriamente l’esercizio delle loro legittima attività.

L’utilizzo arbitrario del DAS per portare avanti azioni di intelligence strategica contro le ONG dei diritti umani costituisce la prova più indiscutibile dell’assenza di volontà politica del governo di rinunciare definitivamente alla persecuzione contro i difensori di diritti umani, il che riafferma la politica ufficiale non dichiarata di chiudere spazi e negare garanzie alle organizzazioni di diritti umani, così come di perseguitare sistematicamente i loro componenti. Vale la pena ricordare che la persecuzione ha anche colpito giornalisti, dirigenti politici e sociali, parlamentari e incluso magistrati della Corte Suprema di Giustizia, questi ultimi per aver osato fare giustizia contro personaggi che erano sempre apparsi “intoccabili” e favoriti dall’impunità che offre il potere.

Consideriamo fondamentalmente che le attività di intelligence sviluppate contro il CAJAR e altre ONG di diritti umani furono pianificate, decise ed eseguite al più alto livello all’interno del DAS, in ottemperanza alle direttive dell’alto governo, il quale riceve informazioni periodiche da quei lavori. Infatti, è il potere esecutivo quello che nomina i capi di questa entità, quattro delle quali sono sotto indagine per questi fatti. Inoltre sotto l’amministrazione dell’attuale governo, cariche importanti all’interno della struttura del DAS furono occupate da ex ufficiali dell’Armata, il che ha permesso una crescente militarizzazione di questa entità di natura puramente civile, il che a sua volta facilitò che i difensori dei diritti umani si convertissero nel principale obiettivo od oggetto delle sue azioni di intelligence offensiva e strategica.

Senza dubbio, questa sistematica e generalizzata persecuzione contro le ONG dei diritti umani, costituisce un crimine di lesa umanità alla luce dello statuto di Roma, così come lo ha manifestato in un recente dibattito pubblico il senatore Gustavo Petro.
Storicamente, il CAJAR ha rappresentato le vittime in numerosi casi di gravi violazioni ai diritti umani in cui erano coinvolti funzionari del DAS. Attualmente rappresentiamo le famiglie dei sindacalisti uccisi dai paramilitari, dopo che Jorge Noguera Cotes nella sua condizione di direttore del DAS consegnò a queste organizzazioni criminali un elenco di sindacalisti con lo scopo di farli assassinare. Recentemente, Jorge Aurelio Noguera Cotes, è stato chiamato in giudizio, per l’omicidio dei sindacalisti, così come per associazione a delinquere per la sua alleanza con il paramilitarismo.
Alla luce di quanto sopra, responsabilizziamo unicamente ed esclusivamente l’alto governo nella persona del presidente della repubblica di qualsiasi attacco contro i membri del Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo o contro i membri delle loro famiglie.

Il Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo, da questo esposto, esige dal governo colombiano e dallo Stato:
1. Lo smantellamento totale del DAS

2. La creazione legale e partecipativa di una commissione integrata da personalità di riconosciuto livello accademico e morale che proponga una nuova entità di intelligence basata nel rispetto totale dei diritti umani, nell’attaccamento ai più cari precetti democratici che governano uno Stato sociale e di diritto, in armonia con parametri internazionali sul tema. La nuova identità dovrà avere salvaguardie legali efficaci per garantire i diritti di cittadinanza, così come meccanismi di monitoraggio civile e parlamentare, riguardo alla sua funzione d’intelligence.

3. La declassificazione immediata di tutti i rapporti di intelligence presenti nel DAS, nelle forze militari e di polizia contro le ONG di diritti umani ed in particolare contro il CAJAR. Questi rapporti devono essere consegnati ai diretti interessati e cancellati dagli archivi ufficiali.

4. Risultati immediati e concreti nelle indagini penali e disciplinari aperte contro i quattro ex direttori del DAS (Jorge Aurelio Noguera Cotes; Andrés Mauricio Peñate; Maria del Pilar Hurtado y Joaquín Polo), così come contro gli altri responsabili di questi atti. Questi risultati ci dovranno essere, nonostante il cambio recente del Procuratore Generale ed il prossimo cambiamento del Fiscale Generale della Nazione.

5. La cessazione immediata e definitiva delle ostilità, persecuzioni, attività di intelligence, minacce e attacchi contro le ONG dei diritti umani e il CCAJAR in particolare, da parte dello Stato e dei suoi organismi di sicurezza.

6. La concessione di tutte le garanzie ai difensori dei diritti umani per lo sviluppo del loro lavoro, così come tutte le misure necessarie per la protezione fisica e psicologica loro e delle loro famiglie.


leggi anche:Che ce ne frega della Colombia? di Dario Ghilarducci

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!