martedì 15 settembre 2009

I parà USA di Vicenza in Afghanistan. Con blindati e velivoli senza pilota

di Antonio Mazzeo

Sarà la 173^ Brigata Aviotrasportata di stanza a Vicenza la punta di diamante della campagna d’autunno dell’esercito USA in Afghanistan. Lo ha confermato il Comando delle forze armate statunitensi in Europa a conclusione di una esercitazione tenutasi il mese scorso nelle colline di Hohenfels (Germania), a cui hanno partecipato 75 militari del Combat Team provenienti dalla base vicentina di Camp Ederle.
Nello specifico, gli uomini hanno partecipato al primo corso per “operatori MRAP - Mine Resistant Ambush Protected”, i sistemi blindati che il Pentagono ritiene fondamentali per difendere le truppe da attacchi terroristici, imboscate ed esplosioni di bombe e mine. Per l’esercitazione di Hohenfels, sono stati trasferiti via nave dal Kuwait una quarantina di blindati leggeri MRAP utilizzati normalmente in ambienti urbani ed in operazioni antiguerriglia. La 173^ Brigata Aviotrasportata è stata la prima unità terrestre USA di base in Europa ad essere addestrata all’uso di questi veicoli. Un secondo ciclo di esercitazioni alla guida dei superblindati è previsto subito dopo il suo trasferimento in Afghanistan, in una località non ancora rivelata dal Pentagono.
L’US Army e l’US Marine Corps utilizzano i veicoli MRAP dal 2003. Si tratta di mezzi diversi in peso (da 7 a 22 tonnellate) e capacità di trasporto (da 6 a 12 militari per unità), in grado però di transitare agilmente nei terreni più accidentati. Il programma di sviluppo degli MRAP è considerato di altissima priorità dal Dipartimento della Difesa: nell’anno fiscale 2007 il segretario Robert Gates ha stanziato 1,1 miliardi di dollari per l’avvio della costruzione di veicoli blindati anti-mine di seconda generazione. E a fine giugno 2009, le forze armate statunitensi hanno commissionato alla Oshkosh Defense Corporation la produzione di 2.244 veicoli MRAP M-ATV (All-Terrain), da destinare alle unità impegnate in Afghanistan ed Iraq. I primi modelli M-ATV saranno consegnati il prossimo mese di ottobre ai reparti della 173^ Brigata Aviotrasportata di Vicenza che raggiungeranno il teatro afgano e si affiancheranno agli MRAP “Dash”, un modello più pesante e meno manovrabile.
Nonostante l’ingente impegno finanziario per ammodernare i sistemi di trasporto blindati (l’intero programma MRAP dovrebbe costare a Washington 17,6 miliardi di dollari), sono numerose le critiche sulla loro reale efficacia e sostenibilità militare. Le ridottissime velocità nei trasferimenti per le impervie montagne afgane e le difficoltà di mobilità nel passaggio per grandi arterie stradali e centri urbani accentuano l’esposizione dei blindati agli attacchi di sorpresa o agli attentati. Gli MRPA consumano inoltre grandi quantità di carburante, sono difficilmente trasportabili dagli aerei cargo e dalle navi anfibie e comunque con costi proibitivi. Lo US Transportation Command ha stimato una spesa di 750.000 dollari per il trasferimento di ogni singolo veicolo con i C-17 e i C-130, i giganteschi mezzi aerei in dotazione alle forze armate USA. Il Dipartimento della Difesa è stato così costretto a commissionare alcuni cargo russi “Antonov An-124”, già operativi presso la base aerea di Charleston, South Caroline, dove vengono stazionati i nuovi MRAP prodotti dalla Oshkosh Corporation.
Oltre che sugli M-ATV, per la nuova missione in Afghanistan gli uomini della 173^ Brigata Aviotrasportata potranno contare sugli aerei senza pilota “Shadow 200”, recentemente assegnati ai reparti d’elite dell’esercito USA di stanza in Germania e a Vicenza. Con un raggio massimo d’azione di 125 chilometri ed un’autonomia di volo per circa 12-14 ore, i velivoli possono volare a grandi altitudini, tra gli 8.000 e i 10.000 piedi d’altezza in condizioni di luminosità e tra i 6.000 e gli 8.000 piedi durante la notte. Equipaggiati con sofisticati sensori e telecamere, gli “Shadow 200” vengono utilizzati per le operazioni di riconoscimento diurno e notturno, sorveglianza, acquisizione dei target e danneggiamento dei sistemi di comando di guerra avversari. Il nuovo sistema d’arma viene impiegato poi per dirigere le operazioni di combattimento terrestre e i raid aerei e fornire assistenza alle attività di ricerca e riscatto del personale disperso nei campi di battaglia.
Per i paracadutisti della 173^ Brigata USA si tratta della quarta missione di guerra in Afghanistan dal 2003. Nel marzo del 2004 al Southern European Task Force SETAF di Vicenza (oggi SETAF/ US Army Africa) fu pure affidato il comando delle operazioni alleate. L’ultima campagna militare si è invece sviluppata nelle aree meridionali del paese tra il maggio 2007 e il luglio 2008 e ha visto impegnati 3,400 militari. Nei quindici mesi di violenti combattimenti in cui non sono state risparmiate le popolazioni civili, ci sono state alcune vittime tra i reparti USA. Secondo dati ufficiali, sarebbero già 35 i militari della brigata che hanno perso la vita in Afghanistan, 4 dei quali in occasione di un incidente di volo ad un CH-47 precipitato nell’aprile 2005 nella zona di Ghazni, a circa cento miglia a sudovest di Kabul.
I reduci della 173^ Brigata sono stati sottoposti a cure psichiatriche intensive e a programmi di “recupero” in centri di villeggiatura in compagnia dei propri familiari. Intanto certi operatori economici veneti e friulani starebbero fiutando il business che potrebbe svilupparsi attorno alle attività di “riabilitazione” specie quando si completerà il trasferimento presso l’aeroporto Dal Molin di Vicenza delle unità della 173^ Brigata attualmente ospitate in Germania. A Tonezza del Cimone, ad esempio, dove sino a qualche tempo fa sorgevano due postazioni dell’Aeronautica militare italiana (la prima sul Monte Toraro e l’altra sul Passo Coe a Malga Zonta, sul Passo Coe), il sindaco Amerigio Dalla Via si è fatto portavoce della richiesta di riconversione delle infrastrutture in “centri di villeggiatura e riabilitazione” per i soldati americani di Vicenza che “rientrano dall’Afghanistan o dall’Iraq”. Secondo Il Giornale di Vicenza, la proposta sarebbe già stata discussa in ambienti governativi e sarebbero perfino stati effettuati alcuni sopralluoghi a Tonezza per studiarne la fattibilità.
Attualmente l’unico “centro di recupero” in Europa per i reduci di guerra statunitensi si trova a Garmisch, in Germania. Intanto il Comando SETAF/US Army Africa conferma che al Dal Molin i lavori per la nuova installazione USA procedono speditamente. “I contractor italiani rappresentati dalla Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna e dal Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna hanno impiantato 800 palificazioni per sostenere le fondamenta di alcuni edifici polivalenti”, ha dichiarato Susan Wong, senior project manager dell’Ufficio di trasformazione e costruzione dell’Us Army. “Gli edifici serviranno come uffici e caserme per i 1.200 militari dei quattro battaglioni attualmente di base a Bamberg e Schweinfurt. Tutto procede secondo il programma e le nuove costruzioni dovrebbero essere completate entro l’estate del 2012. Sono già state demolite tutte le palazzine che dovevano essere demolite, così come una parte della pista di volo che il governo italiano aveva designato per l’uso da parte degli Stati Uniti d’America. La parte restante della pista ricadente nella installazione rimane intatta, ma non è abbastanza lunga per essere utilizzata”.
Sempre secondo Susan Wong, al Dal Molin lavorerebbero attualmente 145 operai che diventeranno 550 quando sarà avviata la costruzione degli edifici. Considerato che la commessa per le aziende della Lega delle Cooperative è di oltre 245 milioni di euro, non si può certo dire che la nuova base di Vicenza abbia significative ricadute occupazionali.

Tratto da:
Sito No Dal Molin

Ocalan: la guerriglia, se attaccata, deve difendersi

Commentando i recenti scontri tra l’esercito turco e la guerriglia delle forze di difesa popolare Ocalan ha detto: “Se la guerriglia è attaccata è necessario che si difenda. Se una soluzione non sarà trovata nell’arco dei prossimi tre mesi ci sarà la “liquidazione” del Primo Ministro. La Turchia è al bivio tra democratizzazione e sconfitta”. Al Primo Ministro Erdogan il Presidente Ocalan ha detto quanto segue: “chiedo al Primo Ministro di non inviare più truppe contro la guerriglia e gli chiedo di fermare le operazioni militari. Lo può fare. Se i militari non attaccano la guerriglia non ci saranno scontri. Su questo tema ci attendiamo la sua sensibilità”.


Ocalan ha avuto l’incontro settimanale coi suoi avvocati, con loro ha discusso della sua idea dello Stato nazione: “La mia idea di ‘patria comune’ non è basata su di una nazione sola. La mia idea prevede il governo comune di differenti nazioni. La questione è questa: ci sono siriani, armeni e kurdi che vivono qui. L’idea di patria non può essere quella di Stato nazione, ci deve essere una patria comune per tutti questi popoli. Se ci sarà una comprensione comune gli assiri diranno che questa è la loro madre patria e così faranno gli armeni, gli yezidi, i turkmeni ed i kurdi. La mia idea di patria è integrata, plurale e democratica. La patria è bella se è un giardino di popoli, ha senso se è ricca. Dire che un paese appartiene solo ad un popolo o ad una etnia è disastroso e porta solo a bagni di sangue. Segnare dei confini e dire che questi appartengono ad una nazione è sciovinismo. Il Kurdistan può essere la madrepatria di 5 nazioni, su questo non si discute. I miei sono principi democratici: “Il Kurdistan non mi appartiene, non sono stato il primo ad utilizzarlo come termine. È stato Sencer, sultano selgiuchide, il primo ad utilizzare il termine. Questi sultani sono stati più democratici di tutti i Presidenti turchi. Perfino Selim I, che è ricordato come il più spietato era più democratico di questi”.





Credo nella mia road map


Ocalan ha continuato: “Credo nella mia road map. Sulla questione democratica non mi arrendo. La road map è la road map della democrazia; è l’avanzamento della democrazia, la porta principale della democrazia, lo sviluppo della democrazia, la via democratica verso il popolo. I suoi contenuti sono democratici. Questa road map sarà un respiro di aria fresca. Non ho usato il classico approccio liberale o marxista. Sarebbe stato difficile da comprendere. Sono presi in considerazione principalmente i diritti individuali,più di quelli sociali. Ma non possono essere separati, sono un insieme, i due lati di una medaglia. Non esiste uno stato socialista, liberale o capitalista, lo Stato è lo Stato, il potere è il potere, Lenin sulla Rivoluzione russa disse ‘trovatemi dei libri sullo stato socialista’. Organizzare la Rivoluzione si può ma nel dopo che spesso c’è confusione. La situazione della Cina è evidente, ha relazioni con gli USA ed il capitalismo. La Cina e l’India con 2,5 miliardi di persone stanno lavorando per gli USA che sono in posizione passiva. Anche la Russia sta ora sviluppando dei legami con gli USA, legami che saranno sempre più forti”. Disprezzo il capitalismo “Non voglio servire il capitalismo, disprezzo quel sistema. Sono contro il monopolismo capitalista. Non accetto quella modernità. Non lasceremo che la sovranità del capitalismo regni in Kurdistan. Mezzo millennio fa il capitalismo procedette a grandi falcate per soggiogare il mondo, le sue radici sono molto antiche. Soggiogò lo stato nazione e l’ industrialismo e continuò nella sua opera di sfruttamento. Lo sviluppo del capitalismo portò all’arricchimento dell’Inghilterra. Questi vivono a New York e Londra e sfruttano il mondo dalle loro scrivanie. È il capitalismo monopolistico. Nell’ultima crisi sono stati bruciati 600 miliardi di dollari. Così è come opera il capitalismo finanziario. Per me non sono importanti i soldi, sono importanti la democratizzazione della società. La società non dovrebbe essere schiavizzata da alcuna forma di potere. I kurdi vivranno col mondo, non solo coi kurdi “E’ stato detto che I kurdi dovrebbero vivere solo coi kurdi. No. I kurdi vivranno col mondo, con ciascuno, con tutti i popoli. Vivranno con gli arabi, coi persiani e coi turchi. La vecchia concezione prevedeva la presenza di Talabani e Barzani alla testa del popolo che era nelle loro mani, obbligato a combattere quando questi volevano. Nel passato c’erano feudi e sultanati al comando della società, oggi ci sono personaggi che sono impiegati del capitalismo. In questo modo difendono la loro egemonia ed i loro interessi nel Medio Oriente. Gli inglesi hanno abbandonato l’idea dello Stato nazione e accettato l’esistenza di differenti culture e nazionalità anche se nel resto del mondo continuano ad imporre questo modello. Gli Usa, il Regno Unito ed Israele non sviluppano totalmente l’idea dello Stato nazionale, hanno degli elementi di democrazia ma impongono quel modello ad altri. Perfino Israele ha delle aree dove ancora viene praticata la democrazia dei kibbutzim ma continua a lottare nel Medio Oriente per imporre il modello dello Stato nazionale.” In questo modo controllano il Medio Oriente, i Balcani e l’India. La situazione di Saddam è la prova di questo. All’inizio lo usarono ma quando lui tentò di disobbedire lo eliminarono. Formarono uno Stato kurdo per assoggettare anche loro ai loro interessi. Per contrastare questi disegni i kurdi possono assumersi il ruolo di democratizzare la regione e diventare un modello per il Medio Oriente formando un sistema democratico. Questo è il ruolo che vorrei loro svolgessero. Altre soluzioni approfondirebbero il problema. Come tra Palestina ed Israele diverrebbe una soluzione inestricabile. Non vogliamo confini, vogliamo una società libera e individui liberi in essa”. Ci possono essere degli omicidi nella regione kurda “Stanno mettendo la regione a soqquadro.Sono fascisti e assassini. Colpiscono da dietro. Il nostro popolo deve essere pronto a fronteggiare questi allarmi e deve organizzarsi. Hanno ucciso anche Gaffar Okkan dando la colpa ad Hizbollah che non aveva la forza per fare questa cosa. È stato ucciso dalla JItem e Hizbollah è stata utilizzata come un paravento. È stato Levent Ersoz e quelli attorno a lui, coinvolti nel caso Ergenekon, che hanno organizzato l’omicidio di Okkan. Questo gruppo non è diffuso solo in Turchia ma anche all’estero. Ersoz è scappato in Russia. Ora anche Dalan è in Russia. Le component del gruppo Ergenekon vicine alla Russia, alla Cina e all’India sono state eliminate dagli Stati Uniti.”





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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

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