martedì 6 ottobre 2009

Moschea di al-Aqsa, braccio di ferro tra fedeli asserragliati e forze di occupazione.



Ieri sera, in una nuova prova di forza con i fedeli musulmani asserragliati dentro la moschea di al-Aqsa nel tentativo di proteggerla dalle bande sioniste, le forze di occupazione israeliane hanno circondato la Spianata delle Moschee, nella Città Vecchia di Gerusalemme, minacciando di invadere al-Aqsa.

All'interno della moschea si trovano attualmente circa 200 palestinesi che rifiutano di consegnarsi alla polizia di occupazione. "Se la polizia israeliana ci attacca, ci sarà una carneficina", affermano le autorità religiose musulmane chiuse nel compound.

Ieri sera, all'interno dell'area della moschea di al-Aqsa sono scoppiati scontri tra i manifestanti e la polizia sionista, dopo che questa, da due giorni, tenta di prenderla d'assalto e di arrestare le persone asserragliate all'interno.

La polizia, attraverso gli altoparlanti, aveva dato loro soltanto 15 minuti per consegnarsi, altrimenti avrebbe fatto irruzione nella moschea.

I fedeli asserragliati all'interno hanno dichiarato alle radio che preferiscono "il martirio per difendere al-Aqsa piuttosto che arrendersi alla polizia di occupazione".

Le forze di occupazione hanno cominciato a disturbare la comunicazione all'interno della moschea per evitare la comunicazione con i media.

La giornata di ieri ha registrato manifestazioni sia in Cisgiordania sia nella Striscia di Gaza per protestare contro le aggressioni israeliane a Gerusalemme e l'assalto alla moschea di al-Aqsa.

Ieri sera un ragazzo del campo profughi di Shufat, nel nord di Gerusalemme, è stato arrestato con l'accusa di aver accoltellato un soldato.

La Reuters ha riferito che giovani palestinesi hanno lanciato pietre ai soldati israeliani, nelle strade della Città Vecchia di Gerusalemme, mentre a Ramallah sono scoppiati scontri tra adolescenti e truppe di occupazione.

Sempre ieri, cortei di protesta hanno sfilato per le strade della Striscia di Gaza e in altre aree della Cisgiordania.

Le autorità di occupazione hanno confermato il divieto di accesso alla Spianata delle Moschee anche nella giornata di oggi: possono accedere a al-Aqsa gli uomini di età superiore ai 50 anni e con carta di identià israeliana, e le donne.

da Infopal

Argentina - Muore la grande Mercedes Sosa, cantante simbolo della lotta alla dittatura

da Peacereporter



Mercedes Sosa, leggenda della musica folk argentina, è morta all’alba di ieri all’età di 74 anni. L’artista, simbolo della resistenza contro la dittatura degli anni ’70, si è spenta nel reparto di terapia intensiva del Sanatorio de la Trinidad di Buenos Aires - dov’era ricoverata dal 18 settembre scorso - in seguito ad una disfunzione renale che ha compromesso l’organismo e dalla quale è derivata una crisi cardiorespiratoria.

Con Mercedes Sosa, nota al mondo come "La Negra", se ne va la voce più famosa dell’America Latina. A testimoniarlo sono i migliaia di fan che da qualche ora fanno la fila davanti alla camera ardente per porgere un ultimo saluto alla loro beniamina e le decine di migliaia di messaggi che da quando è stata divulgata la notizia della scomparsa stanno intasando il sito web dedicato all’artista.

Il destino dell’artista da sempre considerata come uno dei maggiori esempi dell’identità argentina e latinoamericana sembrò essere segnato già dal giorno della sua nascita. Il 9 luglio 1935, ricorreva infatti il centodiciannovesimo anniversario dell’indipendenza dell’Argentina dalla Spagna. Negli anni ’50 Mercedes Sosa, nata a Tucuman, sposa Oscar Maluts perchè, sosteneva "mi ero innamorata delle sue canzoni". Con lui, Armando Tejada Gomez, Tito Francia, Horacio Tusoli, Victor Nieto fondò all’inizio degli anni Sessanta il Movimento del Nuevo Cancionero che avrebbe condizionato per gli anni avvenire la canzone popolare argentina. Mercedes Sosa non aveva solo una voce eccezionale, ma la sua canzone superava paesaggi, abbracciava le cose più belle dell’essere umano e denunciava le ingiustizie sociali.

L’artista diceva di se stessa: "Questi premi sono appesi alle pareti di casa mia non solo perchè canto, ma perchè penso. Penso agli esseri umani, alle ingiustizie. Penso che se non avessi pensato in questo modo il mio destino sarebbe stato un altro. Sarei stata una cantante comune".

Nel 1978 la polizia interruppe un suo recital a La Plata e la tenne agli arresti per diciotto ore. Nel 1979 fu costretta a andare in esilio a Parigi e poi in Spagna per ritornare in patria solo nel 1982. I concerti che da allora tenne al teatro dell’Opera non solo segnarono il suo ritorno, ma la consegnarono anche all’Olimpo della musica nazionale. La storia degli ultimi anni della sua carriera è segnata da cadute e ritorni alla gloria. Nelle interviste rilasciate nel corso degli anni l’artista ha sempre sostenuto di essere affetta da una "depressione mascherata" che traeva origine dalla sofferenza dell’esilio.

Nel 2005, durante l’ultimo gran ritorno sulle scene, la Sosa è apparsa indebolita fisicamente e con oltre trentacinque chili in meno rispetto al suo peso abituale. Nonostante la sofferenza continuava a dichiarare al mondo "Quant’è bello cantare. Mi innamoro delle canzoni come ci si può innamorare di un uomo. Amo ciò che canto, per questo non ho mai pensato di cantare per vivere. Io canto perchè amo farlo, da sempre".

Sito ufficiale

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!