giovedì 8 ottobre 2009

The banker of the world

Il diario di bordo di Paolo Do - Hong Kong (Cina)

La finanza si sposta ad oriente
L'annuncio del trasferimento del management e del quartier generale della HSBC da Londra ad Hong Kong è avvenuto pochi giorni prima dell'anniversario dei sessanta anni della Repubblica Popolare Cinese (1949), quasi esso fosse un “tributo” delle elite bancarie ai festeggiamenti della Pechino politica.
Qui da Hong Kong questo trasferimento fa un po' effetto, se non altro perché sulle banconote da 500 HKD (Hong Kong Dollar) e da 200 HKD compare il segno del copyright proprio della HSBC. Ad Hong Kong, infatti, l'emissione di moneta viene gestita non dalla banca centrale, come è abituale in Europa, ma da tre banche commerciali private tra cui la HSBC.
Proprio oggi inoltre l'advisory board di questa banca ha stimato in rialzo, rispetto alla precedente stima fatta ad inizio anno, la crescita prevista per la Cina. La crescita - secondo la HSBC - dovrebbe assestarsi intorno al 9.2 nel 2010. Potremmo dire: un ottimo inizio.
Se il sistema finanziario Occidentale sta vivendo una fase decisamente instabile e le sue basi si scoprono sempre più precarie, la scommessa della HSBC sembra alludere ad un particolare orizzonte. Dieci anni fa gli osservatori della Cina commentando le celebrazioni del cinquantenario (della Repubblica Popolare) si chiedevano se la Cina sarebbe potuta diventare la fabbrica del mondo. Quest'anno stanno prendendo forse nota del fatto che la Cina sta diventando il banchiere del mondo?

mercoledì 7 ottobre 2009

Cop15

Dal 7 dicembre avrà luogo a Copenhagen la 15-esima conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici

Utilizziamo questo titolo perchè il clima ed il più generale divenire precario dell'ambiente, ci riguarda, così come ci riguardano il dibattito dei movimenti, delle reti sociali, delle associazioni internazionali verso COP 15.

Dal 7 dicembre avrà luogo a Copenhagen la 15-esima conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici1 (COP15, appunto), di certo la più importante per numero di partecipanti, Paesi coinvolti, leaders presenti e per senso dell'urgenza e drammaticità che la circonda.

COP15 è preceduta da sessioni multilaterali di preparazione (Bankog, Barcelona solo per citare le più recenti) ed ha la responsabilità di partire dal palese insuccesso di Kyoto, che rende sempre più scottante e più globale l'agenda ambientale.

Da Obama a Hu Jintao, da Ban Ki- Moon a Lula, da Correa ai leaders delle ONG e delle lobbies globali si confronteranno in una città verde dell'Europa scandinava. Così complessa da avere la bicicletta come mezzo egemone per gli spostamenti urbani e convivere con l'altrettanto danese centrale elettrica a carbone della E.On contro cui i movimenti hanno manifestato anche lo scorso 26 settembre e torneranno a manifestare (http://12dec09.dk).

COP15 è un vertice ONU che sta creando un enorme dibattito politico globale, che porta a ragionare sull'agenda ambientale gli indigeni dell'Equador ed i recenti Climate Camps inglesi, i movimenti europei. ma immediatamente anche, e diversamente, i protagonisti delle nuove isole continentali che nell'ultimo decennio hanno fatto la loro potentissima irruzione2 nel già vecchio mondo post-bilaterale.

Non è, insomma, per nulla un dibattito semplice e provinciale, ma, invece, complesso, globale e non scontato.

La partita è talmente importante da poter essere considerata un vero spartiacque, tanto dal punto di vista degli equilibri globali, quanto della gestione della crisi di sistema in corso.

Il dibattito di COP15 rifletterà la necessità del nuovo corso di Obama di trovare un nuovo punto di mediazione nel multeralismo che è seguito al fallimento del bushismo. Forse la nuova divisione internazionale delle quote annuali di CO2 rappresentano la misura del nuovo equilibrio tra il green course dell'amministrazione americana, l'insorgenza produttiva cinese (non bilanciata dal consumo interno), la tumultuosa dinamica sudamericana che vede i più pesanti nuovi esempi nel biocarbunante di Lula e nel petrolio di Chavez.

Alcune players come WWF e Greenpeace, raccolte nella cordata Copenhagen Climate Treaty, hanno già diffuso un'ipotesi di risoluzione che sancisce un'ipotesi di rinegoziazione dello sviluppo, nella quale emerge che la linea di ripartizione si definisce più tra Ovest ed Est, che tra Nord e Sud del mondo.

Beppe Caccia in una recente video-intervista fornisce una fondamentale lettura della precarietà nel e del clima ed indaga il connubio strettissimo che si riscontra tra crisi ambientale, processi di accumulazione e rivolte. E soprattutto invita a considerare fino in fondo come questo non sia un tema "ecologico" -cioè riservato e limitato agli ecologisti- ma fino in fondo una prospettiva di critica complessiva della crisi del capitalismo, un piano di lettura generale, e, dall'altra parte, davvero speciale per indagare la composizione politica dei movimenti.

C'è moltissima lotta di classe attorno alle contraddizioni ambientali e viceversa, il comando si determina anche intorno alla governance delle issue climatiche.

Non solo, ma mai come oggi assistiamo alla finanziarizzazione dei beni, delle risorse ambientali, delle materie prime e dei cibi, valga per tutti l'esempio dei futures sui cereali, la cui esplosione dei prezzi ha generato enormi profitti speculativi e rivolte represse nel sangue con un'ampiezza mai vista prima.

O, diversamente, quante volte alla radice dei processi migratori c'è la scelta di sottrarsi e fuggire da territori devastati da un equilibrio mutato o perso?

Insomma, il dibattito va affrontato in forma moderna, nuova, con grande attenzione alla globalità e, quindi, all'eccentricità della prospettive di critica. E..soprattutto senza rete, come acrobati del presente.

1 Il programma dei lavori è disponibile sul sito http://en.cop15.dk.

2 Da questo punto di vista la decisione del CIO di preferire Rio a Chicago per le Olimpiadi del 2016 è una scelta simbolica importante.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!