martedì 20 ottobre 2009

Londra - I postini recapitano la protesta



di Nicola Montagna*


Saranno due giorni “caldi” giovedì e venerdì se i colloqui tra sindacato e Royal Mail non riusciranno ad impedire lo sciopero nazionale, proclamato la settimana scorsa dal Communication Workers Union, che bloccherà gran parte della distribuzione postale sul territorio nazionale.

Il motivo dello sciopero sono i piani di modernizzazione della Royal Mail che, secondo il CWU, stanno procedendo troppo rapidamente e senza il dovuto coinvolgimento del sindacato.

Tra le altre cose, essi prevedono la riduzione del “legal minimum”, i contributi in strutture e salari per i rappresentanti sindacali, l’utilizzo di forme di contrasto degli scioperi anche attraverso nuove pratiche di lavoro, e soprattutto il taglio di alcune migliaia di posti di lavoro che secondo le stime sindacali saranno 60,000.

La risposta della Royal Mail è stata rapida ed ha annunciato un piano d’assunzione di 30,000 lavoratori interinali per schiacciare lo sciopero di questa settimana.

Di traverso, nel tentativo di sconfiggere la protesta, si è messo anche il ministro dell’industria, il Laburista Lord Mandelson la modernizzazione delle poste, vale a dire la riduzione del potere contrattuale del sindacato, “è questione di vita o di morte”.

È di ieri la notizia che TNT, la più grande compagnia postale privata, stafacendo pressioni sul governo per fornire il servizio necessario e garantire la regolare distribuzione della posta. Un ulteriore minaccia al diritto di sciopero ed un passo ulteriore verso la privatizzazione di un settore in gran parte già privatizzato.

Secondo diversi pareri lo sciopero nazionale di questa settimana e la minaccia di ricorrere al “crumiraggio interinale” potrebbero dare vita ad un conflitto industriale di dimensioni eccezionali e tali che non si vedevano dai tempi dello sciopero dei minatori del 1984-85. Sono previsti picchetti dei lavoratori in lotta davanti agli uffici postali per impedire che i lavoratori in affitto possano distribuire la posta. Anche la polizia si è già messa all’opera ed ha cominciato ha monitorare la situazione davicino per vedere quali possono essere i principali luoghi di tensione.

* docente di sociologia alla Middlesex University di Londra

Inghilterra - Azioni contro la centrale a carbone di Ratcliffe



di Nicola Montagna*

Sono stati impiegati addirittura i cani per sconfiggere la determinazione dei mille dimostranti che tra sabato e domenica si erano dati appuntamento fuori dalla centrale a carbone di Ratcliffe-on-Soar nel Nottinghamshire nel tentativo di impedirne l'avvio.

Almeno tre attivisti sono riusciti ad evitare i controlli di alcune centinaia di poliziotti, ad abbattere le reti metalliche e ad irrompere nel sito che ospita la centrale. Scontri e tafferugli sono continuati anche ieri con la polizia che ha arrestato quattro persone in aggiunta alle 52 arrestate sabato.

Alcuni rapporti parlano di 80 persone in stato di detenzione. Alcuni attivisti hanno denunciato di essere stati morsi dai canidella polizia, che nei mesi scorso è stata messa duramente sotto accusa per i metodi violenti usati contro le manifestazioni anti-G20 nell’aprile scorso e per vari maldestri tentativi di infiltrazione dei gruppi ambientalisti, smascherati dagli stessi attivisti.

La violenza della polizia di questi giorni sembra inoltre essere stata una conseguenza diretta della causa che dà alla E.ON, la compagnia che detiene la centrale a carbone e che nei mesi scorsi è stata bersaglio di diverse iniziative di lotta per avere dismesso i piani di sviluppo nell’utilizzo di energie alternative ed avere licenziato diverse decine di lavoratori, la possibilità di chiedere alla polizia di arrestare chiunque irrompa in uno dei suoi siti.

Il "Great Climate Swoop" era stato organizzato da attivisti di gruppi come il “Camp for Climate Action”, “Plane Stupid” e “Climate Rush” che hanno scelto l’obiettivo della protesta attraverso un voto online.

Nonostante gli arresti c’è grande e motivata soddisfazione, per aver mostrato che il carbone non ha futuro, e che c’è un movimento crescente che è pronto ad agire sui temi del riscaldamento globale. In effetti, la protesta di questi giorni arriva dopo il successo del Climate Camp che si era tenuto a Londra lo scorso agosto e la notevole partecipazione al “Climate camp” durante le proteste contro il G20 lo scorso aprile.

Il Regno Unito ha una lunga tradizione di proteste basate sull’azione diretta in difesa dell’ambiente. Ma solo ora la crisi ecologica globale sta diventando uno dei temi di dibattito politico generale, non solo tra piccoli gruppi di attivisti, ma anche nella politica istituzionale e nella sfera pubblica più complessiva.

* docente di sociologia alla Middlesex University di Londra

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!