di Nicola Montagna*
Sono stati impiegati addirittura i cani per sconfiggere la determinazione dei mille dimostranti che tra sabato e domenica si erano dati appuntamento fuori dalla centrale a carbone di Ratcliffe-on-Soar nel Nottinghamshire nel tentativo di impedirne l'avvio.
Almeno tre attivisti sono riusciti ad evitare i controlli di alcune centinaia di poliziotti, ad abbattere le reti metalliche e ad irrompere nel sito che ospita la centrale. Scontri e tafferugli sono continuati anche ieri con la polizia che ha arrestato quattro persone in aggiunta alle 52 arrestate sabato.
Alcuni rapporti parlano di 80 persone in stato di detenzione. Alcuni attivisti hanno denunciato di essere stati morsi dai canidella polizia, che nei mesi scorso è stata messa duramente sotto accusa per i metodi violenti usati contro le manifestazioni anti-G20 nell’aprile scorso e per vari maldestri tentativi di infiltrazione dei gruppi ambientalisti, smascherati dagli stessi attivisti.
La violenza della polizia di questi giorni sembra inoltre essere stata una conseguenza diretta della causa che dà alla E.ON, la compagnia che detiene la centrale a carbone e che nei mesi scorsi è stata bersaglio di diverse iniziative di lotta per avere dismesso i piani di sviluppo nell’utilizzo di energie alternative ed avere licenziato diverse decine di lavoratori, la possibilità di chiedere alla polizia di arrestare chiunque irrompa in uno dei suoi siti.
Il "Great Climate Swoop" era stato organizzato da attivisti di gruppi come il “Camp for Climate Action”, “Plane Stupid” e “Climate Rush” che hanno scelto l’obiettivo della protesta attraverso un voto online.
Nonostante gli arresti c’è grande e motivata soddisfazione, per aver mostrato che il carbone non ha futuro, e che c’è un movimento crescente che è pronto ad agire sui temi del riscaldamento globale. In effetti, la protesta di questi giorni arriva dopo il successo del Climate Camp che si era tenuto a Londra lo scorso agosto e la notevole partecipazione al “Climate camp” durante le proteste contro il G20 lo scorso aprile.
Il Regno Unito ha una lunga tradizione di proteste basate sull’azione diretta in difesa dell’ambiente. Ma solo ora la crisi ecologica globale sta diventando uno dei temi di dibattito politico generale, non solo tra piccoli gruppi di attivisti, ma anche nella politica istituzionale e nella sfera pubblica più complessiva.
* docente di sociologia alla Middlesex University di Londra