giovedì 29 ottobre 2009

Mobilitazione a Temuko contro la brutalità dello stato del Cile

Violenze in Wallmapu

Ancora sulle strade per protestare contro l'ultimo 'Piano operativo statale di Repressione al Popolo Mapuche'

Circa duemila persone provenienti dalle comunità Mapuche di tutto il Wallmapu, hanno marciato per le strade di Temuko in ripudio alla politica di criminalizazione e repressione implementata dallo stato del Cile in risposta alle loro richieste sociali per stabilire il pieno esercizio dei diritti collettivi del Popolo Mapuche, specialmente dei diritti territoriali, sanciti da trattati internazionali sottoscritti dallo stesso governo cileno. Irruzioni nelle comunità e nelle terre ancestrali recuperate, accompagnate da intimidazioni, fermi e arresti, ferimento di adulti e bambini in un escalation di violenza con utilizzo di armi che non ha lasciato indifferenti neppure gli organismi internazionali.

Durante la mobilitazione guidata dall'Alleanza Territoriale Mapuche, quando sono arrivati all'edificio del governo regionale, hanno lasciato una gran quantità di resti di approvvigionamenti lasciati dai carabinieri durante i molteplici operativi ed irruzioni effettuati nelle comunità.

"Con questo hanno fatto irruzione nella scuola di Temukuikui e lasciato feriti dei bambini di noi i Mapuche", hanno denunciato dei bambini partecipanti alla marcia mentre sostenevano e mostravano cartucce di bombe lacrimogene, cartucce da fucile e bossoli di pallottole.


mercoledì 28 ottobre 2009

La sete di Gaza, Amnesty: Israele nega l'acqua ai palestinesi
















Gaza ha sete. Non è un problema di oggi, ma l’emergenza sta diventando insostenibile. Lo denunciano le Nazioni Unite ed Amnesty International. Il sistema idrico di Gaza “rischia il collasso”, dopo decenni di incuria, di mancati investimenti a fronte di un uso sempre più intensivo delle poche risorse disponibili. Poche soprattutto perché Israele chiude i rubinetti e impedisce ai palestinesi di importare nella Striscia materiali indispensabili al mantenimento degli impianti.


Il risultato: la depurazione delle acque è virtualmente nulla, le piscine di decantazione da dove l’acqua purificata dovrebbe filtrare nella sabbia di Gaza per tornare ad arricchire le falde, sono pieni di liquami non trattati che inquinano le riserve idriche. Riserve sempre più esigue: dopo anni di siccità e di pozzi scavati un po’ ovunque per pescare qualche goccia d’acqua, secondo il programma ambientale Onu oggi si preleva tre volte l’acqua che naturalmente si deposita nelle falde. La conseguenza: scende il livello delle falde e l’acqua del mare le invade.

Un disastro annunciato, tanto che ormai si calcola che solo il 5-10 per cento dell’acqua dei pozzi di Gaza risponda ai parametri indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, anche dopo il trattamento con il cloro. Per i palestinesi un ulteriore compressione dei diritti. Con una popolazione che al 70 per cento vive con meno di un dollaro al giorno - soglia ufficiale di povertà - una gran parte delle risorse viene utilizzata per acquistare acqua potabile dagli impianti privati di desalinizzazione.

Amnesty international punta il dito contro Israele, che priva i palestinesi del minimo vitale di acqua potabile. In un rapporto di 112 pagine, l’organizzazione sostiene che la media dei palestinesi consuma 70 litri di acqua al giorno, con punte minime di 20 litri, contro i 300 della media degli israeliani. L’80 per cento dell’acqua del Giordano - una risorsa teoricamente condivisa - viene utilizzata secondo Amnesty da Israele, che impone ai palestinesi di scavare pozzi solo dietro autorizzazione, mentre i serbatoi dell’acqua piovana sui tetti delle case a Gaza vengono regolarmente usati come bersagli dai soldati israeliani. Il già malridotto sistema idrico di Gaza è stato poi pesantemente danneggiato durante le ultime operazioni militari. Accuse tutte respinte dal governo di Israele che denuncia invece come i consumi dei palestinesi siano aumentati a dismisura e che gli sprechi ammontino ad un terzo dell’acqua disponibile. Quello che Israele non dice è che il blocco delle frontiere ha messo i palestinesi nelle condizioni di non poter fare neanche un minimo di manutenzione.

tratto da L'unità

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!