Articolo di Luis Hernández Navarro su La Jornada – Martedì 1 dicembre 2009
 Chiapas: l’altra guerra d’inchiostro e  Internet
 
 Nell’aprile del 1995 José Ángel Gurría, allora  segretario agli Esteri, dichiarò che lo zapatismo era una guerra d’inchiostro e  Internet. Ora, 14 anni dopo, sono i governi federale e del Chiapas ad aver  lanciato un’offensiva di disinformazione contro i ribelli, i gruppi che  difendono i diritti umani ed i movimenti sociali dissidenti in quello stato.
L’attuale strategia di comunicazione del governo si iscrive nell’arena della  “guerra di reti” (netwar). Secondo gli analisti della RAND,  Arquilla e Ronfeldt, “Netwar si riferisce al conflitto strettamente  legato all’informazioni ad un alto livello tra nazioni o società. Intende  tentare di disgregare o danneggiare quello che una popolazione obiettivo sa, o  pensa di conoscere su sé stessa ed il mondo che la circonda. Una Netwar  può concentrarsi sull’opinione pubblica o d’élite, o entrambe. Può comprendere  diplomazia, propaganda e campagne psicologiche, sovversione politica e  culturale, discredito o interferenza con media locali, intrusione in reti di  computer e database, e attività di promozione di movimenti dissidenti o di  opposizione attraverso reti di computer.”
Questo è esattamente ciò che lo Stato  messicano ha fatto nelle scorse settimane nello stato meridionale. La lista  delle provocazioni è molto lunga: detenzione ed assassinio di oppositori  sociali, promozione di una campagna di voci che annunciano una nuova  sollevazione armata, tentativo di diffamare lo zapatismo divulgando falsamente  una richiesta di appoggio economico delle giunte di buon governo al Congresso  locale, liberazione di paramilitari responsabili del massacro di Acteal ed  incremento della presenza militare. Tutto questo montato con una campagna sui  mezzi di comunicazione per occultare i fatti, nonostante le evidenze.  Col  governo di Juan Sabines i gruppi di potere tradizionali si sono ricomposti.  Cacicchi, finqueros, allevatori e la più marcia nomenclatura politica  priista occupano posizioni chiave nell’amministrazione pubblica, nel Congresso  locale e a San Lázaro. Molti partecipano ai grandi affari locali associati a  personaggi dell’ambito federale.  Non importa che questo governatore abbia vinto  la presidenza all’Esecutivo dello stato come candidato del Partito della  Rivoluzione Democratica (PRD). Lui è uno dei governatori più vicini al  Presidente della Repubblica. “Siamo con il Messico ed il suo presidente  Felipe Calderón“, ha detto in più di un’occasione.
In Chiapas l’uomo di Los  Pinos si trova più a suo agio che in molte altre entità governate dal Partito  Azione Nazionale (PAN).  Juan Sabines gestisce la vita interna di questa  istituzione politica a suo piacimento: toglie e mette dirigenti e candidati. In  questo stato il sole azteco è diventato il partito dei paramilitari.  La  strategia di comunicazione dell’amministrazione statale si muove su due fronti:  uno è l’uso intensivo di radio e televisioni per “promuovere” il Chiapas;  l’altro è la politica di contrainsurgencia informativa orchestrata a  partire dal controllo della stampa locale e la diffusione sui media nazionali  delle posizioni dell’amministrazione di Sabines su temi conflittuali presenti  nell’entità.  Nella versione chiapaneca contemporaneo di “panem et  circenses“, quotidianamente si filmano puntate di telenovelas,  musicisti devoti registrano dischi ed artisti di successo si pasciano tra siti  archeologici, monumenti storici e bellezze naturali.
I visitatori famosi vengono  intervistati sui mezzi di comunicazione locali.  Anche se formalmente la guerra  di carta contro lo zapatismo e contro tutto quello che non vuole sottomettersi  alla politica di “concertazione” statale sia condotta dall’Esecutivo locale,  parte della strategia è stata tracciata dal governo federale. Diego Cadenas,  direttore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, assicura  che, secondo informazioni fidate, nelle riunioni settimanali di gabinetto del  governo di Juan Sabines sono sempre presenti i militari.  Il più recente anello  di questa offensiva informativa è la notizia che le giunte di buon governo  abbiano chiesto il “riconoscimento” al Congresso locale ed al governo di Juan  Sabines, fatto tanto insolito quanto irreale.
La menzogna governativa ha un  obiettivo centrale: delegittimare la lotta zapatista, togliere credibilità alla  sua proposta. La manovra è una grave offesa. Nonostante la precarietà in cui le  comunità in resistenza vivono da molti anni, hanno respinto sistematicamente  qualsiasi tipo di aiuto governativo. La loro dignità non ha prezzo, e l’hanno  dimostrato al mondo.
Non è la prima volta nella storia del conflitto che le  autorità ricorrono ad una simile montatura. Tra il 1999 ed il 2000, con Roberto  Albores Guillén governatore provvisorio dello stato – stretto alleato di Juan  Sabines – fu montato uno show teletrasmesso nel quale si annunciava la  diserzione di 15.000 zapatisti che consegnavano armi e passamontagna. I  disertori erano militanti del PRI, molti di loro paramilitari. Uno dei  principali organizzatori di quell’opera buffa era Noé Castañón León, allora  titolare del Tribunale Supremo di Giustizia dello Stato che, curiosamente, oggi  è segretario del governo chiapaneco.
La guerra d’inchiostro e Internet  contrainsurgente ha creato una situazione politica molto delicata in  Chiapas. Vediamo quanto i governi continueranno a scherzare col fuoco.
 (Traduzione “Maribel” – Bergamo)