lunedì 21 dicembre 2009

Da Copenhagen a Gaza

Comunicato dell'Associazione Ya Basta


Ad un anno dai bombardamenti dal 28 dicembre inizia la Gaza Freedom March per entrare a Gaza dall'Egitto, portare la propria solidarietà alla popolazione civile palestinese, manifestare il 31 dicembre per dire che l'assedio e l'occupazione devono finire.
Alla Marcia partecipano più di 1400 persone provenienti da ogni parte del mondo, anche l'Associazione Ya Basta partecipa.


Da Copenhagen a Gaza
Siamo appena tornati dalle mobilitazioni durante il Cop15 a Copenhagen.
Giornate intense che hanno mostrato con chiarezza le nuove geometrie del potere nel pianeta, con l'accordo siglato da Cina, Stati Uniti, Brasile, India e Sudafrica e accettato da UE e dagli altri paesi.
Di fronte all'evidenza dell'impatto sulla vita di milioni di persone del progredire del cambio climatico non è stata presa nessuna soluzione.

Ma poteva esserci soluzione diversa dentro il vertice?
Insieme a molti altri abbiamo voluto segnare un altro cammino quello che ci ha portati ad affermare che la “giustizia climatica” va costruita dal basso, senza delegare, creando percorsi di indipendenza, di disobbedienza, di conflitto. Una strada non facile ma l'unica percorribile per non restare spettatori passivi. A Copenhagen abbiamo visto e subito un preventivo, assillante, assurdo dispositivo di repressione modellato per cercare di fermare il messaggio della mobilitazione.
Una repressione “moderna” e in stile nordico che però parla il messaggio di un monito globale: non bisogna distrurbare i manovratori.
E questo succede in tutto il pianeta. Ci vorrebbero spettatori passivi di disastri ambientali, di guerre locali, di sfruttamento selvaggio.
Dentro questo scenario complesso e a volte caotico di crisi globale la nostra ricerca guarda alla costruzione di sperimentazioni, laboratori, percorsi che provano a dar voce al protagonismo dal basso, alla costruzione di di indipendenza di pensiero, d'azione.

Per questo, proprio mentre ad Obama che aumenta il contingente in Afghanistan viene dato il Nobel per la Pace, vogliamo partecipare insieme ad altre centinaia di cittadini del mondo alla Gaza Freedom March. La Striscia di Gaza, questa enorme prigione a cielo aperto, continua ad essere uno dei simboli più inaccettabili delle forme del moderno apartheid, delle occupazioni militari.
Una popolazione civile ostaggio dell'impossibile “pace in Medio Oriente” che viene declinata come trattativa continua da rigiocare negli interessi globali, calpestando giorno dopo giorno un pezzo di umanità. Le porte sbarrate di Gaza in ogni parte dei suoi confini sono la rappresentazione inaccettabile di una violazione del diritto ad esistere per ogni essere umano.
Saremo con chi, giungendo da ogni parte del mondo vuole attraversare la chiusura della striscia, entrando a Gaza dall'Egitto, così come eravamo a Copenhagen, insieme a chi prova a partire da se, dal proprio collettivo, dal proprio territorio, dalla propria storia a disobbedire alle ingiustizie e per costruire un futuro diverso fatto di un presente diverso.

Associazione Ya Basta

Il governo egiziano non autorizza la Gaza Freedom March

Siamo determinati a rompere l'assedio
Continueremo a fare tutto il possibile perché si realizzi

Con il pretesto di un aumento delle tensioni sul confine tra Gaza ed Egitto, il Ministero degli Esteri egiziano ci ha informato ieri che il confine di Rafah sarà chiuso nelle prossime settimane. Abbiamo risposto che la tensione c'è sempre al confine a causa dell'assedio, che non ci sentiamo minacciati e che, se ci sono rischi, sono rischi che siamo disposti a correre. Abbiamo anche detto che ormai è troppo tardi per gli oltre 1.300 delegati provenienti da più di 42 paesi per cambiare i loro programmi. Abbiamo entrambi convenuto di proseguire i nostri scambi.
Anche se lo consideriamo un passo indietro, è comunque qualcosa che abbiamo incontrato - e superato - in passato. Nessuna delle delegazioni, grandi o piccole, che sono entrate a Gaza nel corso degli ultimi 12 mesi ha mai ricevuto un' autorizzazione finale prima di arrivare al confine di Rafah. La maggior parte delle delegazioni sono state scoraggiate persino da lasciare il Cairo per Rafah. Alcune hanno avuto i loro pullman bloccati lungo la strada. Ad alcune è stato detto chiaro e tondo che non potevano andare a Gaza. Ma a seguito di pressioni pubbliche e politiche, il governo egiziano ha cambiato la sua posizione e le ha lasciate passare.
I nostri sforzi e i nostri piani rimangono invariati, a questo punto. Abbiamo deciso di rompere l'assedio di Gaza e marciare il 31 dicembre contro l'assedio israeliano. Continuiamo nella stessa direzione.
Le ambasciate e missioni egiziane in tutto il mondo devono sentire la nostra voce e quella dei nostri sostenitori (per telefono, fax ed e-mail) nei prossimi decisivi giorni, con un messaggio chiaro: lasciate che la delegazione internazionale entri a Gaza e lasciate che la Gaza Freedom March faccia il suo cammino.
Avete aderito e vi sieti iscritti per partecipare alla Gaza Freedom March: è stato il primo passo. Adesso, chiamate e scrivete all'ambasciata egiziana a Roma e chiedete ai parlamentari da voi eletti di chiamare a vostro nome. Contattate i media locali per dire che state partendo per Gaza. Poi fate le valigie e venite al Cairo pronti a camminare insieme ai nostri fratelli e sorelle di Gaza.
Aspettiamo di vedervi tutti la settimana prossima.
Comitato organizzatore Gaza Freedom March

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!