Comunicato dell'Associazione Ya Basta
Ad un anno dai bombardamenti dal 28 dicembre inizia la Gaza Freedom March per entrare a Gaza dall'Egitto, portare la propria solidarietà alla popolazione civile palestinese, manifestare il 31 dicembre per dire che l'assedio e l'occupazione devono finire.
Alla Marcia partecipano più di 1400 persone provenienti da ogni parte del mondo, anche l'Associazione Ya Basta partecipa.
Da Copenhagen a Gaza
Siamo appena tornati dalle mobilitazioni durante il Cop15 a Copenhagen.
Giornate intense che hanno mostrato con chiarezza le nuove geometrie del potere nel pianeta, con l'accordo siglato da Cina, Stati Uniti, Brasile, India e Sudafrica e accettato da UE e dagli altri paesi.
Di fronte all'evidenza dell'impatto sulla vita di milioni di persone del progredire del cambio climatico non è stata presa nessuna soluzione.
Ma poteva esserci soluzione diversa dentro il vertice?
Insieme a molti altri abbiamo voluto segnare un altro cammino quello che ci ha portati ad affermare che la “giustizia climatica” va costruita dal basso, senza delegare, creando percorsi di indipendenza, di disobbedienza, di conflitto. Una strada non facile ma l'unica percorribile per non restare spettatori passivi. A Copenhagen abbiamo visto e subito un preventivo, assillante, assurdo dispositivo di repressione modellato per cercare di fermare il messaggio della mobilitazione.
Una repressione “moderna” e in stile nordico che però parla il messaggio di un monito globale: non bisogna distrurbare i manovratori.
E questo succede in tutto il pianeta. Ci vorrebbero spettatori passivi di disastri ambientali, di guerre locali, di sfruttamento selvaggio.
Dentro questo scenario complesso e a volte caotico di crisi globale la nostra ricerca guarda alla costruzione di sperimentazioni, laboratori, percorsi che provano a dar voce al protagonismo dal basso, alla costruzione di di indipendenza di pensiero, d'azione.
Per questo, proprio mentre ad Obama che aumenta il contingente in Afghanistan viene dato il Nobel per la Pace, vogliamo partecipare insieme ad altre centinaia di cittadini del mondo alla Gaza Freedom March. La Striscia di Gaza, questa enorme prigione a cielo aperto, continua ad essere uno dei simboli più inaccettabili delle forme del moderno apartheid, delle occupazioni militari.
Una popolazione civile ostaggio dell'impossibile “pace in Medio Oriente” che viene declinata come trattativa continua da rigiocare negli interessi globali, calpestando giorno dopo giorno un pezzo di umanità. Le porte sbarrate di Gaza in ogni parte dei suoi confini sono la rappresentazione inaccettabile di una violazione del diritto ad esistere per ogni essere umano.
Saremo con chi, giungendo da ogni parte del mondo vuole attraversare la chiusura della striscia, entrando a Gaza dall'Egitto, così come eravamo a Copenhagen, insieme a chi prova a partire da se, dal proprio collettivo, dal proprio territorio, dalla propria storia a disobbedire alle ingiustizie e per costruire un futuro diverso fatto di un presente diverso.
Associazione Ya Basta