domenica 11 luglio 2010

Panama - Il governo tenta di reprimere, con un bilancio pesante di morti e feriti, le proteste che aumentano nel paese

A Boca de Toros un morto tra i manifestanti, accuse e denunce dei sindacalisti mentre continua lo sciopero nei lavori di ampliamento del canale.

Clima incandescente in questi giorni a Panama. Tutto il paese è travolto proprio in queste ore dalle proteste di migliaia di persone, lavoratori e semplici cittadini, che si stanno mobilitando perché il governo panamense, guidato dal discusso Ricardo Martinelli, ritiri la Legge 30 approvata lo scorso 15 giugno. La nuova norma, infatti, è fortemente contestata dal settore sindacale panamense che si sta in queste ore aggregando attorno al Sindacato Unico de Trabajadores de la Construcción y Similares (SUNTRACS), il più forte sindacato del paese.

La ragione è semplice: la nuova legge, approvata in fretta e furia (aggirando, tra l’altro, anche alcune procedure parlamentari), prevede tutta una serie di misure in ambito lavorativo, ambientale, penale. In ambito lavorativo, in particolare, le legge introduce importanti limitazioni all’esercizio del diritto allo sciopero: le imprese potranno recidere il contratto di chi sciopera; potranno assumere nuovi lavoratori per sostituirli; ed avranno diritto di richiedere “la protezione” della polizia in caso di sciopero.

Segnalata con certa ironia come la “legge chorizo, langosta, camarón”, la nuova normativa è stato il fiammifero gettato con noncuranza dall’attuale governo panamense sulla benzina versata in questo primo anno di governo. Il primo luglio scorso, Ricardo Martinelli ha infatti “celebrato” il suo primo anno di governo. Un anno intenso sotto tutti i profili, ma che in ambito lavorativo ha trovato una speciale e determinata opposizione.
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sabato 10 luglio 2010

Kurdistan - Parla Karayilan: "Proteggerci come nazione e costruire la nostra vita libera"

“Stiamo ancora in una posizione pienamente difensiva e non abbiamo esercitato tutto il nostro potere. Siamo in una posizione di allerta ora. Se lo Stato turco proverà ad invadere la Zona di Difesa Media o qualsiasi altra parte del Kurdistan allora romperemo gli indugi e la situazione sarà del tutto differente”: queste le prime dichiarazioni di Murat Karayilan, il capo del Consiglio esecutivo della Confederazione democratica del Kurdistan (KCK).

Karayilan ha poi continuato: “Continueremo a resistere, non importa se dovremmo farlo per un altro secolo. Non possiamo accettare questo disonore. Non possiamo accettare le politiche assimilazionistiche contro il popolo kurdo. Non riusciranno mai a farci diventare turchi”.

Dal 1 giugno 2010 la questione kurda è entrata in una nuova fase: questo è quello che ha dichiarato il KCK in un comunicato stampa recente. A seguito di quella dichiarazione sono aumentati gli scontri nel Kurdistan del nord e si sono diffusi anche alla zona Mediterranea, al Mar Nero e alla regione di Marmara. Le forze armate turche hanno lanciato diversi attacchi contro la Zona di Difesa Media ed è aumentato il numero degli scontri e quello delle vittime.

Questi sviluppi hanno portato la questione kurda in cima all’agenda politica regionale. Mentre alcuni continuano ad affermare la necessità di affrontare il problema esclusivamente dal punto di vista militare, altri tendono a rilevare la necessità di affrontarlo in tutti i suoi aspetti. Adesso ascoltiamo la posizione del KCK dalle parole del suo Presidente Karayilan: “

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!