domenica 8 maggio 2011

Messico - San Cristobal tornano gli zapatisti per partecipare alle giornate della Marcia per la pace



Partenza CIDECI7 maggio 2011, San Cristobal de las Casas, Chiapas
Dopo 8 anni gli zapatisti tornano a sfilare per le strade di San Cristobal. In 20 o 30 mila sono partiti dal Cideci, il Centro Indígena de Capacitación Integral che si trova in periferia e hanno marciato fino alla piazza di fronte la Cattedrale nel centro della città, come risposta all'appello lanciato da Javier Sicilia e dalla Red por la Paz y la Justicia e per aderire alle mobilitazioni di questi giorni contro la “guerra di Calderόn”. Una marcia silenziosa, imponente che ha bloccato la città. Ad aprire il lungo corteo c'erano proprio i compagni e le compagne giunti all'alba dalle loro comunità.
Tantissimi dai cinque Caracol,  tutti con  passamontagna o paliacate; poi la società civile chiapaneca e gli aderenti alla Otra Campagna. Un fiume di persone a colorare il grigio della periferia. Tra i tanti anche uno striscione di un collettivo  di appoggio ai prigionieri politici, e alle loro famiglie e poi ancora quello della comunità di Acteal che ha sfilato con 45 croci nere con sopra scritti i nomi dei martiri del massacro perpetrato dai paramilitari di "Paz y Justicia" nel 1997.Centinaia gli striscioni, i cartelli che nel silenzio gridavano “Basta alla guerra di Calderόn”, “Basta sangue” e “Estamos hasta la madre!” come dire “non ne possiamo più”, lo slogan con cui sono state lanciate le mobilitazioni. Infatti le proteste (domani ci sarà una grande manifestazione a Città del Messico) sono state promosse per denunciare come la guerra ai narcos –  che fa una media di 40 morti al giorno in Messico – voluta da Calderόn, stia insanguinando il paese, imponendo nei fatti uno stato d'assedio. Stato d'assedio che colpisce, oltre alla vita di molti messicani innocenti, chi si oppone al governo, i movimenti sociali  e soprattutto gli zapatisti.
Arrivato nella piazza centrale il corteo si ferma ad ascoltare il Comandante David che legge  un comunicato del Sup.
TESTO DEL DISCORSO DELL'EZLN
L'AUDIO DEL MESSAGGIO DELL'EZLN LETTO DAL COMANDANTE DAVID

mercoledì 4 maggio 2011

Osama ucciso dal patto Usa-Pakistan sul futuro di Kabul

È probabile che l'operazione che ha portato all'eliminazione di bin Laden sia il frutto di un accordo tra Washington e Islamabad riguardo al futuro dell'Afghanistan. Osama vivo avrebbe messo in difficoltà i suoi ex-amici.
Il raid delle forze speciali americane che ha condotto all’uccisione di Osama bin Laden a una sessantina di chilometri da Islamabad ha richiesto sicuramente l’autorizzazione e la cooperazione delle autorità pakistane. Non è quindi inutile porsi il problema delle condizioni sulla base delle quali il Pakistan ha accettato di consegnare al proprio destino il leader storico di al Qaida, permettendo tra l’altro all’opinione pubblica mondiale di farsi un’idea più precisa di quanto limitata fosse la collaborazione di quel paese alla campagna contro il terrorismo internazionale scatenata dagli Usa dopo l’11 settembre.
Il prezzo chiesto per tradire Osama non deve essere stato basso e sicuramente non è stato di natura economica. Non esclusivamente, per lo meno. Bin Laden era troppo importante perché la sua morte possa essere remunerata da un compenso economico, per quanto grande.
Con tutta probabilità, per ottenere il trionfo che rende ora più agevole al presidente Obama percorrere la via di una sostanziale riduzione delle forze militari statunitensi schierate in Asia Centrale, Washington deve aver messo sul piatto una ben più pesante contropartita, che tra l’altro soddisferebbe anche alcuni obiettivi importanti dell’amministrazione Obama. Tutto induce a ritenere che sia stata raggiunta un’intesa sul futuro politico dell’Afghanistan, prevedendo probabilmente il riconoscimento a Islamabad del diritto a ristabilirvi la propria influenza predominante, magari assumendosi, da sola o in associazione con la Cina, il compito di garantire che da Kabul e dintorni non possano più scaturire in futuro nuove minacce alla sicurezza internazionale.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!