Due dei sociologi -pensatori più influenti degli ultimi cinquantanni, Pablo González Casanova e Boaventura de Sousa Santos, hanno parlato con entusiasmo della nascita dei movimenti sociali alternativi in tutto il mondo, ed entrambi hanno trovato l’origine di questo processo nella ribellione zapatista. “Siamo coscienti”, ha detto González Casanova, “che siamo sempre di più e che saranno sempre di più coloro che lotteranno in tutto il mondo per quello che nel 1994 era sembrata solo una ‘ribellione indigena postmoderna’ ma che in realtà è il principio di una mobilitazione umana notevolmente migliore preparata per ottenere la libertà, la giustizia e la democrazia”.
Il portoghese De Sousa, profondo conoscitore della realtà latinoamericana e impegnato nel cambiamento democratico dei paesi del nostro sud, ritiene che oggi “non si può da sinistra lottare contro il capitalismo” senza avere come riferimento l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Questo, durante il seminario internazionale Pianeta Terra: Movimenti Antisistemi che si è svolto per quattro giorni nel Cideci-Unitierra e si è concluso lunedì.“Il movimento mondiale degli indignati della Terra è cominciato nella Selva Lacandona”, inizia così il documento di González Casanova per il seminario, ed è un “copione” da cui passare in questo momento complesso; un manuale di 17 punti, ad uso mondiale, per interpretare le nuove idee per un’azione che dovrà anche essere nuova: “Depauperati ed esclusi, indignati ed occupanti formulano teorie che contengono un grande supporto empirico, basate su una gran quantità di esperienze”; conoscenze, arti e tecniche “che corrispondono al sapere ed al saper fare dei popoli” che esaltava Andrés Aubry, ed ai valori tojolabales “di solidarietà umana” riscattati da Carlos Lenkersdorf.