Per conoscere come si giocherà l'uscita dal ciclo produttivo dell'energia atomica in Europa è utile mettere a fuoco la situazione in Francia
Retrospettivamente, 11 marzo 2011: Fukushima e le successive settimane di suspence: dove tira il vento? Tokyo sarà irradiata? I cuori dei reattori fonderanno? La catastrofe è classificata allo stesso livello di Cernobyl, il trauma è mondiale, la Germania decide di uscire dal nucleare dal 2022, l'Italia si interroga con un secondo referendum che conferma un definitivo "No". La Svizzera si indirizza verso l'abbandono totale. Il Giappone frena la sua produzione e annuncia una prospettiva in retromarcia. Solo la Francia resta imperturbabile. Sarkozy: "mi batterò per difendere il nucleare perché non c'è attualmente alcuna energia alternativa, salvo dire ai francesi di scaldarsi e illuminare a lume di candela" (5/4/11). Il mondo intero esplora altre soluzione energetiche, la Francia si aggrappa all'atomo nazionale...
La questione nucleare irradia la politica
La certezza della 'nucleocrazia' però vacilla e investe la campagna elettorale. Il Partito Socialista difende una 'transizione energetica' mentre i suoi oppositori, trasversalmente, lo accusano di essere ricattato da una "setta di fanatici", i Verdi-Ecologisti. In realtà le cose si presentano più sfumate, per non dire bizantine: Il candidato socialista François Hollande parla di "uscire dall'esclusività nucleare" e non di "uscita dal nucleare". Il 75% della produzione elettrica francese nel 2010. Il di15% dell'elettricità è prodotta da fonti rinnovabili, di cui i 4/5 originati da produzione idro-eletttrica. I socialisti hanno poi firmato un accordo, definito da entrambi compromesso, con Europe Ecologie- Les Verts, un estratto dell'accordo dice: "Ci impegniamo per un piano evolutivo che preveda la riduzione di un terzo del potenziale in produzione con la chiusura progressiva di 24 reattori". Il Presidente, futuro candidato della maggioranza al governo in visita alla centrale di Tricastin il 25/11/11, davanti ai lavoratori EDF e Areva ha attaccato con violenza l'accordo concluso tra PS e EE-LV che sancisce, in caso di vittoria elettorale, la riduzione dell'energia elettrica prodotta con il nucleare. Sarkozy vuole evitare, anzi impedire un necessario dibattito sul futuro della filiera nucleare.