giovedì 5 aprile 2012

Tunisia - Episodici focolai d'instabilità. Quelli che contano.

Tunisidi Carlotta Macera

Ieri (2 aprile) il presidente Marzouki ha annunciato il prolungamento dello stato di emergenza di un mese, fino al 30 aprile, a causa di "episodici focolai d' instabilità" che minano la "coesione sociale" del paese e l'agenzia di stampa tunisina TAP comunica che è stato approvato il piano economico che passerà ora al vaglio della Costituente. Per molti osservatori esterni si tratta della vera prova della riuscita di questo governo guidato dal partito di ispirazione islamica Ennahda.
Ma quali sono questi episodici focolai d'instabilità? Non c'è bisogno di andare troppo indietro nel tempo, né di cercare notizie nascoste nei trafiletti dei giornali, basta vivere la quotidianità della Tunisia, i suoi controversi e complessi avvenimenti, respirare la tensione di ogni manifestazione o sit-in a cui si partecipa, avere la certezza di ricevere gli insulti e le minacce di un salafista, di dover scappare dal manganello della polizia e di essere ignorati da parte delle istituzioni per capire che si tratta di una rivoluzione un po' “maccheronica” o, come la definisce S.El-Ayoubi in un articolo sul blog Naawat, la “rivoluzione delle forchette”.

Birmania - Il misterioso futuro di Aung San Suu Kyi


Birmaniadi Alessandra Fava
A Yangon, la principale città della Birmania, le bandiere della Lega nazionale per la democrazia (Nld) sventolano ovunque, specie nei paraggi della sede del partito, nei quartieri residenziali a nord, non lontano dalla Swedagon Pagoda. Le magliette con la faccia della leader, «The Lady» o «The Mother», come viene chiamata Aung San Suu Kyi, vengono vendute dai suoi sostenitori su carretti e pick-up in Swegondine Road e downtown, la parte vecchia di Yangon a ridosso del porto, trovate tazze, portachiavi e ogni genere di gadget, una proliferazione di simboli legati al partito del drago giallo volante su sfondo rosso, impensabile solo qualche anno fa quando i membri del partito e quelli di altre forze dell'opposizione venivano sistematicamente arrestati e perseguitati e oggi molti di loro fanno parte della diaspora di tre milioni di persone che per motivi politici ed economici hanno lasciato il paese. Un numero impressionante a fronte di 2 milioni e mezzo di abitanti oggi. Ecco perche nei giorni scorsi il presidente Thein sein ha chiesto agli emigrati di ritornare. «Siamo veramente felici - esclama un ragazzo di 22 anni che ha passato gli ultimi giorni a festeggiare - è dal 1990 che aspettavamo questo momento. Allora il partito vinse ma il risultato non fu riconosciuto. Oggi questa vittoria la dedichiamo anche a tutti quelli che sono morti per un ideale».
Una vittoria della gente comune. Ma a parte i militanti convinti, la febbre per la Lady sembra dilagare veramente nel paese, dovesi è registrata una media di preferenze che si aggira sull'80%. «Siamo contenti - dice un uomoin un vicolo della città vecchia avvolto nel suo longji - la mia famiglia storicamente ha sempreparteggiato per un altro partito dell'opposizione, il Partito democratico Myanmar, ma inoccasione di queste elezioni abbiamo tutti votato per Suu Kyi. Speriamo che lei possa cambiare il paese». Gli altri sorridono felici. «Siamo tutti poveri, speriamo che il futuro del paese migliori e possiamo vivere un po' meglio» spiega un'anziana della casa. Aung San Suu Kyi ha preso almeno 38 seggi su 45.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!