venerdì 6 aprile 2012

Siria - Kofi Annan: subito la tregua


Conto alla rovescia per la il cessate il fuoco che entrera' in vigore il 10 aprile. Lo scetticismo e' forte ma l'inviato dell'Onu crede nelle possibilita' del suo piano per mettere fine alla crisi siriana.

 Kofi Annan incassa la dichiarazione di pieno sostegno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite e procede verso l’attuazione del suo piano in sei punti volto a dare una soluzione politica alla crisi siriana che ha fatto già 9mila morti. Ieri l’inviato speciale dell’Onu ha confermato l’arrivo a Damasco del team incaricato di preparare la missione degli osservatori dell’Onu che vigileranno sul rispetto del cessate il fuoco atteso il prossimo 10 aprile. Annan ha sottolineato che dalla Siria continuano ad arrivare notizie allarmanti di uccisioni e abusi, e per questo, ha detto, è essenziale «mettere a tacere carri armati, elicotteri, mortai, e fermare esecuzioni, torture, abusi sessuali e tutte le altre forme di violenza». Fonti delle opposizioni ieri hanno riferito ancora di decine di vittime, denunciando che l’esercito circonda ancora i centri abitati ribelli e informato inoltre di bombardamenti che avrebbero ucciso tra mercoledì e giovedì sera un centinaio di persone. Kofi Annan invece ha detto di «aver ricevuto informazioni» del ritiro «parziale» delle truppe governative da almeno tre città: Idlib, Zabadani e Daraa nel sud.

Bahrain - Repressione in pole position


La monarchia non pensa ad altro che al big event, il GP di Formula Uno tra due settimane. Nel frattempo la repressione delle proteste popolari continua e rischia di morire in carcere l'attivista dei diritti umani Abdelhadi al Khawaja.
 
di Michele Giorgio

I tabelloni pubblicitari elettronici nelle strade di Manama fanno il conto alla rovescia. «Meno 18 giorni… meno 17 giorni». Si riferiscono al big event, il Gran Premio di Formula Uno di fine aprile, fiore all’occhiello della monarchia assoluta (sunnita) di Hamad bin Isa al Khalifa.
Gran parte della popolazione fa un altro conto alla rovescia, ben più drammatico, e sgomenta si domanda quanti giorni di vita ha ancora Abdelhadi al Khawaja, il fondatore del Gulf Centre for Human Rights, condannato all’ergastolo «per aver complottato contro la monarchia», giunto al 58esimo giorno di sciopero della fame. Le sue condizioni sono critiche eppure è intenzionato a continuare la sua battaglia anche, fa sapere, a costo della vita.

Nessuna intenzione di liberarlo
«Il suo avvocato mi ha detto che è molto debole – riferisce Reem Khalifa, opinionista del quotidiano indipendente al Wasat e attivista dei diritti umani – il lungo digiuno rischia di danneggiare irreparabilmente alcuni organi vitali». Le autorità, consapevoli che al Khawaja potrebbe entrare in coma, lo hanno trasferito nella clinica del ministero dell’interno. Ma continuano a tacere e, più di tutto, non mostrano alcuna intenzione di liberare il prigioniero di coscienza. «Mio padre vuole la libertà, non ha commesso alcun crimine, ha solo denunciato la negazione di diritti fondamentali. Ci ripete che è meglio la morte che rimanere vivo in carcere», spiega da parte sua Maryam al Khawaja, la figlia dell’attivista bahranita.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!