mercoledì 30 maggio 2012

Messico - Il movimento #YoSoy132 nel tempo delle elezioni


Il 1 luglio si terranno le elezioni presidenziali in Messico. Tre i candidati: in testa ai sondaggi il candidato del PRI e Partito verde, Enrique Peña Neto, poi la  candidata del PAN, Josefina Vazquez Mota, e  Andrés Manuel Lopez Obrador, del PRD. Nelle ultime settimane sono cresciute le proteste contro la possibilità che al governo torni il PRI ( il partito che ha governato il Messico per settant'anni fino al 2000) e contro una campagna elettorale maneggiata con una disinformazione costante da parte del sistema televisivo. In questo quadro si inserisce un nuovo protagonismo inatteso dei giovani, mentre nel paese continuano le violenze dei Narcos e della "guerra al narcotraffico".
Tutti già lo chiamano movimento e il riferimento è l'hastag #YoSoy132 .
Tutto inizia ai primi di maggio quando studenti della Università Iberica, (università privata e con un'accesso non certo popolare),  protestano contro la presenza del candidato alle presidenziali Pena Nieto del Pri nella loro università. Una protesta molto vivace in cui gli studenti con slogans e cartelli contestano al candidato presidenziale in particolare la pesante repressione operata ad Atenco quando era governatore dello Stato del Messico.  Ad Atenco dal 2002  proprio Pena Nieto permise una repressione brutale contro il movimento che si opponeva alla costruzione del nuovo aereoporto.
Di fronte alla protesta dei giovani, inusuale in una università privata, i dirigenti dei partiti Pri e Pvem affermano con grande spazio nei mezzi televisivi che la protesta non è opera degli studenti ma di provocatori.
In risposta 131 alunni della Ibero registrano e diffondono un video mostrando le proprie credenziali universitarie e dicendo "Io c'ero. E sono studente dell'Ibero". Il video supera ben presto il milione di visite.

Siria - Al collasso: condanna Onu, Annan a Damasco


Nuove violenze in Siria dopo la dura condanna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime di Bashar al-Assad, ritenuto colpevole della strage di Houla di venerdì notte dove hanno perso la vita oltre 100 persone. Kofi Annan, inviato speciale di ONU e Lega Araba, è in viaggio verso Damasco, dove è atteso per oggi.
Attacco delle forze governative nella città di Hama
Sarebbero almeno trenta le vittime dell’attacco di ieri alla città di Hama in Siria: secondo fonti dell’opposizione siriana i tank dell’esercito governativo avrebbero attaccato alcuni quartieri residenziali considerati base dei ribelli. In mattinata è partito il lancio di missili, dopo una serie di attacchi contro l’esercito da parte di gruppi armati di opposizione al regime di Bashar.
Scontri che seguono alla dura dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il cui intervento è considerato dai ribelli ancora troppo blando. Alle opposizioni, in particolare, non piace la missione di osservatori di ONU e Lega Araba, “fallimentare perché incapace di prevenire le violenze”. “La delegazione di osservatori è inutile e non ha preso alcuna iniziativa, tranne quella di contare le vittime il giorno dopo un massacro, esattamente come accadeva a Sarajevo e Srebrenica in Bosnia”, si legge in una dichiarazione del Consiglio Rivoluzionario.
Il Consiglio di Sicurezza ONU contro i massacri in Siria. La risposta di Damasco
Ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha duramente condannato l’utilizzo da parte del governo siriano di artiglieria pesante contro la popolazione della città di Houla: venerdì notte l’attacco ha provocato la morte di almeno 108 persone (tra cui 49 minori) e il ferimento di altre 300.
Nella dichiarazione, sottoscritta anche dalla Russia, la più fedele alleata di Bashar, l’ONU dichiara che le morti sono il risultato di “attacchi che hanno coinvolto l’artiglieria governativa in quartieri residenziali” e chiede al presidente Assad di abbandonare l’utilizzo di armi pesanti in aree popolate – secondo quanto previsto dal piano in sei punti che Kofi Annan aveva fatto firmare a Damasco a marzo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!