Nuove violenze in Siria dopo la dura condanna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime di Bashar al-Assad, ritenuto colpevole della strage di Houla di venerdì notte dove hanno perso la vita oltre 100 persone. Kofi Annan, inviato speciale di ONU e Lega Araba, è in viaggio verso Damasco, dove è atteso per oggi.
Attacco delle forze governative nella città di Hama
Sarebbero almeno trenta le vittime dell’attacco di ieri alla città di Hama in Siria: secondo fonti dell’opposizione siriana i tank dell’esercito governativo avrebbero attaccato alcuni quartieri residenziali considerati base dei ribelli. In mattinata è partito il lancio di missili, dopo una serie di attacchi contro l’esercito da parte di gruppi armati di opposizione al regime di Bashar.
Scontri che seguono alla dura dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il cui intervento è considerato dai ribelli ancora troppo blando. Alle opposizioni, in particolare, non piace la missione di osservatori di ONU e Lega Araba, “fallimentare perché incapace di prevenire le violenze”. “La delegazione di osservatori è inutile e non ha preso alcuna iniziativa, tranne quella di contare le vittime il giorno dopo un massacro, esattamente come accadeva a Sarajevo e Srebrenica in Bosnia”, si legge in una dichiarazione del Consiglio Rivoluzionario.
Il Consiglio di Sicurezza ONU contro i massacri in Siria. La risposta di Damasco
Ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha duramente condannato l’utilizzo da parte del governo siriano di artiglieria pesante contro la popolazione della città di Houla: venerdì notte l’attacco ha provocato la morte di almeno 108 persone (tra cui 49 minori) e il ferimento di altre 300.
Nella dichiarazione, sottoscritta anche dalla Russia, la più fedele alleata di Bashar, l’ONU dichiara che le morti sono il risultato di “attacchi che hanno coinvolto l’artiglieria governativa in quartieri residenziali” e chiede al presidente Assad di abbandonare l’utilizzo di armi pesanti in aree popolate – secondo quanto previsto dal piano in sei punti che Kofi Annan aveva fatto firmare a Damasco a marzo.
Una dichiarazione che non ha accontentato tutti: Francia e Gran Bretagna avevano proposto una condanna ancora più dura, mentre la Russia puntava ad un più blando comunicato, in particolare dopo che Damasco aveva negato ogni responsabilità per il massacro. “Non è ancora chiaro così sia accaduto – ha detto Igor Pankin, vice ambasciatore russo alle Nazioni Unite – Ci sono prove sostanziali che dimostrano che la maggior parte delle vittime è stata accoltellata o giustiziata da armi da fuoco da breve distanza”.
La stessa autodifesa del governo di Bashar: il portavoce del Ministero degli Esteri, Jihad al-Makdissi, ha definito le accuse contro Damasco “uno tsunami di bugie”. “Neghiamo completamente la responsabilità di questo massacro terroristico contro il nostro popolo – aveva detto sabato alla stampa al-Makdissi – Abbiamo istituito una commissione militare e legale di indagine. I risultati emergeranno in pochi giorni”. Secondo Damasco, prova sarebbe le modalità di uccisione delle vittime di Houla: non colpi d’artiglieria ma semplici armi da fuoco che hanno sparato da breve distanza.
Secondo i gruppi di opposizione a Bashar, invece, il massacro sarebbe stato guidato dagli alawiti (sciiti a cui appartiene il presidente siriano) presenti nell’area, a maggioranza sunnita. Attivisti di stanza nella vicina città di Homs hanno raccontato che le violenze sono cominciare dopo che le truppe siriane sono entrate a Houla, circondando i 15 villaggi dell’area.
Kofi Annan oggi a Damasco
Torna oggi nella capitale siriana l’inviato speciale di Nazioni Unite e Lega Araba, Kofi Annan. L’obiettivo è rinsaldare il piano a sei punti che nei mesi scorsi era riuscito a far sottoscrivere al presidente Bashar, senza però concreti risultati. Il piano Annan aveva previsto anche l’arrivo in Siria, lo scorso 12 aprile, di una missione di 280 osservatori ONU, al fine di fermare le violenze armate da entrambe le parti.
Si tratta della prima visita di Annan in Siria da marzo. Secondo quanto riportato dall’emittente tv siriana Ikhbariya, Kofi Annan dovrebbe incontrare domani il presidente Bashar.
In viaggio anche il ministro degli Esteri britannico, William Hague. Destinazione Mosca: l’obiettivo è fare pressioni sulla Russia perché assuma azioni concrete contro il governo siriano, a cui finora ha assicurato pieno appoggio. “La nostra priorità è individuare i responsabili del massacro – ha detto al Guardian Hague – Sarò a Mosca domani (oggi, ndr) per chiedere alla Russia di compiere pressioni rapide e non equivoche sul regime di Assad. Non è nell’interesse della Russia, né nell’interesse di nessuno al mondo, che la situazione in Siria collassi fino ad una guerra civile di larga scala”.
Tratto da: Nena News