Alcuni parlano di primavera messicana per stabilire un
paragone con le cosiddette “primavere arabe” che poi non sempre primavere
furono o che comunque avevano molte differenze tra di loro. Ad ogni modo nelle
ultime 3 settimane c’è stato un grande risveglio dei giovani e degli
universitari messicani – che provo a descrivere in poche righe – di fronte a un
regime autoritario che è duro a morire, a un regime mediatico di duopolio che
crea candidati e presidenti a suo piacimento, a un paese ancora poco avvezzo
alla democrazia, al pluralismo e alla trasparenza, a un’informazione e a dei
mass media deprecabili. Il tutto avviene quando manca poco più di un mese
alle elezioni
presidenziali per eleggere il capo di stato e di governo
dal 2012 al 2018 e il vecchio dinosauro, il Partito Rivoluzionario
istituzionale (PRI) in testa nei sondaggi. Molti ragazzi, circa il 25% del
corpo elettorale, voteranno per la prima volta. L’età media dei messicani è
intorno ai 26 anni, in Italia siamo oltre i 42, per farci un’idea. I giovani
minori di 35 anni rappresentano oltre il 50% dei votanti e quelli sotto i 25 anni
sono il 35%. Anche se sono partiti dei tentativi “soft” di cooptare o includere
questo movimento spontaneo nelle piattoforme elettorali dei principali
partiti, per ora il movimento #YoSoy132, Io
Sono 132, rivendica la sua autonomia e propone nuove
iniziative praticamente ogni giorno. Per esempio per il 26 e 27 maggio,
sciopero delle TV, spegnere tutto. Per il 28, era prevista un’occupazione e una
marcia per esigere la trasmissione del prossimo dibattito presidenziale a reti
unificate. Oppure fino al 31 maggio ci si organizza per fare gli osservatori
elettorali, figura che molti giovani fino a poco tempo fa nemmeno conoscevano.
Dopo il Movimento per la
Pace di Javier Sicilia, nato nell’aprile 2011, ora assistiamo a
una nuova reazione antiautoritaria della società civile, non più da parte delle
vittime dello stato e della narcoguerra ma dei giovani. Vediamo la sua breve e
già densa storia. Tutte le foto sono dell’amica Parika Benítez. Questo articolo
è apparso timidamente sul quotidiano italiano L’Unità del 28 maggio
2012. Poi meno timidamente su Carmilla. Fabrizio Lorusso.
C’è chi la chiama “Primavera Messicana” o chi,
come la scrittrice Elena Poniatowska, già intravede un nuovo ’68 in Messico.
Si chiama #YoSoy132,
IoSono132, ed è la reazione spontanea degli universitari alle imposizioni
dei politici e delle televisioni private, TeleVisa e Tv Azteca.
L’11 maggio in un incontro all’università privata IberoAmericana (UIA) Enrique Peña, candidato del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale)favorito nei sondaggi e da sempre coccolato dalle TV nazionali, è stato fischiato dagli studenti.
Gli alunni della UIA hanno contestato il
candidato per i gravi abusi della polizia – 2 morti, centinaia di feriti,
violenze sessuali e torture – nel
2006 a
Atenco nell’Estado de México, regione di cui era governatore.
Peña è stato costretto a uscire al grido di “fuori assassino!”.
In quel “venerdì nero” la presenza di
infiltrati del suo partito, giunti solo per applaudirlo e bloccare l’ingresso
al pubblico, e le dichiarazioni del presidente del PRI, Pedro Coldwell, che ha accusato gli
studenti di essere “cooptati e manipolati”, hanno scatenato la reazione degli
universitari.
Il suo partito, al potere durante 71 anni,
perse la presidenza nel 2000 e nel 2006 quando vinse il PAN (Partito Azione Nazionale,
conservatore), ma quest’anno dà già per scontata la sua vittoria.
Il conduttore di TeleVisa Loret de Mola ha
definito gli studenti una“minoranza
intollerante, portatrice d’odio e strumentalizzata dalle sinistre”, senza
accorgersi che, invece, “le elezioni stanno diventando un referendum contro
l’anacronistica videocrazia messicana che impone presidenti, demonizza i
movimenti, rimbecillisce la società”,spiega
Clara Ferri, attivista italo-messicana partecipante alla protesta.
Gli eventi incalzano rapidamente. Il 14 maggio 131 studenti della UIA rispondono al
PRI e a TeleVisa con un video mostrando la loro tessera
corredata di foto e matricola per ribadire che “sono studenti veri e non si
fanno manipolare dai partiti e dalle TV”.
Il video supera il milione di visualizzazioni
su YouTube e migliaia di universitari si uniscono a loro proclamando: “Tutti siamo 132, difendiamo la libertà
d’espressione e il diritto di replica”.
“Sono i primi a usare i social network contro
i resti della mentalità autoritaria del vecchio regime e i monopoli informativi
per favorire l’accesso libero alla conoscenza” spiega l’opinionista Genaro Villamil.
Rapidamente si dipana la matassa della rete,
un messaggio fa il giro del mondo in 80 secondi e scarica in banda larga la voglia
di farsi sentire delle nuove generazioni. Per tutta la settimana si susseguono
i flash mob studenteschi e le catene umane di fronte alle sedi di TeleVisa
nella capitale.
“L’attivismo passivo fatto di e-mail e SMS
poco concreti si trasforma in mobilitazione reale, internet e le reti sociali
non sono più solo un fine ma un mezzo per convocare, discutere e agire”,
dice Sabina Salazar,
iscritta a architettura all’università UNAM.
Sabato 19 una manifestazione “Anti-Peña” riempie le vie di oltre 20 città, sono
in 46mila a Mexico City ed è la prima protesta realizzata in Messico a partire
dalle reti sociali e il web contro un candidato alla
presidenza e in favore della libertà d’informazione.
I giovani sono la maggioranza e la festa
civica si colora di slogan: “vogliamo
scuole, non telenovele”, “educazione, vaccino contro la manipolazione”.
Sfilano insieme gli studenti delle università
pubbliche e delle private che dicono “no all’imposizione di un presidente da
parte delle televisioni” e “sì a mass media democratici”.
Il 23 maggio 10mila
ragazzi di YoSoy132 si trovano sotto la “Estela de luz” della capitale,
un monumento carissimo che oggi è il simbolo dello spreco e della corruzione, e
in tante altre città gli studenti scendono in piazza.
Presentano un manifesto, si dichiarano
apartitici e chiedono il diritto a internet in Costituzione, un codice etico e
un’autority per i mass media, la trasmissione a reti unificate dei dibattiti
per le presidenziali e garanzie di sicurezza per i giornalisti, essendo più di
80 i reporter assassinati in 10 anni.
Sul sito yosoy132.mx, sostenuto dall’omonimo
hashtag su Twitter, annunciano che “il
movimento non è più solo degli studenti ma di tutti i messicani che senza
colori politici né violenza, esigono la democratizzazione dei media”.
Sul loro sito gli indignati di Occupy Wall Street hanno
espresso solidarietà ai giovani messicani per il loro “risveglio civile contro
la manipolazione informativa”.
La cineasta messicana
Yulene Olaizola e la sua équipe, a Cannes con il film
“Fogo”, si sono fermati sul tappeto rosso per mostrare un cartello di Yo Soy
132.
“Il prossimo passo è organizzarci”, sostiene
l’alunna della UIA Sandra Patargo, quindi il 30 maggio è fissato l’incontro
della prima assemblea interuniversitaria che definirà l’evoluzione
dell’incipiente primavera messicana.
Concludo con un paio
delle canzoni simbolo del movimento, Molotov, Hit me e Gimme tha power. Lista completa canzoni di YoSoy132: Link.