«Ora sia Fotuh a sostenerci al secondo turno» dichiara al Manifesto, Mohammed Mursi, leader del partito dei Fratelli musulmani e vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali in Egitto. «Il suo programma non differisce dal nostro.
È il tempo dell’unità» – continua Mursi. «Daremo la vice presidenza a uno dei candidati che non ha superato il primo turno» – aggiungono i leader della fratellanza nella conferenza stampa di sabato, organizzata per dichiarare la vittoria.
Si sono chiuse da 48 ore le urne, non ci sono ancora i risultati definitivi,ma con oltre il 25% dei voti Mohammed Mursi passa al secondo turno insieme all’ex uomo di Mubarak, Ahmed Shafiq (24,8%).
Mursi è l’unico dei candidati con alle spalle la grande organizzazione di un partito (Libertà e giustizia) con un controllo capillare del territorio. In più, gli sheikh delle moschee hanno chiesto ai fedeli di votare per l’esponente della fratellanza nei sermoni del venerdì. Mentre militari entrano ed escono dai seggi, al caffè Marusa di via Port Said nel quartiere di Sayeda Zeinab si festeggia il grande risultato dell’«aquila» di Hamdin Sabbahi.
La grande sorpresa dell’Egitto del dopo rivolte sono i socialisti. Hanno conquistato nuovo spazio, nonostante la retorica nazionalista li abbia per decenni disattivati nel sistema del partito unico voluto da Nasser e dai suoi successori. Sabbahi, nasserista, ex leader di Karima (dignità), «è l’unica alternativa al populismo nazionalista e islamista», assicura Khaled. Il giovane attivista porta al braccio il simbolo di Amr Moussa. «Per un giorno di campagna elettorale mi hanno pagato 150 ghinee (circa 18 euro,ndr). Ma l’unico successo per la rivoluzione può venire da Sabbahi, che non aveva i mezzi per fare campagna elettorale». E così, il terzo posto di Sabbahi, con il 20%, sembra davvero incredibile. L’ex sindacalista ha convinto gli elettori dei grandi quartieri urbani del Cairo, Giza e Alessandria dosando elogi e critiche per riforma agraria e capitalismo di stato di Nasser. «Sabbahi era in piazza Tahrir ed è uno dei pochi candidati che, ufficiosamente, abbiamo sostenuto contro il vecchio regime» – aggiunge al manifesto Ahmed Maher di «6 Aprile».
D’altra parte, il quarto posto di Abou el-Fotuh, progressista espulso dalla fratellanza musulmana, chiarisce come sinistra secolare e islamismo riformista abbiano un nuovo spazio da organizzare nella società egiziana. Nella sede del movimento di Fotuh nel quartiere di Helmeya non si nasconde la delusione.
«Non sosterremo chi ci ha cacciato» - dichiara affranto Ahmed Samir – «Fotuh è l’uomo del progresso per giovani e poveri, ma la campagna elettorale per le strade non ha pagato». In realtà, anche l’incognita del voto salafita si è finalmente sciolta. Nessuno di el-Nour ha appoggiato Fotuh. «Mursi sarà il nostro candidato al secondo turno» – ammette Emad Ghafour, insieme ai network salafiti, incluse le gama’at al-islamiyya.
Poche le luci e tante le ombre di questo voto: «è un incubo. Ora perchi dovrei votare?» – dice Walaa, attivista dei movimenti di resistenza extraparlamentare in piazzaTahrir.
Il secondo posto di un feloul (uomo del vecchio regime), come Ahmed Shafiq, preoccupa non poco. «È vero che gli egiziani vogliono sicurezza e stabilità, ma l’elezione di Shafiq porterebbe soprattutto nuove manifestazioni» – commenta Gamal Gawad del Centro studi Al-Ahram. «Shafiq ha ottenuto l’appoggio di militari, degli ex uomini del Partito nazionale democratico e della Chiesa copta», continua l’analista. E così, come dimostrato dalla strage dello stadio di Port Said del febbraio scorso, l’ex partito di Mubarak è in grado ancora di controllare «un sistema di piccola criminalità e di voto di scambio» che attiva violenze o impone alla polizia di non intervenire per sedare incidenti.
Per queste ragioni, da deputati e intellettuali si sono immediatamente levate voci contro Ahmed Shafiq, che dovrà rispondere delle accuse di frodi elettorali.
In questo senso, il deputato liberale Amr Hamzawi ha chiesto a Mursi di dimettersi, perchè tutto il fronte delle opposizioni al vecchio regime «si unisca intorno a Sabbahi». Nonostante ciò, proprio i liberali sono i grandi sconfitti di questo voto. El-Baradei ha lasciato i paese, dichiarando l’illegittimità del nuovo presidente «in assenza della nuova Costituzione». La milionaria campagna elettorale di Amr Moussa, quinto, ha raccolto una fredda accoglienza nel popolo egiziano. Si attendono le indicazioni di voto di Fotuh e Sabbahi per capire quante possibilità abbia Ahmed Shafiq di sconfiggere Mursi al secondo turno puntando, da una parte, sul pericolo di un presidente islamista e, dall’altra, sulla promessa di un premier della Fratellanza.
È certo che in Egitto dalla gioia di andare al voto senza conoscere già il risultato si è passati in poche ore all’incubo del ritorno al passato.
Tratto da Il Manifesto