A sei anni di distanza dalla rivolta che per mesi riuscì a sovvertire l'ordine costituito in questa città e nell'intero Stato di Oaxaca, i maestri della Seccion 22 del Sindicato Nacional de Trabajodores de la Educación (SNTE) tornano ad occupare le strade e la piazza centrale della città. Mentre a Città del Messico gli studenti danno vita ad una enorme manifestazione per la democratizzazione dei mezzi di comunicazione, in un momento in cui la campagna elettorale dei diversi candidati alla presidenza della repubblica rende ancora più evidente la collusione tra il potere mediatico e quello politico, a Oaxaca si organizza un presidio, a tempo indefinito, di migliaia di persone in difesa dell'istruzione pubblica e protestare contro la Riforma della Legge Federale del Lavoro promossa dal partito di governo, il PAN, e dal PRI.
A partire dal 21 di maggio migliaia di maestri hanno bloccato l'accesso a banche, centri commerciali e sedi amministrative e governative esigendo, da parte del governo federale, una risposta alle loro istanze: in primo luogo la cancellazione dei programmi di governo che mirano al soffocamento dell'istruzione pubblica attraverso il finanziamento di quella privata; ma anche la cancellazione della proposta di riforma della legge sul lavoro che prevede la sospensione di alcuni diritti fondamentali dei lavoratori in tema di contratti, salari, flessibilità e sicurezza; "se venisse approvata la proposta del PAN e del PRI per riformare la Legge Federale del Lavoro si produrrebbe più povertà, nuovi problemi sociali e una grave negazione dei diritti umani e dei lavoratori. Il Messico non si convertirà certo in un modello garantista dei di diritti dei lavoratori, che oggi vengono difesi dall'articolo 123 della Costituzione, ma in difensore dei privilegi delle imprese", dicono i maestri.
Ma c'è anche un altro motivo fondamentale per cui ancora una volta i maestri scendono in piazza: nessuno di loro ha dimenticato le vittime della brutale repressione ordinata dall'ex-goveratore dello Stato di Oaxaca, Ulises Ruiz, che durante la rivolta del 2006 ha provocato 26 morti, 350 feriti, 500 arresti e un numero indefinito di desaparecidos e di persone vittime di torture e violenze sessuali.
In questi ultimi anni il movimento de "los trabajadores de la educación" ha subito una forte battuta d'arresto a causa delle divisioni interne, della corruzione di alcuni dei leader sindacali, delle minacce e delle scomparse ad opera dei gruppi paramilitari.
Per questo è ancora più importante il fatto che in questi giorni, a poco più di un mese dalle prossime elezioni presidenziali e in un clima di nuova repressione dovuta alla campagna mediatica che soprattutto i candidati del PRI e del PAN stanno operando per contrastare le proteste, in migliaia tornino a scendere in piazza per rivendicare il diritto ad una istruzione pubblica e per chiedere giustizia rispetto ai crimini commessi nel 2006, esigendo che vengano puniti mandanti ed esecutori e che vengano restituiti "en vida" ai loro familiari gli scomparsi.
Camilla CSOA La Strada