Migliaia di denunce di irregolarità e voti comprati accompagnano le giornate poste elettorali e una nuova marcia del movimento YoSoy132
A 48 ore dalla giornata elettorale in Messico, avanza prepotente l'imposizione del Priista Peña Nieto quale nuovo presidente del paese.
Se all'indomani della sua (auto)proclamazione si sussurrava la sospetta frode elettorale, con il candidato avversario Andrés Manuel Lopez Obrador che invitava ad attendere avendo ancora pochi dati alla mano, oggi AMLO annuncia apertamente di voler impugnare i risultati del voto: migliaia di irregolarità denunciate ai seggi e voti comprati, per un totale di 5 mila milioni di pesos sborsati dal PRI (quando il massimo permesso si aggira sui 360 milioni di pesos - circa 20 milioni di euro) sono argomenti che dovrebbero essere sufficienti per prendere provvedimenti, al fine di non permettere la frode elettorale, sollecitando il ricontrollo dei seggi e il riconteggio dei voti.
"Quello che è successo è molto grave, una vergogna nazionale. L'IFE e il Tribunale Elettorale devono assumersi le loro responsabilità", ha spiegato AMLO.
Emblematico è il caso di centinaia di persone che hanno letteralmente venduto il loro voto al PRI, il quale ha consegnato loro, il giorno prima delle elezioni, delle tessere del valore di 300, 500 e 700 pesos (dai 20 ai 40 euro circa) da utilizzare nel supermercato della catena Soriana, preso ieri d'assalto dai possessori delle tessere desiderosi di utilizzarle al più presto, visto il crescente timore che venga riconosciuta la frode elettorale e che vengano quindi annullati i buoni acquisto, spesi per lo più per fare scorta di riso e fagioli o elettrodomestici.