domenica 8 luglio 2012

Argentina - Dario y Maxi no estàn solos!


da Buenos Aires, articolo a cura di Alioscia Castronovo
Un consiglio a tutti a vedere il documentario “La dignidad rebelde: Darìo Santillàn”: quasi non ci si crede che aveva appena ventuno anni, questo ragazzo che assieme a molti altri occupava le terre e costruiva cooperative per aprire giorno dopo giorno una via di fuga dalla miseria, dall'emarginazione, dall'assenza di diritti. Un documentario che restituisce la dimensione collettiva dell'esperienza di cui Darìo e Maxi sono ormai il simbolo, esperienza che ha insegnato a tanti di noi a resistere contro la crisi, in qualunque parte del mondo fossimo in quel momento. Nel 2001 come oggi, per costruire un'alternativa radicale al capitalismo“en cualquier pais, en cualquier continente”.

In migliaia ci siamo ritrovati ad Avellaneda, partido della provincia di Buenos Aires a due passi dalla Boca e dalla capital federal, lo scorso 26 di giugno, per ricordare l'assassinio di Darìo e Maxi, militanti piqueteros uccisi dalla polizia durante un blocco stradale sul ponte Purreydon. Una ferita ancora viva nella memoria e nell'immaginario argentino, militanti che hanno segnato con la loro morte un punto di non-ritorno, divenendo ahimè i simboli della brutale repressione costata poi la presidenza a Duhalde pochi mesi prima dell'avvento della nuova fase della governance kirchnerista.
Ma sopratutto oggi Darìo e Maxi sono il simbolo, come scrive Itai Hagman su Marcha, della nuova generazione di militanti che dal 2001 è nata e continua a costruire nell'Argentina di oggi lotte e progetti di alternativa radicale al capitalismo e all'ingiustizia sociale, nelle università e nei quartieri, nelle villas miserias e nelle fabbriche autogestite.
Dieci anni fa erano passati pochi mesi dalle giornate insurrezionali del 19 e del 20 dicembre, maturava un processo lungo di immaginazione e costruzione di un'alternativa al neoliberismo e al saccheggio (di risorse, di vita, di diritti) dei decenni precedenti, le rivolte nelle strade della capitale e non solo avevano destituito cinque presidenti al grido di “Que se vayan todos”, nascevano e si diffondevano le fabbriche recuperate, le assemblee di quartiere e le forme di esperienza comunitaria che hanno cambiato il volto dell'Argentina, reduce dalla dittatura militare e da quella economica del neoliberismo di Menem.

venerdì 6 luglio 2012

Messico - Elezioni: cronaca di una vittoria annunciata


DSC_0003(Small).JPGSiamo alla vigilia di un nuovo conflitto elettorale in Messico? 

Elezioni sporche e media menzogneri...


di Fabrizio Lorusso

Nella piovosa estate messicana il fango e la polvere cominciano ad appannare la legittimità del processo elettorale di domenica scorsa in cui s’è votato per scegliere il nuovo presidente e rinnovare camera, senato, i governi e i parlamenti di 6 stati e quello di Città del Messico. La compravendita del voto con carte prepagate del supermercato Soriana è lo scandalo del momento, ma c’è anche del sangue a macchiare l’immagine di un’elezione pulita, perfetta, quasi svizzera o svedese, come propinato da numerosi mass media nazionali e internazionali oltre che da una buona parte della classe politica e burocratica messicana: la cruda realtà parla invece di 9 morti, 4 feriti, 66 arresti, 3500 incidenti, decine di atti di squadrismo e 2 autobombe esplose che a loro volta hanno fatto 2 morti tra le forze di polizia e 7 feriti in vari stati del Messico. Non è esattamente il panorama di un paese che rivendica con orgoglio l’appartenenza al G20 o alla OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), tanto per fare un paio di esempi di gruppi d’élite nel concerto geopolitico globale, ma che poi tollera, e in alcuni casi determina, incredibili violazioni alle regole democratiche e ai diritti umani.
I conteggi preliminari di domenica notte e lunedì, riconfermati per ora dal computo definitivo quasi concluso, danno la vittoria col 38% dei voti a Enrique Peña Nieto del Partido Revolucionario Institucional (PRI), il partito “dinosauro”, quello della “dittatura perfetta” (espressione coniata dallo scrittore Mario Vargas Llosa per descrivere un regime autoritario dalla parvenza democratica) che governò il Messico per 71 anni e nel 2000 fu sconfitto dalla destra di Acción Nacional (PAN). Il presidente Vicente Fox governò fino al 2006 e fu rilevato dal compagno di partito Felipe Calderón.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!