mercoledì 3 ottobre 2012

Russia - Pussy Riot processo d'appello rinviato al 10 ottobre

Il tribunale di Mosca ha rinviato al 10 ottobre il processo di appello per le tre attiviste della band punk russa Pussy Riot, dopo che una di loro ha licenziato i propri avvocati. Yekaterina Samutsevich ha annunciato all'inizio dell'udienza di aver rifiutato i servizi dei suoi tre legali a causa di un disaccordo. Mark Feigin, altro legale della difesa, ha dichiarato:"La corte non è indipendente e immaginare che prenda una decisione basata sulla legge è pura fantasia". Anche Violetta Volkova, avvocato delle Pussy Riot, non nutre grandi speranze nel processo d'appello: "Nella situazione politica attuale in Russia - dice - non ci possiamo aspettare una sentenza legale". " Ma non si sa mai - aggiunge - si può sempre sperare nel buon senso".
La Chiesa ortodossa russa ha affermato che le ragazze meriterebbero clemenza se si scusassero per quello che hanno fatto. Il portavoce della Chiesa Vladimir Legoida però sembrava parlare della giustizia 'divina':"La Chiesa desidera ardentemente il pentimento di chi ha violato un luogo sacro certamente farebbe del bene alle loro anime. Se dalle loro parole trasparisse il rimorso vorremmo che non passasse inosservato, e che chi ha violato la legge avesse la possibilità di redimersi"
La dichiarazione è seguita ai commenti del primo ministro Dmitry Medvedev, secondo cui trattenere le artiste ulteriormente in carcere sarebbe "inutile".
La vicenda delle Pussy Riot ha visto pronunciamenti in tutto il mondo per la loro liberazione, compresi quelli di star della musica internazionale. Si sono svolte centinaia di iniziative in cui attivisti di ogni continente, prendendo i passamontagna colorati delle Pussy Riot, come simbolo hanno manifestato per la loro liberazione e a sostegno di una protesta che, mettendo in gioco il proprio corpo e la creatività, sfida il potere.
Anche nella giornata del 1 ottobre si sono svolte azioni per chiederne la liberazione. Adesso si aspetta la decisione del 10 ottobre mentre continua la richiesta chiara e semplice che le ragazze vengano liberate. 
Video per le iniziative del 1 ottobre
Per seguire le iniziate per la libertà delle Pussy Riot

lunedì 1 ottobre 2012

Messico - Le Basi di Appoggio zapatiste non si disperano

Noi che abbiamo combattuto sappiamo riconoscere il passo di ciò che si sta preparando e avvicinando.
I segnali di guerra all’orizzonte sono chiari: la guerra, come la paura, ha odore.
E già ora si comincia a respirare il suo fetido odore nelle nostre terre.
(Subcomandante Insurgente Marcos, dicembre 2007).

Le e gli zapatisti recentemente aggrediti dai gruppi paramilitari parlano degli attacchi, la fuga dalle loro comunità, le condizioni estreme nelle quali si trovano.


"Torneremo a lavorare per resistere e vivere"
San Marcos, Chiapas. “Eravamo già intirizzite di paura quando arrivammo qui, non sentivamo i nostri corpi, sentii che c’era una tigre dietro me, mi persi, ero spaventata, mi sentivo già all'altro mondo", racconta Lucía, base di appoggio zapatista ospitata ora nella comunità di San Marcos, dove arrivò, insieme alle sue compagne, fuggendo dalla violenza con la quale i paramilitari della gruppo Paz y Justicia devastano la comunità Comandante Abel.
Alla fine della lunga valle che si estende da Sabanilla verso Tabasco si trova la comunità autonoma zapatista di San Marcos, da un lato del fiume che si attraversa con un ponte-amaca. Qui un gruppo di donne ed autorità della comunità ricevono la Carovana di Solidarietà e Documentazione che è arrivata a raccogliere testimonianze. La solidarietà di queste famiglie ha permesso di accogliere le sgomberate della comunità Comandante Abel, nonostante abbiano dovuto utilizzare la scuola dei bambini per il loro rifugio, e condividere il loro mais che di per sé è scarso. Quattro donne e due membri della Giunta di Buon Governo raccontano qui le loro storie con gli e le componenti di questo gruppo di osservazione.
Dall'esilio, Lucia ed Elvira raccontano che quell'otto settembre non ce la facevano più dalla paura, temevano per la vita delle loro famiglie, e sentivano che oramai non potevano più dare sicurezza ai bambini. Uscirono fuggendo per un burrone. Dopo avere dormito una notte sotto alle liane, corsero fino all'unico posto che sentivano sicuro in una zona dominata fin dal 1995 dai paramilitare organizzati sotto la bandiera di Paz y Justicia, soldati ed elementi corrotti della Sicurezza Pubblica.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!