di Immanuel Wallerstein
Fino a poco tempo fa ben pochi avevano sentito parlare del Mali, a parte i suoi vicini e la sua vecchia potenza coloniale (la Francia) ed ancor meno persone ne sapevano qualcosa della sua storia e della sua politica. Oggi, il nord del Mali è stato preso militarmente da gruppi "salafiti" che condividono il punto di vista di Al Qaeda e praticano le forme più dure della sharia – con lapidazioni e amputazioni come pena.
L'occupazione militare è stata condannata con voto unanime dal consiglio di sicurezza dell'ONU, che ha affermato che "costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale". La risoluzione cita "il rapido deterioramento della situazione umanitaria" e il "finanziamento sempre maggiore di elementi terroristici" e le loro "conseguenze per i paesi del Sahel e altri paesi". L'ONU ha dichiarato di essere preparata a considerare la costituzione di una "forza militare internazionale (...) per recuperare (...) le regioni occupate nel nord del Malí".
La risoluzione è stata unanime, però non ha mosso niente. Oggi il Mali rappresenta il caso più chiaro di paralisi geopolitica. Tutti i poteri importanti e minori nella regione ed anche più in là sono genuinamente costernati; nonostante ciò nessuno pare disposto o capace di fare qualcosa per paura che fare qualcosa porti a quello che viene definito un processo di ""afghanizzazione" del Malí.
Ci sono per lo meno una dozzina di attori implicati e quasi tutti sono divisi profondamente tra di loro.
Come è cominciato tutto questo?